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mercoledì 24 marzo 2010

La storia della comunicazione in Italia passa attraverso RAI PER UNA NOTTE


Il banner che vedete testimonia una data storica per l'intera informazione italiana. In questa data i conduttori rai "bannati"(per usare un termine attuale) si ritroveranno al Paladozza di Bologna. La grande novità è rappresentata dal fatto che un maxi talk-show, letteralmente proibito dalla tv di stato che tutti gli italiani contribuiscono a pagare, sarà trasmesso in maniera integrale dai mezzi di comunicazione online, dalle radio e dalle tv private disposte a collegarsi a questo network ed in più da tutti i privati cittadini e possessori di un blog o di un sito che intendono fare da ripetitore per il talk show del 25 marzo prossimo. Se la manifestazione dovesse effettivamente spostare dati Auditel, equivalenti in Italia a punti percentuali alle elezioni, il risultato avrebbe portata storica. Potrebbe iniziare un processo di revisione del sistema radiotelevisivo pubblico che ad oggi rimane più emanazione del Parlamento che azienda competitiva nel settore dell'infotaiment

Per rivedere l'evento segui il link

lunedì 22 marzo 2010

Quel che rimane di Cosa Nostra a pochi giorni dalla cattura di Matteo Messina Denaro

Matteo Messina Denaro on the cover of L'Espres...Image via Wikipedia

Il titolo è forse un po' azzardato, ma gli elementi ci sono tutti. Con la cattura dei Lo Piccolo la "dirigenza" di Cosa Nostra doveva essere decisa in comune accordo tra le sponde mafiose statunitensi e quelle siciliane. Matteo Messina Denaro ha avuto il consenso sia dei reggenti locali che dei cosiddetti "fuggiaschi", ovvero i superstiti alla guerra di mafia che ha portato i corleonesi a gestire gli affari mafiosi. Roberto Settineri ha favorito questi contatti, ma la collaborazione stretta tra Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) ed FBI ha permesso di far saltare questo legame che correva sul filo dei contatti con politici e professionisti locali oltre che sulle linee di Skype, software inizialmente impossibile da intercettare. Nella recente operazione Golem 2, tesa a smantellare la rete di protezione attorno al boss Matteo Messina Denaro, è caduto in trappola il fratello. Uno dei pochi uomini di cui il boss poteva fidarsi ciecamente, visto che da quanto emerge dai filmati che rimbalzano sui media, i suoi uomini lo hanno tradito. Non in maniera plateale si intende, ma hanno contravvenuto all'ordine perentorio di non parlare di "affari" in luoghi chiusi. La nuova generazione dei padrini sembra pronta per essere smantellata, come dimostra il blitz notturno che ha portato alla cattura di un architetto considerato, sorprendentemente, l'erede diretto del potere mafioso dei Lo Piccolo e quindi unico referente a Palermo di Matteo Messina Denaro. Su Giuseppe Liga pesano mesi di appostamenti, pedinamenti, pizzini ed intercettazioni. Una di queste, arrivata quasi in maniera casuale grazie al metodo delle intercettazioni a strascico, tanto vituperate da certi ambienti politici e che fanno discutere gli italiani, hanno permesso ai procuratori Francesco Del Bene, Annamaria Picozzi, Marcello Viola, Antonio Ingroia e Gaetano Paci di riconoscere chi era l'architetto che aveva continuato a gestire il tesoro dei Lo Piccolo, fatto di estorsioni, riscossione del pizzo e della droga. Con lui anche il cognato di Salvatore Inzerillo, uno dei fuggiaschi di ritorno di cui parlavo prima. Giuseppe Liga rappresenta il caso più eclatante del professionista (proprietario del ristorante Lo Sparviero inoltre), cattolico e politico impegnato che infiltra tutti gli apparati, sia pubblici che