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lunedì 31 marzo 2008

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mercoledì 19 marzo 2008

Incontro-Intervista con Giuliana Sgrena, seconda parte

Palermo- In occasione dell'uscita nelle librerie dell'ultimo libro della Sgrena, "tratta da icc-stuttgart.deIl prezzo del velo", edito da Feltrinelli, la giornalista del Manifesto si è occupata di raccogliere le storie raccontate dalle donne incontrate durante i suoi reportage all'estero. Un viaggio trasversale, dall'Europa all'Iran tra le donne musulmane e non solo.


Quali sono i metodi di lotta delle donne islamiche?


Nei paesi dove sono tollerate forme più aperte e partecipate di democrazia le donne ricorrono ai referendum un pò come accade in italia quando si cerca di far approvare o abrogare una legge, in genere nei paesi dell'Africa settentrionale ed in particolare in Egitto dove vi è una tradizione di lotta femminista molto forte. Negli altri paesi le cose si complicano. Pensate che il 21 marzo in Iran è stata istituzionalizzata la giornata nazionale del velo per le donne. In Arabia Saudita si agisce in clandestinità e molte azioni sono coordinate e rese possibili grazie ad Internet (vd. blogger Saudita), come ad esempio la guida di automobili in città, normalmente vietato alle donne. A volte si pensa che alcune donne lottino come kamikaze ma non è sempre così. In Cecenia gli unici kamikaze che vengono usati sono donne, incinte o meno, molto istruite che vengono anche sedotte dai capi ribelli e vengono fatte saltare in aria con un comando a distanza. La mamma di una ragazza kamikaze in Palestina, intervistata qualche anno fà, mi parlò della figlia come una ragazza innamorata della vita. Sapeva che frequentava integralisti ma se avesse sospettato che l'avrebbero spinta a farsi saltare in aria non l'avrebbe più fatta uscire di casa. Anche in questi casi la donna viene usata e coercizzata. Nel mondo islamico come in occidente le donne hanno un grado d'istruzione molto più alto degli uomini ma le loro capacità non vengono bloccate dalla società, ma imposte per legge dagli stati teocratici.


Cosa le hanno detto le donne che ha incontrato riguardo la pratica dell'infibulazione?


Premetto intanto che questa pratica non è esclusiva dei paesi islamici ma è praticata generalmente in Africa e Asia. Si tratta della chiusura dei genitali femminili per garantire all'uomo la verginità della donna fino al matrimonio, una cosa che al solo pensiero mi fa paura. L'esperienza più difficile per me nella mia carriera giornalistica l'ho dovuta affrontare in Somalia, quando riuscì ad intervistare una di quelle donne che praticano l'infibulazione. Solitamente si tratta di donne anziane, un pò come le cosidette "mammane" che in Italia si occupavano degli aborti clandestini prima della legge 194. Questa ragazza che voleva raccontare la sua esperienza poteva avere non più di vent'anni, bellissima, ma aveva una tristezza estrema.tratto da news2000.libero.it Gli occhi erano come spenti, privi di luce e raccontava come operava le giovani somale con un distacco per me agghiacciante. Usava come ago delle spine di acacia, una pianta molto dura che cresce nella zona e cotone per la cucitura. Tra i motivi che l'hanno spinta a fare questa pratica vi era la rassegnazione che prima o poi anche la figlia avrebbe dovuto essere infibulata e quindi preferiva saperla fare lei in persona. Ma la cosa che mi riuscì ancora più difficile fu dover scrivere nell'intervista che la prima persona su cui provò l'infibulazione era la propria figlia. Da donna ancora oggi penso alla pena che poteva provare quella madre non solo a dover subire questa pratica disumana, ma a doverla praticare lei stessa su sua figlia.


Perché alcune donne in Italia portano ancora il velo se non il burqa?


