Tesi stesura finale da finire (4 giugno)
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PALERMO
FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE
CORSO DI LAUREA IN GIORNALISMO PER UFFICI STAMPA
IL VIDEOCLIP COME
REMAKE DELLA SOCIETÀ. UN’INDAGINE SEMIOTICA
Tesi di laurea di
FRANCESCO QUARTARARO
Relatore
Matr.0456210 Ch.mo Prof.
GIANFRANCO MARRONE
ANNO ACCADEMICO 2007/2008
INDICE
Introduzione
Capitolo
1 Il videoclip come intertestualità contemporanea
Intertestualità
e pratiche di replicabilitàIl
videoclip come audiovisivo puramente intertestualeStrumenti
semioticiStrategie
dell’enunciazione di un micro – testo audiovisivoL’enunciazione
all’interno dell’enunciato
L’enunciazione
nei videoclip
Capitolo
2 La storia del videoclip
2.1
L’industria discografica
2.2
La nascita del videoclip
2.3
I committenti del videoclip e la loro produzione
2.4
Le regole di distribuzione del videoclip
Capitolo
3 Studi semiotici sul videoclip
3.1
Un tentativo di classificazione
3.2
Un’analisi semiotica
3.3
La storia dell’arte e la corporeità nei videoclip
Capitolo
4 Analisi di alcuni videoclip
4.1
Replicabilità all’interno del conflitto natura vs
civiltà
4.1.1
Depeche Mode – Enjoy the silence, 1990. Una possibile
soluzione di un conflitto storico
4.1.2
Depeche Mode – Enjoy the silence, 2004. Lo scontro tra
natura e civiltà si allarga al contrasto tra originalità
e riproducibilità
4.2
Un caso di tematizzazione
4.3.1
Il progetto Rezophonic e il videoclip “L’uomo di
plastica”
4.3.2
Tecniche pubblicitarie in un audiovisivo adattabile
4.4 Red Hot Chili Peppers – Dani California
4.4.1 Le radici di una band in un live commemorativo
Capitolo
5 Conclusioni
Bibliografia
Discografia
Introduzione
La mia ricerca intende studiare tramite gli strumenti
messi a disposizione dalla semiotica una forma testuale particolare,
quale quella del videoclip. Non potendolo definire in maniera
univoca, nel primo capitolo cercherò di spiegare cosa è
un videoclip partendo da una sua caratteristica fondamentale, quale
la sua intertestualità che lo collega al mondo della
pubblicità, del cinema, del teatro, della tv e della musica.
Nel primo capitolo spiegherò quali strumenti semiotici
utilizzerò nell’analizzare gli audiovisivi da me scelti
fra un campione casuale di videoclip trasmessi su MTV nel corso di
una settimana di programmazione. Dopo aver messo in chiaro quali
strategie enunciative denotano il videoclip, nel capitolo due
l’analisi intende ricostruire la storia del videoclip tramite
la ricostruzione dei processi industriali che ne hanno portato la
nascita e la diffusione. Altro aspetto importante che viene preso in
considerazione riguarda i produttori materiali dei videoclip e le
relative regole di distribuzione. In questo modo è possibile
capire la natura eterogenea ed ibrida del videoclip e la difficoltà
che alcuni studiosi hanno avuto nel cercare di classificarli. Il
terzo capitolo è incentrato sugli studi fatti in precedenza
sul videoclip, in particolare sull’analisi svolta da Paolo
Peverini riguardo i cambiamenti nella messa in mostra dei corpi nei
videoclip e sull’analisi di Maria Pia Pozzato sulla compresenza
di arte e critica dell’arte in un audiovisivo. Il capitolo
quattro è dedicato all’analisi di cinque videoclip
scelti per dimostrare come ognuno di essi proietti sistemi valoriali,
modalità, temi appartenenti al sistema sociale che li produce.