privati, per rappresentare gli interessi di Cosa Nostra. Giuseppe Liga, oltre che essere definito "reggente" persino nella sua scheda del Movimento Cristiano Lavoratori, si permetteva di entrare nei palazzi della Regione Sicilia per chiacchierare con il suo presidente, come testimoniato da questa foto scattata il 2 giugno 2009, e parlare dell'incontro con il presidente dell'MCL Marco Belluardo, già assessore comunale a Catania. Come raccontava il pm Gaetano Paci prima ancora che si arrivasse alla cattura di Provenzano sulle pagine di questo blog, i legami più difficili da smantellare sono quelli tra la mafia e la politica. Non solo, ma la lotta più importante alla mafia è fatta dalle scuole. La generazione che gestisce Cosa Nostra è fatta tutta da gente che appartiene agli anni sessanta e settanta, spetterà alla generazione degli anni ottanta e novanta decidere se rompere o meno la rete delle connivenze. Le generazioni degli ultimi vent'anni hanno conosciuto la mafia stragista, quella che uccideva nelle strade e che per sfuggire agli sbirri si nascondeva nei casolari di campagna, alla stregua di un pastore afghano. Non c'è niente di mitico o di rispettabile nella vita da boss. Persino Matteo Messina Denaro, con la sua scelta atipica di fare il donnaiolo, vivere la vita al massimo acquistando macchine potenti e spendendo molto per viaggiare si è attirato le antipatie dei capi storici, che mal sopportano la mancanza del vecchio stile in Messina Denaro. Lo spiegavano chiaramente sia Provenzano che Lo Piccolo in alcuni pizzini, mentre dal carcere il vecchio e morente Totò Riina ha recentemente mandato uno dei suoi soliti segnali. "Loro pagheranno". Riferita alla nuova generazione troppo irruente o ai magistrati che continuano a smantellare pezzo per pezzo Cosa Nostra? I segnali dell'imminente cattura di Matteo Messina Denaro ci sono tutti. Come spiegato in questo ampio riassunto, gli inquirenti hanno ormai un quadro completo della rete che finora ha coperto Messina Denaro. Quando a Palermo si è alla vigilia di una grossa cattura ci sono dei segnali inconfondibili in alcune parti della città. Da almeno giovedì la città sembra ribollire, ma in maniera sotterranea. Poco, pochissimo movimento in alcune zone calde, di contro portoni spalancati e volanti a velocità folle. La strategia è chiara: per ora Messina Denaro deve vedere in ogni Tg, giornale e mezzo stampa come la sua rete abbia avuto dei buchi, i suoi uomini non hanno rispettato gli ordini e quando si accorgerà di essere veramente in trappola sarà troppo tardi. Entro due settimane la sua latitanza sarà finita. Chi è allora che prenderà il suo posto? Chi sarà incaricato di reggere i cocci di Cosa Nostra? Un indizio lo da il ministero degli interni, che colloca il nome del prossimo reggente come quello del ricercato numero uno, mentre Messina Denaro è solo al dodicesimo posto. Si tratta di Vito Badalamenti, figlio del noto Tano Badalamenti, conosciuto anche dai più giovani grazie al film "I Cento Passi", responsabile della costruzione dell'aeroporto di Punta Raisi a ridosso di una montagna. Vito Badalamenti sembrerebbe essere latitante in Australia o in Brasile, da dove però sembra in grado di gestire i contatti con le cosche che contano in America ed in Sicilia. Un altro indizio è dato dal flusso di droga che sbarca in Italia, sempre più massiccio dal Brasile che non da altri paesi del cartello della droga. Che dietro questo incremento si nasconda l'ordine del prossimo capo di Cosa Nostra?

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sabato 20 marzo 2010

Il Parlamento Internazionale per la Sicurezza e la Pace ha una sede documentata e visitabile