In genere le comunità arabe sono molto chiuse in sé stesse, è difficile che si mescolino appieno con il resto della società perché si ha difficolta ad integrarsi. Molto spesso mantengono le tradizioni dei loro paesi come forma di rispetto nei confronti dei mariti. In Italia non si offre molta attenzione alle situazioni che queste donne vivono. Lo Stato non offre molte garanzie alle donne. Pensate che qualche tempo fa ho avuto modo di conoscere una donna egiziana, sposata con un arabo che gli ha permesso di ottenere la cittadinanza italiana, che a un certo punto si è vista arrivare in casa la famiglia della prima moglie del marito dall'Egitto. La poligamia in Italia è vietata e si è ritrovata a condividere la casa con la prima moglie del marito, il loro figlio grande e il piccolo nato da questo secondo matrimonio. I problemi veri sono sorti quando il figlio dela prima moglie ha violentato il piccolo. La madre del piccolo ha provato a scappare e a rivolgersi al tribunale ma nel frattempo il marito la teneva anche incatenata a casa. Il tribunale tardava a emettere una sentratto da skidmore.edutenza e doveva convinvere in casa con il marito violento e con il terrore che il fratellastro violentasse ancora il piccolo. Qualche tempo fà l'ho incontrata, scappata dal marito, si è fatta una nuova vita ma sta sempre con il terrore che il marito la trovi e la uccida per il disonore che le ha procurato.


Perché le donne islamiche portano il velo?


Mi è capitato di ricevere qualche tempo fa una mail di protesta di un gruppo di femministe che in difesa dei diritti delle donne islamiche volevano contestare la decisione di un sindaco leghista di vietare l'uso del burqa nel suo comune. Personalmente penso che se una donna fosse veramente libera di decidere difficilmente sceglierebbe di portare il burqa o un velo che lascia scoperti solo gli occhi, rinunciando a mostrarsi. Molto spesso chi porta il velo lo fa per necessità, in quanto gli stati teocratici aiutano economicamente quelle donne che portano il velo, seguono i precetti delle scuole coraniche e seguono alla lettera le norme di comportamento delle donne imposte dalla sharìa. Per non andare troppo lontano in Bosnia tutt'ora le moschee suppliscono alle mancanze dello Stato dopo la guerra nei Balcani. Stessa cosa in Somalia dove tra l'altro si opera un vero e proprio colonialismo arabo: si studia solo la lingua e la storia dell'Arabia Saudita, la conoscenza della storia e della cultura araba sono spazzate via, un pò come gli indios forzatamente cristianizzati ai tempi di Colombo.


Adesso la domanda più scottante: cosa può dirci del caso Calipari?


Come è noto c'è stato un procedimento legale ed è ancora in corso contro Mario Losano che materialmente ha sparato contro la nostra macchina. Ovvio che la responsabilità non sia completamente sua ma da qualche parte si doveva pur cominciare. La nostratto da brightcove.vo.llnwd.nettra macchina è stata trivellata da ben 57 colpi, di cui solo uno indirizzato al motore, i restanti 56 all'altezza dei finestrini. Le comunicazioni via radio della zona erano controllate, figuriamoci le nostre che usavamo un telefono satellitare. Ci siamo trovati davanti un falso checkpoint, non segnalato, con un elicottero statunitense che ci seguiva dall'alto costantemente e la camionetta da cui è sceso il soldato piazzata di nascosto dietro una curva. Non so perché è successo tutto questo, sono convinta che non si trattasse di una fatalità perché alcune prove sono sparite dalle carte processuali e le intercettazioni ambientali della zona sono state distrutte.
tratto da state.gov
Cosa ne pensa della politica internazionale intrapresa dagli Stati Uniti nella lotta al terrorismo?


Non condivido la scelta militare americana. Basti pensare che i terroristi talebani sono ancora lì e nel momento in cui si voleva procedere alla cattura dei trafficanti di droga e armi che si arrichiscono grazie alle enormi piantagioni di oppio nel sud della regione, il Ministero degli Interni afghano ha bloccato la lista perché tra i tanti nomi vi era anche quello del fratello del presidente dell'Afghanistan, Karzai.
(fine. Intervista realizzata dai volontari del Servizio Civile Nazionale del progetto "Il Marketing in Biblioteca")
F.Q.

sabato 15 marzo 2008

Incontro-intervista con Giuliana Sgrena, prima parte

Palermo- In occasitratto da abc.netone della presentazione del suo nuovo libro sulle imposizioni patriarcali che si celano dietro l'uso del velo nel mondo islamico, Giuliana Sgrena di fronte una platea di ragazze e ragazzi impegnati nel servizio civile nazionale, non si sottrae alle curiosità e alle domande poste sulle sue passate esperienze in giro per il mondo. Si tratta di esperienze diverse e molto dure, sempre alla ricerca di un'informazione a 360°. La giornalista del Manifesto racconta di come alcuni paesi stiano conoscendo una sorta di integralismo di ritorno e la prima domanda riguarda proprio la vicina Turchia:

Riguardo l'integralismo di ritorno, secondo lei cosa diventerà la nuova Turchia dopo la fine dei divieti laici di Ataturk?