Come uno specchio deformante accentua alcuni aspetti dell’immagine
riflessa, così i videoclip portano in sé tutte le
coordinate della cultura che li produce: tramite la semplice visione
di un videoclip è possibile identificarne il periodo storico,
il luogo di provenienza, la moda presente all’epoca, le
tematiche sociali del periodo storico in cui vengono prodotte, le
citazioni a film, pubblicità, fiction o a videoclip
precedenti. L’opera incessante di ri-produzione di materiale
eterogeneo costituisce il meccanismo che ha dato vita a Enjoy the
Silence dei Depeche Mode e al suo remake del 2004, in cui
vedremo come viene risolto un conflitto semiotico storico nel corso
del rifacimento di un successo commerciale. Meccanismi simili hanno
permesso la realizzazione di videoclip diversissimi tra loro quali
What I’ve done dei Linkin Park, L’uomo di
plastica dei Rezophonic e Dani California dei Red Hot
Chili Peppers. Nello specifico il videoclip dei Linkin Park riguarda
un’operazione di riposizionamento dell’immagine che la
band offre al suo pubblico grazie alla messa in onda di un videoclip
che affronta temi sociali, temi di attualità politica ed
ambientale figurativizzati grazie ad immagini di grande impatto. Il
videoclip dei Rezophonic si muove invece lungo il solco del social
marketing, noto in Italia grazie al lavoro di Pubblicità
Progresso, rielaborando strategie pubblicitarie e adattandole al
mezzo ibrido del videoclip. Nei Red Hot Chili Peppers la vera e
propria messa in scena di un live commemorativo diventa l’occasione
per mostrare un piccolo pezzo di storia della musica tramite le
immagini che l’hanno accompagnato dagli anni 50 ad oggi. La
scelta di questi videoclip dal campione casuale raccolto serve ad
evidenziare meglio come la matrice comune che lega tutti questi
particolari audiovisivi tra loro sia il ri-facimento, nel tempo
tecnico concesso dal videoclip, di un pezzo della società
umana che li ha prodotti.
Capitolo 4 Analisi dei
videoclip
La selezione del corpus dei videoclip analizzati si basa
sulla scelta di analizzare alcuni esempi di replicabilità.
Nel caso dei Depeche Mode analizzeremo la replicabilità
di un tema che riguarda un conflitto storico come quello tra natura e
civiltà, nell’analisi del videoclip dei Linkin Park
verrà spiegato il ragionamento figurativo che replica immagini
di archivi storici e le sistema in un ordine ben preciso tale da
generare nuovi temi. Infine nel videoclip dei Rezophonic e dei Red
Hot Chili Peppers verranno analizzate le tecniche di social
marketing all’interno di un videoclip documentaristico nel
primo caso, mentre nel secondo si assisterà ad una forma
teatrale di esibizione espressa in tre diversi gradi.
4.1 Replicabilità all’interno del
conflitto natura vs civiltà
Uno dei temi più affrontati all’interno
della società umana è il rapporto dialettico tra natura
e civiltà, visto nel corso dei secoli da diversi punti di
vista e valutato diversamente al mutare delle correnti di pensiero
che dominano varie epoche storiche. Per gli antichi la natura è
regolata da forze divine, autonome e contro cui la civiltà
umana può ben poco. I filosofi pre-socratici e gli stoici
successivamente incominciano a vedere la natura come un meccanismo
regolato da alcune automatismi su cui la civiltà può
indagare, nella forma di proto-scienza. Il cristianesimo pone la
natura come emanazione di Dio, dove l’uomo con la sua civiltà
deve vivere in armonia. Nel medioevo la natura produce mostri
terribili e demoniaci, riprodotti in vario modo dalla chiesa, contro
cui la civiltà può combattere solo facendo affidamento
alla propria fede. Durante il Rinascimento l’uomo si inserisce
parimenti come misura della civiltà e della natura trovando
una prima soluzione a questa opposizione. Nel Seicento è la
civiltà a dover mostrare il meglio di sé rispetto alla
natura, il virtuosismo dell’uomo deve prevalere su qualsiasi
forma di riproduzione naturale della realtà. Durante il
Settecento la natura è vista come forza irrazionale in un
mondo dove la ragione dovrebbe regolare la civiltà umana.
Nell’Ottocento cambia ancora una volta il punto di vista sulla
natura, luogo ideale dove l’uomo deve far ritorno per staccarsi
dalla civiltà che ha creato. Sempre nell’Ottocento si
assiste alla presentazione della natura come forza avversa alla
civiltà contro cui lottare per giungere ad una nuova sintesi
dove l’uomo, consapevole delle leggi che regolano la natura,
riesce a costruire una civiltà diversa. Il Positivismo ed il
Novecento presentano la natura come un grande meccanismo che la
cultura, ovvero ciò che contraddistingue la civiltà
umana in relazione con ciò che lo circonda, intende esaminare,
smontare e replicare per ricostruire una natura generata dalla
cultura. Senza addentrarci oltre possiamo affermare che per la
semiotica i termini “natura” e “cultura”
riguardano un’opposizione di valori a livello profondo e
universale all’interno della relazione che l’uomo
intraprende con il mondo. È natura ciò che non è
manipolato dall’uomo, è cultura il contrario: è
natura non esattamente ciò che è definibile di per sé
come natura, ma ciò che è percepito in opposizione come
cultura (Greimas, Courtés, 2007). In questa prima analisi
verrà analizzato il videoclip di uno dei maggiori successi
della musica inglese degli ultimi anni, nella sua versione originale
e nella versione più recente del 2004. Sarà
interessante notare come mutano le strategie di narrazione nell’arco
di quattordici anni (un tempo lunghissimo nel caso dei videoclip,
sempre in continuo mutamento) e quali sono i temi trattati dai
Depeche Mode nei due videoclip.
