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giovedì 28 febbraio 2008

L'Erba del vicino è sempre più terrificante della tua

Oggi tocca a Olindo Romano deporre in uno dei processi che interessano di più l'opinione pubblica. Pochi dubbi sulla colpevolezza dei due coniugi Romano, quello che intriga, spaventa e incuriosisce della vicenda è il brutale distacco con cui i due presunti colpevolTratto da AdnKronosi affrontano la vicenda: vivono in un mondo a sé stante, al di fuori non solo delle regole di comune convivenza in una qualsiasi società umana, ma anche delle rispettive famiglie, degli amici. Sguardo cinico e tetro, risate scroscianti mentre una famiglia è stata distrutttratto da sviluppo.centrodiascolto.ita da una lucida furia omicida, scatenata da invidia e frustrazione per una vita che non ha dato ai coniugi Romano un figlio. Proprio un bambino è stato da loro sgozzato assieme alla madre, la nonna e per poco ci rimaneva secca un'altra persona. Quella stessa persona che ieri ha puntato il dito contro il mostro, quella montagna di rabbia comandata dall'amore folle per la moglie. Una famiglia distrutta anche dal comportamento per alcuni immorale di Azouz Marzuk. Eccolo, si diceva in gitratto da estense.comro per tutta Italia, è lui il bastardo immigrato che ha fatto fuori la sua famiglia, proprio lui, ex spacciatore che era in Italia grazie alla moglie. A poco valgono le scuse, la voglia di rivalsa di questo ragazzo che lo ha trascinato di nuovo in un turbine di notorietà che lo ha bruciato un'altra volta. Rimane su di lui una traccia umana di un padre e di un marito, disprezzato da tutti e senza più una famiglia che lo circondi. Quella stessa traccia di umanità che i coniugi Romano tengono per sé all'interno del loro mortifero abbraccio amoroso, un torbido e morboso rapporto che forse nemmeno due celle di isolamento potranno mai spezzare.
Francesco Quartararo

venerdì 22 febbraio 2008

La rincorsa alla Casa Bianca, parte settima


L'incubo di qualsiasi politico si è materializzato sotto le forme sinuose della lobbista Vicki Iseman, presunta amante di John McCain a cui il New York Times attribuisce la macchia, infamante e pericolossisima per questa grande Tratto da viewimagedemocrazia falso-moralista, di marito infedele.tratto da www.thanksforthemusic.com Un'accusa prontamente smentita non solo dal diretto interessato, che si riferisce alla Iseman come un'amica, alla maniera di Bill Clinton, ma dalla stessa moglie che ai microfoni dei giornalisti difende a spada tratta il marito in rappresentanza dell'intera famiglia. Già perchè la signora McCain, oltre a dover salvare la nomination repubblicana quasi ufficiale del marito, deve mantenere la faccia di fronte all'america intera, in quanto ricca ereditiera di una nota famiglia americana. Una storia già vista negli USA, che da noi è sempre vista con una punta di sbigottimento e divertimento, come se la vita privata di un uomo e una donna interessasse fino a tal punto l'elettorato tanto da riconsiderarne le qualità politiche e la maestria nell'affrontare le sfide internazionaimmagine di Huckabee tratta da viewimagine.comli in campo economico e non solo. Una bischerata per dirla alla maniera degli amici toscani, una delle tante a cui ci ha abituato la vita americana. Mentre loro ridacchiano guardando come il governo Prodi sia caduto, con un ministro tenuto al guinzaglio dalla moglie e dei parlamentari che prima si sputano tra di loro e poi mangiano mortadella e stappano spumante, una volta tanto un sorriso ce lo regala anche la democrazia più importante del mondo. A sorridere ancora di più è Huckabee, richiamato sul palco repubblicano mentre stava ultimando la sua uscita di scena. Nei giorni scorsi aveva detto di credere più ai miracoli che alla matematica ed in un certo senso quello che attendeva è successo. McCain potrebbe comunque rimanere il candidato ufficiale del partito repubblicano, ma nel confronto con Obama partirebbe zoppo: i neocon e lo zoccolo duro del partito repubblicano potrebbero rifiutarsi di votarlo, addirittura gli indecisi voterebbero per Obama. Ma la campagna elettorale americana è sempre ricca di colpi di scena, anzi non è da escludere un colpo basso inferto ad Obama con la scoperta, mai casuale, di materiali compromettenti, come magari foto o documenti che lo vedono troppo vicino a personalità arabe scomode o a qualche losco lobbista.