Torno dopo tempo ad occuparmi di uno degli argomenti più scottanti e seguiti di questo piccolo blog di informazione, ovvero il famigerato Parlamento Internazionale per la Sicurezza e la Pace, documentato anche dalle emittenti locali. Lo faccio perché ultimamente questa presunta ong, le cui attività e legami sono state ampiamente spiegate in precedenza e che a quanto pare hanno suscitato curiosità in rete, probabilmente è stata chiamata in causa per cercare di intavolare una trattativa per la liberazione dei coniugi Cicala (vedi Video1 e Video2). Il condizionale è d'obbligo, perché effettivamente questa ong è solo un'organizzazione umanitaria, anzi, secondo qualcuno si tratta di una colossale bufala. Ma secondo voi, al numero 10 di Via Marchese di Villabianca, cosa ci fa questa targa? Non solo, il fatto che la targa riporti la dicitura "Presidential Office", presuppone che ci siano altri uffici simili in giro. Tengo a precisare che attorno a questa strada potrete tranquillamente raggiungere l'ambasciata degli Stati Uniti a Palermo, o posteggiare e far riparare la vostra macchina da discreti carrozzieri che hanno videocamere nascoste persino accanto ai cartelloni pubblicitari, ma non vi consiglio di fare troppe domande in giro. Siccome l'organigramma dell'associazione fa capo ad un vescovo ortodosso, mi sono chiesto, possibile che in quella zona non si trovi nemmeno una chiesetta, una cappelletta privata o qualcosa di simile? Ebbene sì, basta girare l'angolo, per trovare una piccola e curiosa chiesetta che almeno da fuori sembrerebbe intestata a Santa Rita. Ma perché mai una chiesetta privata di Santa Rita può essere interessante ai fini dell'individuazione delle attività del Parlamento Mondiale per la Sicurezza e la Pace? Intanto sarebbe bene conoscere la grande tradizione che Palermo possiede rispetto al culto di Santa Rita (leggi approfondimento e il suo seguito, oppure scaricalo con calma dalla cartella 4shared a fianco). La santa degli impossibili, la cui festa è celebrata il 22 maggio ed è considerata dall'ordine agostiniano come una sorta di seconda Pasqua, secondo il rito ortodosso non dovrebbe essere annoverata nei canoni dei santi approvati dalla chiesa ortodossa, a cui Viktor Busà
si presume appartenga. A tal proposito, cito quanto segue dal sito http://spazioinwind.libero.it/sanmassimo_decaita/testi/confronti/99%20differenze.html
Massoneria e fede cristiana Come accade nel Cattolicesimo romano, anche nell'Ortodossia l'appartenenza di un membro della Chiesa alla massoneria è strettamente proibita, e comporta la scomunica. La relativa scarsità di sentenze esplicite di condanna, tuttavia (mentre la Chiesa cattolica romana ha emesso in due secoli e mezzo oltre cinquecento scomuniche), ha fatto sì che la Chiesa ortodossa venisse spesso accusata, da parte romana, di compromessi con il mondo massonico.
L'accusa è quanto meno strana, se si considera che il nucleo delle obiezioni cristiane alla massoneria è rivolto al relativismo in questioni di fede: una imputazione difficilmente applicabile alla Chiesa ortodossa, che nel corso dei secoli ha patito indicibili umiliazioni proprio per non transigere sui punti fermi della fede.
La posizione della Chiesa romana in materia è indubbiamente più chiara, e le sue ragioni sono più debitamente espresse e articolate. Tuttavia, l'assenza di ripetute condanne da parte ortodossa è sintomo di un atteggiamento verso i problemi giuridici molto meno categorico e conflittuale. L'Ortodossia, una volta riconosciuta l'incompatibilità di una data posizione filosofica o dottrinale con la fede cristiana, non sente il bisogno di reiterare continuamente la propria posizione, come se bastassero alcuni secoli o decenni a "esaurire" le sue ragioni.

Ma andiamo avanti. Questa ong, che pubblica tranquillamente non solo i suoi componenti, ma anche i successi ottenuti nel corso degli anni grazie alle sue mirabili attività (documenti disponibili nella cartella a fianco su 4shared), si appoggia a livelli internazionali a stati che hanno varie confessioni religiose, dato che il vice-presidente ufficialmente è Hugo Chavez, attuale presidente del Venezuela. Immaginiamo quindi uomini di chiesa e governanti uniti, nello sforzo di promuovere la pace e la sicurezza nel mondo, in grado di muoversi liberamente nel continente africano, in sud america e in alcuni stati arabi, che hanno sicuramente bisogno di un vicino luogo di culto dove concentrare le proprie preghiere e potere meditare. Ecco quindi che una chiesetta dedicata a Santa Rita si dimostra essere la cosa più logica che ci si possa aspettare alle spalle della sede principale del Parlamento Internazionale per la Sicurezza e la Pace. Ecco alcune foto della chiesetta in questione:




Cerco di attirare la vostra attenzione sulle figure poste accanto al crocifisso posto sopra il portale d'ingresso. Ricordano in qualche modo immagini poste su alcune chiese molto particolari, come questa. A Palermo ci sono segnali in tanti altri posti di questo genere di chiese, a tal proposito, provate ad entrare nella Cattedrale di Palermo. Cercate le tombe dell'imperatore Federico II e di Costanza D'Altavilla. Adesso trattenete il fiato, alzate lo sguardo e cercate un simbolo simile a questo: avete capito adesso cosa si potrebbe celare dietro il Parlamento Internazionale per la Sicurezza e la Pace?