4.1.1 Depeche Mode – Enjoy
the silence, 1990. Una possibile risoluzione di un conflitto
storico
Rispetto
alla versione del 2004, il video di Enjoy the silence del 90,
tratto dall’album Violator, si apre immediatamente con
la presentazione in primo piano della band al completo, messa in posa
come in una foto professionale di uno studio fotografico. L’uso
del bianco e del nero permette di rendere la prima immagine una sorta
di seconda copertina dell’album, introducendo il videoclip come
se si stesse partendo da una sua copertina. Soltanto colui che ha
scritto le parole della canzone si muove, mostrandoci la natura non
fotografica della “copertina”. Dopo appena nove secondi
un rapidissimo flash lascia intravedere allo spettatore rosa
gialla, poi ad uno ad uno i membri della band spariscono
dall’inquadratura principale, separati da rapide immagini di
una rosa rossa, una rosa nera ed una rosa bianca. Nel giro di nove
secondi tutti i componenti della band sono scomparsi dallo schermo.
La loro sparizione, intervallata dalla presenza di alcuni rapidi
fotogrammi, scorre via come se si sfogliassero velocemente delle foto
all’interno di un ipotetico album del videoclip. Questo spazio
fotografico è riservato all’enunciazione del racconto
mentre lo spazio presentato nelle altre sequenze è lo spazio
dell’enunciato. Le sequenze dell’enunciato sono divise in
quattro parti ben distinte.
La prima sequenza si apre in un paesaggio naturale in
cui la presenza umana è rintracciabile soltanto nella strada
sterrata che taglia la zona montuosa. Una piccola macchia bianca si
muove lungo questo sentiero, nella parte bassa dell’inquadratura.
Si tratta del protagonista di questo Percorso Narrativo, un re che ha
abbandonato probabilmente il suo regno alla ricerca di qualcosa. In
mano ha soltanto una sdraio, che porta in giro lungo le montagne,
vicino la sponda di un lago e poi su verso la cima, dove si ferma,
usa la sua sdraio semplicemente per ammirare il paesaggio circostante
che ha davanti a sé: un enorme lago tra le montagne. Si
intuisce che la fuga del re è probabilmente una ricerca di un
oggetto di valore ben preciso. Porta su di sé i segni del
potere che possiede nei confronti dei suoi sudditi, come la corona e
l’ampio mantello regale, è un campione della civiltà
ma forse cerca nella natura qualcosa che nel suo regno non possedeva.
Si chiude così la prima sequenza del video, intervallata
ancora dall’immagine iniziale, quella della “copertina”
e altre pose in stile fotografico dei Depeche Mode, staccate tra di
loro dal flash di una rosa.
La seconda sequenza ci porta verso un paesaggio
interamente ricoperto dal verde, primaverile, diverso da quello
brullo e
autunnale
visto all’inizio. Il re-protagonista spunta da dietro una
collinetta, lo si vede come se qualcun altro di nascosto lo stesse
spiando a debita distanza da dietro un albero mentre porta con sé
la sua sdraio. Si ferma soltanto di fronte all’ombra di un
enorme pino, fino a quando il sole tramonta e il paesaggio
tutt’attorno diventa rosso. La scelta del pino non è
casuale in quanto secondo diverse tradizioni, da quella celtica
passando a quella dei paesi orientali fino alla tradizione cristiana,
il pino è simbolo di immortalità. Secondo la tradizione
cristiana la croce fu costruita da tre tipi diversi di alberi tra cui
il pino, fatto germogliare da Abramo su ordine di Dio. In Giappone il
pino è l’albero con cui vengono costruiti gli edifici
sacri mentre secondo la tradizione celtica il pino è
utilizzato nelle festività legate alla rinascita. La sosta del
re davanti l’albero raffigura un percorso sempre più
complesso per staccarsi dal suo regno e affondare nella natura.
L’acqua lo ripulisce dall’immagine artificiale del mondo
mentre l’immagine del pino lo mette di fronte all’immortalità
della natura opposta alla caducità di tutte le opere umane.
Queste figure del mondo vengono inserite nel videoclip per i
profondi significati culturali e simbolici acquisiti nel corso del
tempo, generando gli effetti di senso descritti in precedenza.