Francesco Quartararo

L'ambasciatore serbo lasciando l'Italia dice la sua su Pristina


Quella inserita qui è l'intervista rilasciata prima dalla partenza dall'Italia dell'ambasciatore serbo in Italia, Sanda Raskovic-Ivic, al giornale Rinascita e pubblicata da Etleboro. Di seguito mi limiterò ad aggiungere i fatti di cronaca relativi alla serata di ieri, come unica forma di commento ad un'intervista realizzata da Andrea Perrone:






Quali ritiene possano essere gli scenari che si apriranno dopo la dichiarazione di indipendenza del Kosovo?
“Dopo la dichiarazione di indipendenza del Kosovo non si interromperà il rapporto diplomatico con l’Italia, soltanto io sarò richiamata a Belgrado perché siamo delusi e arrabbiati del sostegno alla secessione. Torno a Belgrado per consultarmi con il governo e per decidere quali saranno le prossime mosse da intraprendere dopo le decisioni del vostro esecutivo. L’Italia è considerata un Paese amico dalla Serbia. Il vostro Paese ci ha sempre sostenuto nel nostro cammino e i rapporti bilaterali rimangono sempre molto buoni. Per questo abbiamo sperato che l’Italia non portasse avanti questo atto di riconoscimento unilaterale”.

Cosa pensa della missione Ue “Eulex”, che prevede l’invio di un contingente di circa 2.000 uomini tra forze di polizia, magistrati europei, ecc., nel Kosovo?
“È una missione verso la quale non abbiamo niente in contrario ma siamo contrari al modo in cui viene ad inserirsi nella regione. La missione Eulex è giunta in Kosovo senza una decisione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, e visto che la risoluzione 1244 del 1999 è nata in seno al Consiglio di Sicurezza, questa dovrebbe essere implementata per riportare lo Stato di diritto e garantire il ritorno dei rifugiati. D’altronde anche l’Unmik ha fallito non riuscendo ad ottemperare ai suoi doveri. Dopo l’espulsione di 250.000 serbi soltanto 1226 sono tornati in Kosovo, mentre 256 chiese sono state distrutte. A tutto questo bisogna aggiungere la terribile pulizia etnica compiuta a Pristina, una città che allora comprendeva 250.000 abitanti, di cui 41.000 serbi. Oggi invece i serbi rimasti sono soltanto 87 sugli attuali 600.000 abitanti. In sostanza, la presenza degli albanesi si è quasi triplicata mentre i serbi non esistono quasi più. Gli unici serbi rimasti sono molto anziani, incapaci di deambulare e di spostarsi fino in Serbia, non avendo neanche dei parenti nella madre patria. Gli albanesi a Pristina hanno occupato invece gli appartamenti e le terre dei serbi, e hanno costruito tutto senza dare un soldo ai legittimi proprietari serbi. Per quanto riguarda, Eulex ritengo che fallirà perché non ha gli strumenti per operare. Eulex sarà una missione completamente dipendente dalla volontà del governo di Pristina. Gli albanesi quando vorranno potranno dire agli europei grazie tante, andate a casa che non abbiamo più bisogno di voi. Ma c’è un’altra cosa, da sottolineare: Eulex sarà soltanto un sostegno per il governo albanese e nient’altro”.

In sostanza viene applicato il piano dell’inviato dell’Onu, Martti Ahtisaari?
“Sì è proprio questo il principio che muove la missione Eulex. Tutta la questione tirata fuori dal Consiglio di Sicurezza è molto pericolosa per quello che potrebbe causare. L’opposizione alla dichiarazione unilaterale di indipendenza non è portata avanti soltanto dalla Russia e dalla Serbia ma adesso anche dalla Cina e da altri otto Paesi. I contrari alle strategie albanesi ritengono che la soluzione migliore sia quella di continuare i negoziati. D’altronde le trattative nell’isola di Cipro che vedono contrapposte le due comunità quello greco-cipriota e quella turco-cipriota proseguono da quasi quarant’anni, come quelle per il Nagorno-Karabakh continuano da dieci anni, così come i negoziati fra israeliani e palestinesi proseguono anch’essi da alcuni decenni.