La Turchia al momento sta vivendo un'islamizzazione soft, in genere i governi integralisti programmano bene le mosse da fare. Si comincia sempre dall'introduzione dell'uso del velo per le donne. La possibilità di poterlo portare nelle università è solo il primo passo. Successivamente si passa all'educazione fisica, perché il velo non permette alle ragazze di controllare bene i movimenti e le si esclude. Si formano classi femminili separate da quelle masctratto da ifgonline.ithili come sta accadendo nel cuore dell'Europa, in Bosnia. Le piscine degli alberghi sono riservate agli uomini, come succede già in Iran dove le ragazze cercano di portare veli con colori sfavillanti per cercare una tenue forma d'identità. Il portare il velo comporta anche una serie di norme di buon comportamento in cui la donna deve muoversi silenziosa e non deve guardare in un certo modo gli uomini perché potrebbe sedurre uomini sposati. Neanche i tacchi sono ammessi per il loro rumore. In Turchia i principi laici di Ataturk sono sempre stati mantenuti dall'esercito, ma per ora è impegnato nella lotta contro i curdi del PKK, anche se in Kurdistan risiedono gran parte delle risorse petrolifere del vicino Iraq e la questione a riguardo non è semplice. Per introdurre un regime islamico si comincia sempre dalle scuole e dall'università, poi dagli ospedali dove i medici maschi non possono visitare le donne e infine i giudici nei tribunali che vengono progressivamente sostituiti da magistrati filo-islamici.

Probabilmente nessuno di noi vedrà mai l'Iraq. Lei che ci è stata, saprebbe descrivere cos'era e cosa è diventato dopo il 2003 l'Iraq?

Prima dell'ultima guerra scatenata con un pretesto inesistente l'Iraq era stretta da un duro embargo. Si potevano esportare quantità limitate di petrolio in cambio di cibo e medicine comuni. Baghdad era stata ricostruita anche se non era la stessa città di quella vista prima del 1990. La popolazione viveva bene, il regime era duro ma la sanità e l'istruzione erano gratuite. L'embargo ha abbassato le cotratto da theodora.comndizioni di vita. Al momento circa l'80% degli irakeni è disoccupato perchè sono state distrutte tutte le industrie ed eliminati i componenti dell'amministrazione del partito Baat fino al 3° livello dirigenziale. La benzina durante il regime di Saddam costava l'equivalente delle nostre 20 vecchie lire, oggi si aggira intorno alle 500 con un unico distributore disponibile per un intera città, a fronte di un parco macchine cresciuto dalla fine della guerra dopo che Saddam prevedeva un limite alle immatricolazioni annue. Gli impianti di estrazione sono obsoleti, i macchinari per le riptratto da warisboring.comarazioni non potevano essere acquistati all'estero ma i tecnici erano in grado di farli funzionare ugualmente. Dall'inizio della guerra gli americani non riescono a fare il lavoro dei tecnici irakeni e l'erogazione dell'elettricità è limitata a circa tre ore al giorno. Gli investimenti da parte degli americani non sono mai partiti perché le condizioni di sicurezza non l'hanno permesso. Si parla di dividere l'Iraq in tre stati federali in base alle tre etnie presenti, ovvero quella curda, la sciita e la sunnita. I problemi nascono nella spartizione delle aree petrolifere, con circa la metà del petrolio estratto appartenente alla zona sciita di Bassora e circa il 40% a Kirkuk, al centro del Kurdistan che sta subendo una sorta di invasione da parte dei curdi dopo l'islamizzazione forzata voluta da Saddam.

In base alla sua esperienza chi sono per lei i terroristi islamici?

Il terrorismo islamico è quello di Al Qaeda ma loro in realtà non sono interessati all'Iraq. La guerriglia organizzata per la liberazione dagli stranieri è un'altra cosa, distinta. Purtroppo questi gruppi sono molto compositi e senza un braccio politico in grado di poterli rappresentare si lasciano andare a metodi a volte discutibili. I gruppi tribali ora stanno combattendo le infiltrazioni di Al Qaeda e stanno appoggiando gli americani, spingendo i terroristi da Baghdad a Mossul, verso nord. Purtroppo l'ombra lunga di Saddam è ancora presente in Iraq, gli ex amici fuggiti via lo rimpiangono e i suoi nemici non nascondono di vivere in condizioni peggiori di quanto non fosse prima con il regime.