La terza sequenza è introdotta da un’altra
foto-copertina in bianco e nero della band in
cui si inserisce un elemento nuovo: il flash della rosa bianca
introduce all’interno di questo sotto-spazio fotografico, vero
e proprio spazio dell’enunciazione, il protagonista del
videoclip, il re che apre le braccia in senso di accoglienza verso i
Depeche Mode, introdotti dalla rapida immagine della rosa gialla. Il
re mostra davanti a sé un cartello con la figura in rilievo di
una rosa nera che rappresenta i Depeche Mode, mostrando l’identità
del suo Destinante. Dopo un’altra breve posa fotografica della
band si apre la terza sequenza del videoclip, in cui il protagonista
scende verso un paesaggio marino simile a quello delle coste
dell’Inghilterra del sud, caratterizzate da un profilo scosceso
e roccioso. Predomina il blu del mare, confuso al colore intenso del
cielo intravisto dalle grotte naturali. L’immensità del
mare comunica un senso di libertà estremo a cui si può
solo tendere senza mai arrivare, un’altra ricchezza della
natura che nemmeno un re può permettersi. Per quanto potente e
ricco egli non sarà mai del tutto libero, mentre il mare non
ha nessun vincolo. Anche in questo caso la sequenza comincia durante
le ore di luce per poi chiudersi al tramonto, momento in cui il re si
alza dalla sua sdraio e prosegue verso un altro percorso. Si chiude
qui la terza sequenza del videoclip.
Per introdurre la quarta ed ultima sequenza i Depeche
Mode si presentano nella ormai consueta posa fotografica in bianco e
nero, intervallata dai flash delle rose. Il re è alla fine del
suo percorso su una vetta innevata, il paesaggio è tipicamente
invernale. Nel suo Percorso Narrativo il re-protagonista è
passato prima da due paesaggi tipici delle stagioni intermedie,
l’autunno e la primavera, mentre ha poi concluso il suo viaggio
nei paesaggi tipici delle due stagioni agli antipodi, l’estate
e l’inverno. Nel suo percorso il re non trova tracce di
presenza propria della natura umana. Sulle montagne coperte dalle
nevi perenni non c’è alcuna traccia dell’uomo,
nessun filo d’erba tagliato, nessun sentiero, nessun ciottolo
mosso da piedi umani ma soltanto un enorme tappeto di neve che tutto
copre e cancella, anche i passi profondi lasciati dal re, alla
ricerca della purezza estrema, della solitudine e della lontananza
dall’uomo e dalla sua civiltà. Per raggiungere tutto
questo l’unico strumento utile è la sdraio, che gli
permette di godere del paesaggio che la natura gli ha offerto lungo
il suo cammino. Giunto su una delle cime innevate il re ha compiuto
il suo percorso, ha provato come in quasi tutti i luoghi, anche
quelli della natura, poteva trovare dei suoni, dei rumori, dei
mormorii che lo allontanavano dalla ricerca del silenzio, unico vero
motivo del suo lungo incedere.
Luoghi | ||||
| Autunno | Primavera | Estate | Inverno |
Elemento | Acqua | Albero | Mare | Neve |
Azione | Purificazione | Confronto | Libertà | Sparizione |
Solo la solitudine e l’immobilità delle
montagne innevate può consegnargli il silenzio che lo
allontana ugualmente dalla civiltà che rappresenta, con i suoi
simboli regali, ma anche dalla natura. Il silenzio non può
esistere senza qualcuno che lo percepisce ma nemmeno senza un
ambiente naturale che permetta l’ascolto del silenzio. Il
silenzio si presenta come elemento complesso che annulla i due
opposti, mentre il rumore è l’elemento che accomuna la
non-natura alla non-civiltà in un quadrato semiotico in cui la
negazione natura-civiltà viene risolta basandosi su un
criterio legato al suono.
Un’altra importante distinzione va fatta tenendo
in considerazione la differenza cromatica tra le quattro sequenze in
cui si muove il re e le altre quattro sequenze in cui i Depeche Mode
si mettono in posa. Le sequenze in bianco e nero dividono nettamente
lo spazio riservato all’enunciazione da quello riservato
all’enunciato, dove il re compie il suo Percorso Narrativo di
Base in un ambiente in cui i colori, presenti in tutte le tonalità,
sono fortemente accentuati per risultare ancora più forti e
nitidi. L’unica “invasione di campo” avviene quando
il re si presenta nella sequenza in bianco e nero per presentare i
Depeche Mode come Destinante. In quel caso il protagonista intende
chiarire allo spettatore chi lo ha portato ad abbandonare il suo
trono per cercare il silenzio, debrayandosi in uno spazio in bianco e
nero riservato alla band. Nello spazio fotografico appare il re che
apre le braccia verso i Depeche Mode,
la band entra in scena per presentarsi al re il quale,
per precisare figurativamente il suo Destinante, mostra un cartello
con una rosa stilizzata, immagine che rappresenta i Depeche Mode.
Secondo i recenti studi di Zinna (2004), nei testi audiovisivi il
montaggio sincretico di diversi sistemi semiotici quali gli scritti,
i gesti, le immagini e la componente audio crea un sistema
particolare in cui il piano dell’espressione è conforme
a quello del contenuto ma gli elementi sono variabili. “(…)
si tratta di microsistemi che stabiliscono una relazione non tra
elementi isolati dei due piani, ma tra categorie, cioè tra
almeno una coppia di contrari: per esempio il movimento/verticale che
rimanda al contenuto ‘sì’ come il
movimento/orizzontale rimanda al contenuto ‘no’. Oppure
nelle immagini religiose il /basso/ è omologabile al ‘profano’
come l’/alto/ è omologabile al ‘sacro’.