Ritiene che vi siano delle differenze nella politica estera dei governi europei che si sono succeduti in questi anni?
“Sono sicura di questo per quanto riguarda ad esempio la Francia. Visto che il presidente Jacques Chirac era molto diverso dall’attuale capo dell’Eliseo, Nicolas Sarkozy. La Francia è stato infatti uno dei primi Paesi a sostenere la secessione del Kosovo. La Merkel è più cauta anche se ha mostrato di voler seguire la politica americana. La Germania non ha riconosciuto immediatamente l’indipendenza. I più disponibili alle richieste degli albanesi sono stati invece Francia e Gran Bretagna. Gli spagnoli hanno avuto un attitudine diversa, poiché devono rispettare il diritto internazionale e se non lo facessero aprirebbero il vaso di Pandora nella loro terra, con la Catalogna e i Paesi Baschi”.

Vi sono differenze in politica estera fra il governo Berlusconi e quello guidato da Prodi?
“È molto difficile notare delle differenze. In un’intervista al quotidiano serbo Vecernje Novosti, il presidente Berlusconi aveva dichiarato che mai avrebbe riconosciuto l’indipendenza del Kosovo. Lo stesso aveva fatto due anni fa il ministro degli Esteri Gianfranco Fini, durante un nostro incontro con lui. In quel contesto aveva affermato di avere molti dubbi sul riconoscimento dell’indipendenza. L’altro giorno però Fini ha appoggiato il ministro D’Alema e il capogruppo di Forza Italia non voleva firmare la richiesta di un gruppo di senatori che avevano chiesto la presenza del capo della Farnesina alla Camera per discutere della questione. Prodi è sempre stato un grande amico della Serbia e ha spinto il nostro Paese verso l’Unione europea, lo stesso ha fatto D’Alema. Ma in queste ultime settimane a causa della grande pressione statunitense il governo dimissionario ha deciso di seguire la politica americana”.

Cosa pensa di fare il governo serbo anche a livello diplomatico per affrontare la situazione attuale in Kosovo?
“Innanzitutto, verranno ritirati gli ambasciatori dai vari Paesi per consultazioni, ma non solo. Siamo arrabbiati e vogliamo studiare le prossime mosse per fare fronte alla situazione. Il ritiro avverrà soltanto in quei Paesi che hanno approvato la secessione, con gli altri non avverrà la stessa cosa. C’è una cosa che pavento però: il popolo serbo è molto ferito e per questo temo il boicottaggio dei beni albanesi in Serbia, come il denaro nelle banche, ecc. Spero tuttavia che questo non avvenga”.

Alcuni hanno parlato persino di un piano della Serbia per tagliare l’elettricità al Kosovo qualora realizzasse la secessione.
“Il Kosovo è una piccola regione che dipende dalla Serbia per quanto riguarda cibo, acqua ed elettricità. L’attuale Stato fantoccio è legato però agli Stati Uniti che hanno scritto tutte le sue leggi. Gli Usa hanno redatto la dichiarazione di indipendenza e adesso scriveranno anche la Costituzione. Washington fa di tutto per raggiungere i suoi obiettivi. E questa è una cosa molto triste perché quelli che erano i criminali di guerra, i ricercati, i terroristi, i contrabbandieri di sigarette sono diventati i più importanti uomini politici del Kosovo. Mentre per il nostro governo democratico questo non è avvenuto. Stati Uniti e Unione europea preferiscono la mafia albanese e questo è molto preoccupante”.

Il ministro degli Esteri serbo, Vuk Jeremic, ha dichiarato che Belgrado farà di tutto per impedire che il Kosovo secessionista possa avere la sua rappresentanza all’Osce o in seno all’Onu.
“Certamente, è questo ciò che ha dichiarato Jeremic. Non vedo come il Kosovo possa sedere alle Nazioni Unite visto che Cina e Russia hanno detto che bloccheranno qualsiasi progetto di adesione. Non capisco il sostegno degli Stati Uniti e dell’Ue. In particolar modo, quello dell’Unione europea che equivale al sostegno ad un progetto condannato al fallimento. Il Kosovo sarà uno Stato fantoccio per sempre, poiché Cina e Russia non lasceranno che entri a far parte delle Nazioni Unite. E per l’Osce il problema è simile”.