Qual è il ruolo dell'informazione nei confronti della questione irakena? Perché secondo lei nessuno ne parla più?

Il motivo per cui non sono più tornata in Iraq ha a che fare con l'impossibilità di fare informazione. Essere embedded assieme alle truppe militari o chiusi in un albergo ad aspettare le notizie portate da quegli iracheni che si mandano in giro per la città significa avere solo un punto di vista. Il mio rapimento è dovuto anche al fatto che io dopo aver ricevuto delle notizie dai miei collaboratori a Baghdad volevo andare a verificare di persona prima di pubblicare qualcosa. Dall'inizio della guerra sono morti circa 300 giornalisti in Iraq, nel Vietnam in 20 anni ne sono stati uccisi circa 40. Questo significa che in Iraq nessuno dei contendenti vuole testimoni. Le televisioni e i giornali locali danno notizie pluri-filtrate, in realtà le notizie vere si sanno grazie al tam-tam tra i cittadini.

(fine prima parte)



Francesco Quartararo





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martedì 11 marzo 2008

Tempo di elezioni in giro per il mondo

Elezioni, questa la parola d'ordine in mezzo mondo. La Spagna saluta il governo Zapatero bis, con un numero di deputati maggiore rispetto alla prima volta ma non ancora suffictratto da dslecco.org/sinistragiovanileiente a governare da solo. Appoggio esterno quindi, per rimanere in sella ad un paese uscito dal pantano irakeno, che ha cercato la mediazione con l'ETA difendendo i baschi dall'accusa terribile dell'attentato dell'11 marzo ma colpendone duramente i capi militari, in particolar modo dopo la rottura delle trattative. Una Spagna scossa da venti di separatismo da est a ovest, all'avanguardia nella legislazione civile con l'apertura ai matrimoni omosessuali, lì dove la Chiesa esercita un potere politico a tratti ancora più forte che in Italia. Un confronto serrato quello con Rajoy, sincero e duro. Di fronte l'aggressività del rappresentate cattolico, sostenuto dall'ex premier Aznar e dalla famiglia democristiana europea con a capo Casini, Zapatero ha risposto con una raccolta di dati, snoccialati con calma, riguardo l'operato del suo governo. L'Italia è stata sorpassata, la Spagna grazie al mega porto di Valencia, con il richiamo della Coppa America, ha ricostruito un'intera area portuale ed industriale, attirato il circus della Formula Uno raddoppiando gli appuntamenti, dato una ventata di freschezza e modtratto da journalperu.comernità ad un paese in costante crescita dagli anni novanta. In Francia Sarkozy paga l'effetto Carla Bruni, con le vicende private del presidente ad oscurare i semi-disastri interni, relativi alle scelte economiche. Da registrare anche un certo imbarazzo da parte del patner europeo principale, la Germania di Angela Merkel che si trova un presidente in vena di grandeur pronto a creare un'alternativa puramente europea alla NATO grazie alla creazione di un esercito permanente sotto l'insegna dell'Unione Europea, con una Costituzione ancora più solida e magari con una guida francese. Grandeur a parte, la lodevole spinta europeista del marito della Bruni è vista con sospetto da alcuni patner europei. Situazione ancora molto tesa nei Balcani, con le dimissioni a sorpresa del premier serbo Kostunica, per le ingerenze esterne sul Kosovo. La tratto da blackandwhite.blogsfere.itmossa del governo serbo sembra fatta per mettere alla prova la comunità internazionale, pronta a sponsorizzare il candidato Boris Tadic per ratificare gli accordi per l'indipendenza del Kosovo oltre che gli Accordi di Associazione e stabilizzazione tra l'UE e la Serbia. Ostacolati dal veto dell'Olanda per la piena collaborazione del tribunale internazionale dell'Aja per l'individuazione dei crimini di guerra commessi durante l'ultimo conflitto, le prossime elezioni decideranno in merito all'ingresso della Serbia nell'Unione Europea. La forte sponsorizzazione italiana è messa alla prova dalla prova di forza voluta da Belgrado di fronte la questione kossovara, ritenuta a tutti gli effetti parte integrante dello stato serbo.
Francesco Quartararo