(Traini , 2006). In questo videoclip possiamo facilmente individuare
il seguente sistema semi-simbolico legato all’uso del colore
nelle scene di volta in volta presentate:
Sistema | ||
Piano | Bianco/Nero | Colore |
Piano |
Depeche |
Storia |
In conclusione in questo videoclip viene proposta una
congiunzione tra due termini opposti, quelli di natura e civiltà,
che si possono definire appieno nella società solo tramite
l’opposizione dell’uno rispetto all’altro. Come
espresso in precedenza, il mondo naturale, puro, incorruttibile e
primigenio, nel corso della storia è stato visto in maniera
molto diversa dalle società umane: per i greci ed altri popoli
antichi la natura era governata da divinità che agivano
secondo le loro passioni, gli stoici tentarono di spiegare l’agire
della natura tramite abbozzi di teorie scientifiche, nel Rinascimento
la natura è un modello di armonia mentre nel Romanticismo è
il luogo dove gli uomini devono tornare per abbandonare la civiltà
umana, corrotta e incancrenita dal Razionalismo degli illuministi. La
natura nel 1800 è anche vista come maligna, antagonista
dell’uomo e della civiltà, costruita staccandosi dallo
stato selvatico delle altre creature. L’opposizione alla natura
ha portato l’uomo a differenziarsi da ciò che gli sta
attorno. Lo spazio dell’uomo è quello della civiltà,
fatto da città, rapporti interpersonali basati sul linguaggio
e sull’uso della cultura. Lo spazio della natura è
quello selvaggio, fatto da foreste, monti coperti da nevi perenni e
regolato da leggi naturali a cui l’uomo cerca di sottrarsi
grazie alla civiltà. In questo videoclip i Depeche Mode
cercano di trovare una soluzione a questa opposizione ponendo il
silenzio come termine che riesce a racchiudere in sé la
civiltà (attorializzata dal re) e la natura (attorializzata
dai paesaggi), risolvendo la questione sulla base di una percezione
sensoriale, quella uditiva, come elemento complesso che li ingloba.
Le scelte dei paesaggi di questo videoclip risulteranno determinanti
nelle citazioni operate da altri gruppi nel momento in cui altri
videoclip, prodotti da altri gruppi negli anni successivi, dovranno
tenere conto delle immagini presenti in questo videoclip.
Depeche Mode – Enjoy the
silence, 2004. Lo scontro tra natura e civiltà si
trasforma in conflitto tra originalità e riproducibilità
L’auto-remake proposto nel 2004 presenta molti
elementi di contrapposizione con quello precedente. L’opposizione
fra natura e civiltà diventa conflitto, non ci si muove più
all’interno di un paesaggio naturale ma in uno spazio cittadino
realizzato tramite una tecnica visiva come quella del fumetto che è
una delle forme artistiche di rappresentazione della realtà.
Rispetto al primo videoclip del 1990, in questa versione del 2004 di
Enjoy the silence vi è una riproduzione artificiosa
dell’artificiale. Seguendo la definizione dello Zingarelli, per
artificioso si intende “qualcosa fatto con arte o artificio”,
mentre per artificiale intendiamo ciò che è “prodotto,
ottenuto e sim. con artificio, specificatamente in contrapposizione a
naturale” oppure “fatto a imitazione della natura
con un procedimento tecnico”. I temi proposti da questo
videoclip sono racchiusi in queste definizioni. Lo spazio
dell’enunciato, artificiale, è reso tramite una
riproduzione artistica, quale quella del fumetto, che è
intrinsecamente artificiosa.
L’ambiente in cui si svolge l’azione è
un palazzo dalle pareti bianche, riconoscibile tra altri palazzi
immersi in un contesto metropolitano, sede di un’azienda non
meglio definita dove tutti i dipendenti sono indistinguibili,
tratteggiati in bianco e nero, con giacche e cravatte indossate come
uniformi. I visi indifferenziati, il taglio di capelli e l’assenza
di barba o altri elementi distintivi li qualifica come dipendenti,
tutti impegnati nello svolgere il medesimo compito meccanico. Da
alcuni fotogrammi si può intuire come l’azienda si
occupi di hardware e software: i dipendenti modificano
delle motherboards e si occupano di altri compiti davanti ai
loro pc. L’idea di azienda legata al settore dei personal
computer è rafforzata dalla presenza di un’intera stanza
di nastri per la registrazione. I dipendenti lavorano sulle immagini
delle esibizioni live dei Depeche Mode, come se cercassero di
codificare in ogni aspetto la band per poter riprodurre
artificialmente il prodotto “Depeche Mode”, per venderlo
in serie. Le immagini mostrano come il lavoro dell’azienda sia
finalizzato alla riproduzione seriale di un prodotto estratto dal suo
ambiente naturale, quello dell’esibizione live della
band inglese.