C’è ancora uno spiraglio per giungere ad una soluzione, anche sul piano diplomatico?
“Lavoreremo molto sul piano diplomatico. Il pericolo vero è che è stato aperto il vaso di Pandora ed in particolare è nato il sogno della “Grande Albania”. Un sogno questo che ha più di 130 anni. È stato il presidente Usa George W. Bush in visita a Tirana nei mesi scorsi a puntare a questo progetto dicendo che adesso che gli albanesi hanno guadagnato l’indipendenza del Kosovo possono credere nella nascita della Grande Albania. Penso che se un giorno il Kosovo dovesse unirsi all’Albania questo potrebbe provocare un’enorme pressione su Macedonia occidentale e Grecia. Abbiamo visto infatti gli striscioni degli albanesi della Grecia, giunti a Pristina, che dichiaravano che non può esistere l’Albania senza Ciamuria (regione del nord della Grecia)”.

Quale sarà il futuro dei serbi rimasti in Kosovo?
“La questione del Kosovo settentrionale è ancora aperta. Il diritto all’autodeterminazione è stato garantito dall’Onu soltanto al popolo albanese ma non a quello serbo. A nord del fiume Ibar - in un’area geografica equivalente al 10% del Kosovo- Metohija - vivono 55.000 serbi e 3.000 albanesi. Per questo, i kosovaro-serbi non vogliono sottostare al dominio di Pristina così come i kosovaro-albanesi non accettano quello di Belgrado. Vi sarà poi un’enorme pressione sulle piccole enclave e questo è già iniziato. Per esempio, in villaggio è stata picchiata brutalmente una donna anziana e intimidita, distruggendo tutte le suppellettili della sua casa. In un’altra piccola enclave un anziano è stato malmenato e per questo la gente è spaventata. I serbi temono la violenza e pensano di fuggire via. D’altronde questo è il modus operandi degli albanesi. Venti anni prima che Milosevic diventasse presidente, quando era ancora uno studente, queste cose già avvenivano”.


I fatti di cronaca delle ultime ore, meritano un commento a parte, in quanto riguardano l'esplosione di un malcontento e una sensazione strisciante di uno scippo. Per capire la portata dello smacco sentito dai serbi è come se ad un certo punto la UE sancisse autonomamente con l'aiuto di forze militari e di polizia l'indipendenza di tutto il Nord Italia o delle regioni insulari. Uno scippo quindi, mascherato da protettorato. Dalla parte dei kosovari c'è da ricordare come furono gli stessi serbi nemmeno dieci anni fà a penetrare nelle loro case, rubare, stuprare e uccidere con scene simili a quelle viste recentemente in Europa solo durante la repressione nazi-fascista. Due etnie che in condizioni normali avrebbero potuto convivere, ma che dopo un tale scempio devono tutelare il proprio diritto di esistere. L'ambasciata statunitense è stata la prima ad essere devastata assieme a quella croata, con l'amministrazione Bush che usa toni concilianti ma non riesce a nascondere l'imbarazzo. USA e UE hanno motivi diversi per tutelare la sicurezza in quella zona, ma tutte le parti in causa sono a conoscenza della complessità della situazione e dell'importanza di questa zona d'Europa, pronta ad entrare a pieno titolo nella famiglia dei paesi europei riuniti sotto un'unica bandiera ma con qualche sacrificio. Alcuni osservatori fanno notare come già in Montenegro la recente indipendenza dal governo centrale di Belgrado ha fatto diventare quella zona un ricettacolo di trafficanti di droga e di armi. Qualcuno ha addirittura azzardato che il Kosovo potrebbe diventare l'Iraq d'Europa con scontri di tre etnie diverse e con l'esercito della KFOR e della NATO costretto a fronteggiare l'esercito serbo, le milizie dell'AKSH e i mujaheddin richiamati alle armi come nel 1993 dall'esercito bosniaco, sotto l'egida di Al Qaeda


F.Q.