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venerdì 19 marzo 2010

Una delle zone off limits di Palermo update

Nonostante il successo e la curiosità riscontrata per la piccola indagine su una delle zone off limits di Palermo, ho sentito la necessità di dover precisare un paio di cose. Le foto pubblicate provenivano da Google Street View, quindi a molti curiosi e lettori di passaggio sarà sembrato al più una bufala. Quindi, ecco alcune foto di un particolare descritto nel post precedente, ovvero le presunte "corna di capretto nero" piantate a tre metri dal terreno. Come potete notare dalle foto, quella porticina, che si trova a un paio di metri dal livello del terreno della strada in questione, è chiusa da un catenaccio ed è sormontato effettivamente da delle corna di capretto nero, ed in più da qualche settimana si intravedono dei tendaggi sforacchiati. Il piano del terreno dove si trova la porta è parallelo al piano della strada che si trova in linea d'aria alle spalle, dove per intenderci trovate parte della vecchia cinta muraria di Palermo. Ovviamente, non vi aspetterete mica che vada a rischiare la pelle per fotografare la villetta di cui parlavo nel post precedente o vi porti una copia delle carte del catasto sulla zona? Se avete qualche curiosità a riguardo, chiedete in giro.




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lunedì 15 marzo 2010

Una delle zone off limits di Palermo



Certe serate sono indimenticabili. In una di quelle, tra pioggia e freddo, siamo arrivati in un posto molto frequentato della movida palermitana, vicino al Palazzo di Giustizia di Palermo. Bella gente, bevande a buon prezzo, e due corna di capretto nero su di un portoncino arrugginito sopra la testa. Saranno due rami, un'illusione ottica da fumi di alcool. Ma sembrano proprio corna. Insomma, abbiamo un argomento per la serata. Poi accade qualcosa, di cui la spiegazione si perde nella notte. Proseguiamo sull'onda di quella sensazione, una frustata di elettricità che ci porta in due momenti diversi davanti due portoni. In uno di questi, lungo la strada che si apre con quel macabro relitto a tre metri di altezza, si trova un portone nobiliare, di quelli che solitamente fanno entrare nelle ville o nei palazzi vecchi di una volta, sormontato da una maschera. Inquietante, brutta, forse anche corrosa dal tempo, ma sembra lì ad ammonire chiunque ne passi la soglia. Si tratta di una palazzina abitata, meglio andare via, non è giusto disturbare qualcuno mentre è a casa sua, magari è soltanto la fantasia serale dettata dal luppolo. Ma qui la cosa diventa interessante. A tempo perso arriva la notizia che qualcosa lungo quella strada non quadra. I numeri civici ad esempio, hanno cifre dispari e non progressivi come ci si aspetterebbe in una via di quelle dimensioni. Suddivisione che solitamente spetta a strade di un certo rilievo. Ci si vuole togliere la curiosità. E al catasto ti sbattono la porta in faccia. Per certi tipi di richieste occorre scomodare i servizi segreti, quelle carte sono in un'area riservata a cui certi cittadini non possono avere accesso. Cosa c'entrano i servizi segreti? In quel momento si attivano una serie di campanelli d'allarme. Non molto distante da questa zona infatti si è consumato un omicidio violentissimo, come quello dell'avvocato Fragalà, noto avvocato penalista palermitano oltre che ex parlamentare di AN. Sempre in quelle zone, in via Filippo Juvara per la precisione, è stato arrestato il 5 dicembre scorso uno dei capi della mafia palermitana. Quindi, chi o cosa deve essere tenuto nascosto in quella zona?
Lascio un altro indizio, provate a percorrere la strada dall'ingresso che si vede in questa foto, forse riuscirete a risolvere l'enigma prima di me.