Dopo
questa prima parte di presentazione di uno degli attori che
impersonano il soggetto antagonista dei Depeche Mode sul piano
dell’enunciato, subentrano tre nuovi attori, distinti dagli
impiegati dell’azienda per il tipo d’abbigliamento
(cappotto lungo e cappello al posto della giacca e della cravatta),
individuabili come agenti speciali. Il dialogo tra gli agenti e il
responsabile dell’azienda, significativamente collocato in una
stanza in cima all’edificio, a sua volta staccato dalla
struttura principale del palazzo e costituito da pareti di vetro
trasparente, differenti da quelle bianche del palazzo. Il
responsabile dell’azienda porta la stessa giacca dei suoi
dipendenti ma la tiene abbottonata, porta dei baffi che lo
distinguono dai suoi subalterni e un paio di occhiali da sole. Non è
evidente cosa viene detto fra il responsabile e l’agente ma
l’effetto provocato è chiaro: il palazzo deve essere
evacuato al più presto a causa di un pericolo imminente. Il
messaggio viene diramato dagli altoparlanti presenti in tutto
l’edificio e al termine della comunicazione tutti i dipendenti
si avviano verso gli ascensori per raggiungere le uscite.
Contemporaneamente altri agenti arrivano sul posto con squadre
d’assalto mentre dei cecchini si mettono in posizione per
tenere sotto tiro il palazzo. Il pericolo si
manifesta sotto forma di una pianta rossa da cui sbuca un fiore,
attentamente tenuto sotto osservazione da uno scienziato con in mano
un oggetto non meglio precisato. Nella stanza con lo scienziato si
trovano due dei tre agenti speciali che avevano parlato con il
responsabile dell’azienda ed una guardia armata, molto nervosa
di fronte a questa pianta rossa che sbuca da una crepa nel pavimento.
L’insicurezza della guardia genera un ulteriore senso di
pericolo e curiosità nello spettatore. Lo scienziato punta
l’oggetto verso il fiore presente sulla pianta la quale
comincia a crescere senza alcun controllo. Non è chiaro se la
pianta sia il risultato di un esperimento preventivato dai federali e
finito fuori controllo o se il vegetale rosso sia semplicemente una
sorta di effetto collaterale causato dall’attività
dell’azienda: il tentativo di replicare sinteticamente i
Depeche Mode ha causato una reazione naturale per cui una pianta si è
infiltrata nel palazzo per distruggerlo dall’interno e
interrompere l’attività dell’azienda.
La reazione della pianta è comunque inaspettata:
i suoi rami si insinuano ovunque, costringono i federali a scappare
dall’edificio ormai invaso dalle propaggini del vegetale. Le
sue diramazioni riprendono dai pc le immagini dei Depeche Mode mentre
si esibiscono dal vivo, presenti nel videoclip grazie ad un debrayage
attanziale e spaziale. Si intuisce a questo punto come la pianta
rossa che ha ricoperto l’edificio sia un attore che impersona
il Soggetto Operatore sul piano dell’enunciato mentre
sul piano dell’enunciazione sono gli stessi Depeche Mode ad
entrare in scena, grazie all’esibizione live descritta
prima. Dal fiore presente sul ramo principale sboccia una rosa che
richiama la copertina del singolo pubblicato in origine nel 1990,
presentando la pianta come ulteriore attorializzazione dei soggetto
operante A sua volta la rosa appena sbocciata emana una polvere che
fa sbocciare fiori su tutta la pianta, facendola passare da un colore
rosso intenso al nero. Nella sua espansione la pianta distrugge anche
i nastri per la registrazione, uccidendo un dipendente che si era
attardato per fotocopiare delle immagini non distinguibili. Si può
supporre che si tratti di immagini relative all’album Violator
del 1990 da cui è tratto il singolo originale. Le immagini che
fanno riferimento all’album da cui è tratto il singolo
originale non vengono ri-prodotte dai dipendenti, ma prodotte dalla
pianta che in cima all’edificio disegna la sagoma della rosa
usata come copertina dell’album del 1990. Riproponendo uno
schema simile a quello del paragrafo precedente, relativo al
semi-simbolico dei colori, noteremo delle differenze:
Sistema | ||
Piano | Bianco | Colore |
Piano |
Cultura |
Natura |
L’Oggetto di Valore che il Soggetto Operatore
intende raggiungere è la distruzione della riproducibilità
sintetica del proprio lavoro. Guardando il Percorso Narrativo da un
altro punto di vista, ovvero ponendo come Soggetto Antagonista
l’azienda o gli agenti e seguendone il Percorso Narrativo di
Base, il voler-fare delle copie artificiali della musica dei Depeche
Mode, unito alle competenze acquisite (il poter-fare delle copie
sintetiche della band attraverso il saper-far uso dei mezzi
tecnologici messi a disposizione) dagli attori della narrazione va
incontro ad una sanzione finale negativa perché sconfitti dal
Soggetto Operatore, rappresentato dalla pianta che incarna il volere
dei Depeche Mode.