mercoledì 5 marzo 2008

Tutti gli uomini per presidente


Non ci sono in corsa solo Veltroni e Berlusconi. Gli impotenti esistenziali scendono in campo e dicono basta, il popolo delle libertà presenta un altro leader come presidente del consiglio con un altro simbolo e rispuntano a sorpresa i democratici di sinistra e l'unione per il sacro romano impero cattolico. Sembra follia, ma la realtà è più triste. Leghe e partiti per l'indipendenza del Web, delle donne e dei consumatori, con i pensionati ed i dipendenti pubblici coalizzati con Grillo. Persino Abbagnale, il mitico protagonista delle telecronache di Galeazzi, presenta la sua lista, Non remare contro. Follie di marketing, genialità politica in un paese che necessita di rappresentanza a tutti i costi. Via alle liste autonome con Zarlenga Omnia per il calcio nel mondo, la lista civica Io non voto, il Nucleo Tremmista Nazionale, la Lega del Maschio 100%, contro il potere femmilinista di oggi, il Partito del Loto, il sempiterno movimento per l'indipendenza della Sicilia, il dantesco Veltro Nuova Italia, L'azione Popolare reset party, e un sacco di altre sigle, per un totale di 177 con la bocciatura eccellente del simbolo della Destra perché troppo simile a quello di An. Nel frattempo scricchiolano le certezze di Berlusconi, che si confessa stanco della bagarre politica, logorato anche lui da queste continue diatribe parlamenteari e confessa che senza una vittoria larga sarà necessario impostare un super-governo tecnico con il sostegno del Pd e la presidenza del consiglio affidata a Draghi, con un programma di due anni per preparare nuove elezioni. Un disastro insomma, a circa un mese dal voto uno dei due principali contendenti dimostra come la scelta di un voto immediato si sia rivelata non solo affrettata ed inutile, dato che l'attuale legge elettorale consegnerebbe una situazione identita e speculare, ma in tutto questo l'Italia rimarrà paralizzata per ben quattro anni, senza alcuna decisione seria. Per chi votare il 13 ed il 14 aprile? Per chi ha voglia di lavorare, quindi per nessuno dei partiti politici oggi esistenti, così ottusi e biecamente piegati alla sete di potere. O riprendiamo in mano l'Italia in maniera forte e decisa, coprendola di lacrime, rifiuti e sangue se necessario, o tanto vale vendere il frutto di tanti sacrifici ad un paese estero, sperando in un'amministrazione migliore o meno peggiore di quelle che ci attendono
Macchia 1986

martedì 4 marzo 2008

Ecco il mio blidget da inserire dove volete

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La Destra lotta per la sopravvivenza assieme ai socialisti di Boselli

Due pezzi storici della politica italiana rischiano seriamente di sparire dal panorama politico. La Destra, erede diretta della vechia tradizione del Movimento Sociale Italiano è affidata al carisma della Santanché, unica donna candidata premier. Il mancato apparentamento con il Pdl sembra dettato da un vetratto da fgsi-avellino.itto di Fini e dalla volontà di Berlusconi di raggruppare e attirare consensi verso l'area moderata della destra, cercando di sganciarsi definitivamente da quella parte considetratto da ladestra.inforata imbarazzante. Dall'altro lato Francesco Storace cerca di mantenere in vita ciò che rimane della vecchia idea della destra, di chi non dimentica la parentesi della dittatura mussoliniana e non rinnega i suoi principi. A sinistra altro colpo di scena con i socialisti di Boselli costretti dal Pd a correre da soli, dopo l'avventura de La Rosa nel Pugno del 2006. Unico partito socialista, di sinistra (!) a correre da solo, Boselli non ha ancora capito perché i radicali sono stati scelti per l'apparentamento a differenza di un partito di pura sinistra, rimasto fuori anche dai giochi della Sinistra e l'Arcobaleno. Qulache chance in più per Boselli, che secondo alcuni sondaggi può contare su uno zoccolo duro di fedelissimi che può portarlo alla Camera. Stesso discorso per la Destra di Storace, con una proiezione attuale al 2,5% e con qualche possibilità di superare il 4% alla Camera.
F.Q.