Visualizza Area Calda in una mappa di dimensioni maggiori
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domenica 7 marzo 2010

Come festeggiamo i 150 anni di unità nazionale in un paese allo sfascio

Giuseppe Garibaldi, the leader of the Italian ...Image via Wikipedia

Ufficialmente l'unità d'Italia viene celebrata a partire dal 1861 ma si sa, la Sicilia è da sempre un laboratorio politico ed anche l'unità d'Italia, fomentata dalle proteste repubblicane di Crispi e dal coraggio dei garibaldini, qui è arrivata prima. Ecco perché mi sembra giusto che dalla Sicilia parta una riflessione sullo stato di salute della Repubblica italiana. La disoccupazione continua a crescere come rimbalzo naturale della crisi economica che entra nella sua terza e ultima fase, le organizzazioni mafiose in Italia fatturano 90 miliardi di euro l'anno e la terra davanti le case si sbriciola, trascinando palazzi e paesi interi a fondo valle. Purtroppo oltre il 90% del territorio italiano è franabile, ma questo né Garibaldi né Cavour potevano saperlo. Limitiamoci all'analisi dell'Italia nei primi tre mesi del 2010. Cominciando da dove è partita l'avventura dell'unificazione italiana. A Palermo, in attesa dei video che testimoniano i festini a base di droga e sesso "dell'Innominabile De La Vega" si scopre come i beni confiscati alla mafia, oltre a essere tutelati da una legge del 1963 che agisce meglio di qualsiasi organo mangia-soldi creato ad hoc in Calabria, vengono assegnati ad amici e collaboratori stretti del sindaco che letteralmente "gira" beni immobili a società create per fare i bilanci negli assessorati. Nel frattempo l'attuale capo della mafia è tranquillamente irrintracciabile, coperto da elementi della massoneria deviata trapanese che è arrivata ad avere contatti persino dentro la corte dei conti ed ad oggi c'è un processo in corso che deve spiegare se il partito che guida la maggioranza di governo è nato dalla trattativa fatta negli anni novanta tra lo Stato e la Mafia. Nel frattempo in Calabria la 'ndrangheta, organizzazione criminale numero uno in Europa per il commercio di droga, ordina lo sgombero degli immigrati di Rosarno dando vita ad un episodio di violenza razzista che non si vedeva dai tempi delle rivolte nelle banlieues. Sempre in Calabria si è dovuto dimettere un Senatore della Repubblica, scelto appositamente dai responsabili locali del partito di maggioranza, che è stato eletto all'estero nonostante non avesse alcuna residenza in Belgio. Il senatore era molto ben visto dalla 'ndrangheta, che riusciva tramite interessi tutti da verificare, da parte della magistratura, a far arrivare a Roma quintali di denaro sporco da riciclare e droga da parte della banda della Magliana, storica associazione criminale romana con ottimi contatti sia in Vaticano che "nei circoli che contanto" che sembra essere protagonista in un altro recente scandalo. Dopo aver sparato pochi colpi infatti i gestori del tesoretto della banda della Magliana hanno re-investito i loro soldi con i cosidetti "furbetti del quartierino". Questi imprenditori senza scrupoli, stando alle carte processuali di cui fra un pò non si potrà nemmeno parlare, pena l'arresto e sanzione pecuniaria accessoria, hanno avvicinato il capo della Protezione civile italiana, Guido Bertolaso, per sfruttare la particolare legislazione che il governo stava preparando: la possibilità delle società che vincevano gli appalti (pilotati ovviamente) di edificare e costruire opere pubbliche gigantesche e costose senza alcun controllo e vincolo. Nel frattempo, ci si prepara alle elezioni regionali con un unico delegato del mastodontico partito del Pdl a presentare le liste a Roma arrivato in ritardo per colpa di un panino. Almeno, questo racconta la leggenda, perché in realtà il povero delegato ha avuto cambiamenti di lista fino all'ultimo. Vizio che il Pdl non perde nemmeno in Lombardia, con la lista del suo candidato più forte. Nonostante ciò, in barba a qualsiasi regola democratica e precedente storico si riammettono le liste del Pdl. Per usare una metafora calcistica, è come se l'Inter si scordasse di entrare in campo per giocare una partita di campionato, venisse sanzionata con una sconfitta a tavolino e poi si giustifichi dicendo di essere la squadra più forte, ottenendo dal presidente di lega la ripetizione della partita. Fantascienza nel mondo del calcio, storia purtroppo nella politica italiana. In chiusura la canzone che al Festival ha rischiato di vincere, ovviamente grazie ad un broglio che permette di acquistare voti comprando i call center che effettuano i televoti, che qualcuno ha proposto come nuovo inno italiano. Festeggiamo i 150 anni di questa vecchia baldracca. Ma facciamolo con una canzone degna.
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