In conclusione, rispetto alla prima versione del 1990,
questo videoclip di Enjoy the silence (precisamente della
versione prodotta da Mike Shinoda, in accordo con la band inglese)
propone il conflitto tra natura e civiltà sotto l’aspetto
non più della conciliazione ma dello scontro. Questo scontro,
che avviene all’interno di uno spazio della civiltà qual
è la città mostrata nel videoclip, è
ulteriormente filtrato dal fumetto. Come abbiamo detto in precedenza
il fumetto offre una riproduzione artistica della civiltà ma
al tempo stesso il fumetto è esso stesso un prodotto della
civiltà. Della natura in sé non c’è
traccia poiché anche la pianta e le altre immagini relative ad
altri aspetti naturali nel videoclip (i fiori, le immagini stilizzate
della rosa) sono rese dal fumetto. Vi è solo una presenza
della natura come tema, sul piano del contenuto, mentre sul piano
dell’espressione la sua rappresentazione è affidata al
fumetto.
Il tema centrale di questo videoclip non è più
incentrato su un conflitto perso in partenza dalla natura, ma sulla
replicabilità: sfruttando il rapporto natura vs
civiltà, lasciandola più che altro come sfondo
tematico, i Depeche Mode intendono rivendicare il valore
dell’autenticità di un’opera mettendo in scena la
distruzione degli attori predisposti alla replicazione di un’opera
artistica qual è Enjoy the silence. Questa distruzione
è per la società un’azione sovversiva (non si
spiegherebbe altrimenti l’allarme suscitato negli agenti
speciali e nelle altre forze dell’ordine che intervengono), da
sanzionare negativamente per l’Anti-Destinante Sanzionatore del
racconto. Il Destinante Manipolatore diventa visibile allo spettatore
nella figura dei Depeche Mode, presenti sul piano dell’enunciazione.
L’Oggetto di Valore per il Soggetto Operatore sta
nell’originalità, per il Soggetto Antagonista nella
riproducibilità. Il tema dell’originalità è
centrale nella società occidentale in quanto le opere generate
dal nulla, grazie al genio-creatore dell’artista, sono di gran
lunga le più importanti e le più valide per la nostra
collettività. L’idea stessa di qualcosa che non è
originale, risulta copiata o non è degna di nota in alcune
lingue come l’inglese non è espressa da nessun lessema
(cfr. Dusi e Spaziante, 2006). In generale si è cominciato a
notare da poco tempo che qualsiasi forma di produzione, artistica o
meno, nasce sempre da un tentativo di imitazione, di copia, di
riproduzione o di bricolage a partire da qualcos’altro.
Questa idea subentra appieno dopo l’analisi di Jean-Marie Floch
(1997) sulla testualità presente all’interno di
qualsiasi forma espressiva dotata di senso. L’intento
dei Depeche Mode è quello di richiamare l’attenzione
sulla natura stessa di questa versione di Enjoy the silence: pur
essendo stato richiesto dalla band, questo singolo è una
versione del brano del 1990. Non accettare questo, limitarsi a
riprodurre fedelmente la canzone originale dei Depeche Mode senza
riconoscerne il testo source, comporta la distruzione della
presunzione di originalità data da questa versione del 2004. I
Depeche Mode intendono riproporre in chiave audiovisiva il conflitto
generato nella produzione di un lavoro partendo da una base già
esistente. La sintesi, non conflittuale, è possibile solo
tramite il riconoscimento manifesto del lavoro precedentemente
svolto. Non a caso il videoclip
si chiude con l’immagine stilizzata della
copertina di Violator: un lavoro
innovativo, come quello svolto per il videoclip del 2004
di Enjoy the silence, deve rendere manifesto al pubblico qual è
il punto di partenza, il riferimento artistico da cui prende spunto.
Solo tramite questo tacito accordo è possibile riproporre in
diversi modi un lavoro che estende i suoi significati e le sue
visualizzazioni mano a mano che viene riproposto da altri artisti.