La Sinistra ed il Centro si compattano e sfidano i due macro-partiti

Bertinotti risulta a sorpresa il politico più presente nei canali televisivi, parla e cerca di convincere il popolo della sinistra che un voto ad un partito come la Sinistra e L'arcobaleno sia un voto ad un partito di sinistra moderno, che prende le grandi lezioni storiche e gli errori del socialismo e del comunismo e le condensa con le nuove sfide ambientaliste del nuovo millennio, in un'Italia precipitata agli ultimi posti tra i paesi europei più sviluppati, che ha tratto da sinistrademocratica.itdimenticato i suoi lavoratori e li ha lasciati morire in condizioni di lavoro poco sicure, ha trasformato la flessibilità della legge Biagi in precariato assoluto portando la nuova classe lavorativa ad essere in condizioni simili a quella dei suoi antenati ai primi del Novecento, con l'aggravante di non possedere un'identità comune. Sviluppo sostenibile, idee coraggiose e impopolari per permettere all'Italia di non dipendere più dal petrolio, sentratto da pupia.tvza doverla esporre ai rischi e ai disastri di un ritorno al nucleare, tardivo e enormemente dispendioso. Un partito che riconosce ai no global la loro identità: giovani di oggi e di ieri che vivono per cambiare in meglio la società con un occhio al futuro e non ad un eterno presente, destinato prima o poi a franare sulle sue contraddizioni. Questa la sfida di Bertinotti ed i suoi. Alcuni sondaggi danno questo partito tra il 12 ed il 15%, non quindi una forza di primissimo piano ma in grado di far valere il proprio peso in Parlamento. Al centro reunion tra Udc e Rosa Bianca di Bruno Tabacci, con il sogno di ricompattare la grande tradizione democristiana del paese, chiamando a raccolta tutti i cattolici che non credono nel bipolarismo di centro-destra e centro-sinistra come necessità politica di sopravvivenza in Italia. Un progetto anche questo ambizioso, di cui non si conosce la reale portata ma che alcuni sondaggi valutano già oltre la soglia dell'8%, pronto quindi ad avere una sua rappresentanza in Senato. La famiglia inanzitutto, come nucleo basilare e fondamento della società, da tutelare e difendere dalle sperimentazione eugenetiche e i pericoli della scienza moderna, dalla crisi economica e dai progressismi per le unioni innaturali. Programmi distanti anni luce e alternativi, per dare un'altra possibilità di scelta all'Italia.
F.Q.

Liste pronte nel Pd

Si comincia. Mentre la Russia annuncia al mondo il successore di Putin e la Spagna è alla vigilia della sfida tra il socialista Zapatero e il cattolico Rajoy, in Italia comincia la bagarre elettorale, con due contendenti fortemente carismatici e che conoscono alla perfezione le astuzie e le stoccate possibili grazie ai media. Se l'arma principale di Berlusconi sono stati i sondaggi e lo slancio, Veltroni sposta l'attenzione su di sé costringendo il leader del Pdl a giocare di tratto da notteilluminata.comsponda, con continue citazioni dell'avversario. Fianco a fianco nel ribadire la necessità di due macro-partiti, con il sogno mal celato di spazzare via in un colpo i partitini casua di instabilità ed incertezza politica, il tandem Veltrusconi cerca di attrarre in ogni modo consensi. Scelte coraggiose per Berlusconi, che sgancia definitivamente i suoi dal carro dell'UDC e chiude sonoramente la ptratto da democraticiarvalia.itorta in faccia a Mastella, destinato ad un vero e proprio suicidio politico, disprezzato a destra, a sinistra e al centro dai suoi ex compagni. Senza il ministero della Giustizia il signorotto di Ceppaloni pare avere remote chance di aggiudicarsi un posto alla Camera. Veltroni fa dell'unione degli estremi la sua arma politica, candidando indiscriminatamente, spesso nello stesso collegio elettorale, teodem e radicali, industriali e sindacalisti, centralinisti e qualche vecchia volpe. Esclusioni a sorpresa e polemiche in Sicilia, con il numero due dell'antimafia Lumia tenuto fuori dalle liste, così come il creatore del programma del Pd. In attesa delle liste del Pdl, diramate intorno al fine settimana, ecco i candidati del Pd alla Camera e al Senato.
Francesco Quartararo

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