Senza il supporto di Monti, Letta rischia. Cambiano i vertici italiani nel Bildeberg e non solo | Informazione
Se la questione fosse stata semplicemente politica, come accaduto l'ultima volta che Enrico Letta è stato in visita negli USA, avreste trovato scritto qualcos'altro, ma il terremoto che è partito ieri sera con le dimissioni di Mario Monti dalla sua stessa creatura politica, costruita ad hoc per trasformarlo da tecnico in politico, ha effetti non misurabili sul breve periodo.
Per capire a cosa facciamo riferimento, occorre fare un passo indietro, precisamente al discorso con cui Mario Monti chiese la fiducia alla Camera dei Deputati. Durante la discussione in aula, un'entusiasta Enrico Letta porse un bigliettino all'allora professore e neo-senatore Monti con un messaggio preciso:
Quando vuoi, dimmi se ti posso essere utile dall'esterno.
Per capire a cosa fa riferimento quell'indicazione, occorre tenere a mente che fino al 2011 Mario Monti era uno dei pochi ospiti fissi del club Bildeberg, un think tank in grado di mettere in moto meccanismi ed avere una presa sulla realtà superiore a quella di 4 riunioni del G20, solo per dare un'idea sommaria e rapida. Nel 2012, il posto di Mario Monti viene preso proprio da Enrico Letta, già noto ad ambienti di potere "trasversali" e con ottimi contatti soprattutto con gli Stati Uniti.
Tra confratelli è stato possibile per Letta intrattenersi a cena con Obama e discutere a lungo di un altro obiettivo, a medio e lungo termine, destinato a cambiare la storia: l'apertura di un mercato unico tra USA e Unione Europea, con regole simili a quelle che diedero vita alla prima forma di Comunità Europea. Un progetto da centrare entro il semestre italiano di presidenza dell'Unione Europea, con alla guida proprio il premier Letta.
Nel giugno 2012 si parla di una riunione di emergenza del Bildeberg a Roma, a cui sarebbe stato presente il board convocato da Mario Monti in persona, in virtù anche della sua carica di presidente per la sezione europa della Trilateral Commission. Riunione formalmente smentita, ma di lì a poco, il PDL nella persona di Berlusconi si sarebbe mosso fino alla sfiducia soft che portò l'Italia alle elezioni del febbraio 2013.
Adesso, qualcosa sta cambiando rapidamente ai vertici. Uno dei pochi italiani ammesso al Bildeberg quale Franco Bernabò ha perso lo scettro di Telecom Italia ed è stato spodestato, John Elkann, sempre appartenente alla stessa élite e erede della FIAT, è alle prese con uno scandalo che riguarda il fratello Lapo, il quale oltre a mostrare il suo lato più umano, dichiara la sua antica amicizia per Kissinger e ha trovato il coraggio di denunciare gli abusi sessuali subiti nel collegio gesuita.
Nel frattempo, Mario Monti nel ribadire la fiducia al governo Letta, svela un retroscena pesante: fu lui stesso ad avvisare Berlusconi sull'arrivo di un governo di coalizione guidato dai vice sia di Bersani e lo rivela proprio al Senato, prima che Berlusconi faccia il suo clamoroso colpo di scena.
Infine, con ieri sera, si manifesta un conflitto già in atto: Monti contrasta l'eccessiva morbidezza della manovra, timida nel sbloccare risorse, troppo vaga per poter lasciar intravedere un concreto taglio delle tasse e con poca capacità di riavviare un circuito economico. Sfida la linea interna al suo stesso partito, ma viene tagliato fuori da Casini, il ministro Mauro e una buona parte di chi aveva offerto allo stesso Monti un'adeguata copertura politica. Il professore si fa da parte, ma la battaglia sembra all'inizio.
Sembra si sia di fronte ad una valanga pronta a travolgere il governo Letta, una valanga che conviene a tanti e che sarebbe impossibile arrestare una volta avviata. Una valanga adatta a far passare sotto traccia scontri al vertice per il cambio di leadership. Nuovi giovani rampanti chiedono il loro spazio, a valle, si spera che nessuno possa spingere detriti pericolosi.
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