Conclusioni
Il videoclip è un prodotto dell’industria
culturale umana, nato sul finire degli anni 70 per affiancare gli
album e i singoli nel complesso merchandising legato alla
produzione industriale della musica occidentale. A circa 30 anni di
produzione, come qualsiasi merce, esso si è evoluto, le
risorse necessarie a produrre un videoclip sono ormai alla portata di
qualsiasi esperto e fruitore quotidiano di essi. MTV e tutti i canali
musicali esistenti, siano essi televisivi che online, hanno permesso
di diffondere questo audiovisivo in maniera capillare facendolo
entrare nella vita di tutti i giorni, dal distratto zapping
casalingo fino all’uso in qualsiasi luogo e situazione di
lettori mp4 e Ipod. La definizione di videoclip sembra essere legata
al suo destino commerciale, audiovisivo che agisce sulla musica come
una campagna pubblicitaria agisce su un prodotto. Tutto questo è
stato rilevato nel corso di tutte le analisi effettuate in queste
pagine, ma a ciò è doveroso affiancare almeno un’altra
riflessione. I realizzatori materiali dei videoclip sono registi che
portano con sé conoscenze diverse dal mondo del cinema, delle
fiction televisive, delle pubblicità che condensano in 30
secondi segni e valori pregnanti nella costruzione di un rapporto di
fiducia con il pubblico. Questi aspetti socio-semiotici incidono
pesantemente sull’evoluzione e sulla definizione attuale di
videoclip. Il videoclip è ormai autonomo rispetto al testo
musicale da cui viene creato: può essere creato per supportare
il testo verbale proposto, allargarne le potenzialità o darne
una precisa chiave interpretativa o, semplicemente, esserne
sganciato. Ciò che è interessante notare in un
videoclip è come in esso sia possibile leggervi le coordinate
culturali di provenienza. L’individuazione delle strategie
discorsive, della fotografia e più in generale delle tecniche
che permettono di generare senso in un videoclip, diventa una ricerca
di come la società ri-produce sé stessa. La cultura
umana basa la sua esistenza sulla trasmissione delle proprie
conoscenze a cui ogni generazione aggiunge qualcosa. Questa aggiunta
distingue la prima conoscenza acquisita da quella finale così
come la versione cinematografica di “1975: Occhi bianchi sul
pianeta Terra” con Charlton Heston è distinta dal suo
remake “Io sono leggenda” interpretato nel 2008 da
Will Smith. Ogni remake rilegge l’opera iniziale con gli
occhi della società attuale, secondo intenti che nascono da
esigenze commerciali o storiografiche. Il videoclip nel giro di tre -
cinque minuti è in grado di riprodurre molto di più che
un’artista o una band che si esibiscono, bensì le mode,
le pubblicità, gli stereotipi e gli argomenti di politica e
costume del periodo in cui viene prodotto. È come se venisse
ricostruito un microsistema sociale autonomo, in cui ogni conoscenza,
tecnica e tecnologica, viene messa in mostra dando allo spettatore un
riferimento cronologico e culturale rispetto a ciò che vede.
Per fare un esempio, la distanza culturale tra i videoclip di Madonna
e quelli di Gogol Bordello è identificabile nella costruzione
dei rispettivi videoclip: in un primo caso è possibile capire
gli studi di moda e comunicazione fatti dell’entourage
della signora Ciccone, nell’altro caso i videoclip dei Gogol
Bordello sono costruiti con immagini amatoriali e location da
campi nomadi per meglio identificare una band che ha inventato il
gipsy punk5. Il videoclip è in grado anche
di spingere le pulsioni della nostra società agli estremi
grazie alla sua capacità di prendere qualcosa dalla realtà
culturale del momento e di avere effetti su di essa. Pur essendone un
prodotto, il videoclip ri-produce la società, non è mai
un semplice specchio di essa. Ecco quindi diventare possibili
videoclip degli anni 90 come “Go west” dei Pet Shop Boys,
in cui il blocco sovietico si confonde con il blocco occidentale in
una fusione pacifica sotto le note di un motivetto da discoteca.
Quando le telecamere vengono impiegate per intervistare profughi del
Darfur il videoclip diventa documentario, diventa pornografia quando
Marylin Manson si esibisce in una prestazione sessuale durante il
videoclip di “(S)aint”, diventa pubblicità sociale
con “L’uomo di plastica” dei Rezophonic (cfr. par.
4.3.1 e 4.3.2),
diventa parodia come in “Learn to fly” dei
Foo Fighters, diventa __________________________
5 Casualmente proprio Madonna e Eugene
Hütz, frontman dei Gogol Bordello,
hanno collaborato per realizzare insieme un
cortometraggio presentato al festival di Berlino nel 2008.
cortometraggio ma fondamentalmente rimane sempre lo
stesso. Un testo audiovisivo complesso, malleabile e flessibile che
si pone come ri-facimento (o remake, se preferite) della
società che lo ha immesso nel flusso mediatico e che lo
fruisce quotidianamente.
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L'uso del pastiche risale
all'epoca di Platone ma viene usato ancora oggi nella creazione di
testi ibridi che imitano, citano o parodisticamente riproducono
testi diversi (Genette, 1982).
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