martedì 19 febbraio 2008

Le proteste dei serbi in Kosovo

I serbi del Kosovo scendono in piazza il 18 dicembre per rivendicare la propria identitò all'interno di una regione storicamente legata alla Serbia nel corso della sua storia. Sotto l'occhio vigile della KFOR i manifestanti si sono diretti verso uno dei punti caldi della regione del Kosovo, la Kosovsca Mitrovka a maggioranza serba. Il corteo fa seguito ad un'iniziativa lanciata dal governo serbo per dimostrare come gli stessi paesi occidentali che stanno pian piano sfaldando i paesi balcani, sono gli stessi che in passato hanno difeso a spada tratta la propria indipendenza da ingerenze straniere o da imperi di cui facevano parte. La campagna pubblicitaria ha previsto la disposizione lungo le strade serbe di cartelloni pubblicitari con le frasi di personaggi come Washginton o Churchill inneggianti alla libertà e al diritto all'autodeterminazione. Insomma la protesta civile monta di pari passo al rischio di un uso improprio delle armi, eventualità che rimane nell'aria e che tutte le parti in casa stanno cercando di evitare con pericolose acrobazie diplomatiche.


Francesco Quartararo
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Le speculazioni politiche sul Kosovo

Come corollario al post precedente, inserisco un link ad un articolo abbastanza controverso sulle interviste rilasciate al Venerdì di Repubblica sulla situazione esplosiva del Kosovo. Nonostante i toni fortemente polemici dell'inizio, si può intuire come sia difficile giudicare sbrigativamente i problemi di un paese dall'esterno con un parametro considerato giusto ed universale perché accettato dalla comunità in cui viviamo. Buona lettura
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Le tensioni dell'ultimo anno e il veto della Russia


I primi passi verso lo status attuale del Kosovo prendono le mosse dalla decisione che nel 1972 le due Germanie firmarono per la coesistenza pacifica di due realtà statali all'interno della stessa nazione. Il problema del Kosovo nasce dalla difficoltà da parte della Serbia di rinunciare alla sua principale regione petrolifera in nome di un pan-albanesimo che rischia di far deflagrare un vero e proprio conflitto armato. La Serbia non ha mai del tutto rinunciato alle regioni della Bosnia-Erzegovina a netta maggioranza serba, ha tollerato l'autonomia imposta dall'ONU al Kosovo ed ha dovuto subire l'ennesimo scisma interno con il distacco del Montenegro non più tardi di due anni fà, con la situazione paradossale di atleti in giro per il mondo a rappresentare un paese che non esisteva più, come accaduto ai mondiali di calcio del 2006 in Germania. La proposta fatta a Bruxelles da Ishinger, membro del gruppo di intermediazione, vuole ricalcare una formula ben collaudata in un territorio in cui ancora oggi i confini statali non corrispondono a quelli nazionali. Ad ulteriore conferma di ciò nel novembre del 2007 è stata confermata l'esistenza di un gruppo armato organizzato (AKSH), con una sua centrale tra le montagne del Kosovo, che ha già agito ai confini della Macedonia in supporto dell'etnia albanese del Tetovo alle prese con riforme costituzionali che limitano i diritti delle minoranze. Le ultime mosse di questa organizzazione militare, autoproclamatasi come esercito nazionale albanese a scopi puramente difensivi, si stiano concentrando sui confini del Kosovo per evitare eventuali ritorsioni da parte della formazione paramilitare serba Zar Lazar. La KFOR presente tutt'ora in Kosovo è quindi tra due fuochi, con la sicurezza, poco piacevole, che l'AKSH non compirà azioni di ritorsione contro le forze internazionali finché esse garantiranno l'autonomia del Kosovo. Un altro elemento che serve ad arricchire il quadro è il fatto che gran parte della popolazione non vede l'utilità di un'indipendenza. Anzi, la popolazione odia profondamente gli investitori occidentali che si sono infiltrati in questi anni di caos a speculare sulle tardive decisioni della comunità internazionale. L'ulteriore ipervalutazione del greggio e gli interessi della Russia non facilitano il rasserenamento del clima. La Russia cerca di portare la questione di fronte ai limiti del diritto internazionale, ponendo di fatto un ostacolo insuperabile di fronte il Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Il ministero degli esteri russo fa notare come una situazione del genere porterebbe instabilità politica anche nell'Unione Europea. Basti pensare alle regioni della Catalogna o dei paesi baschi, della Bretagna, della parte greca dell'isola di Cipro, le minoranze rumene, l'Ulster e la pseudo regione della Padania pronte a sfruttare l'occasione di un precedente in casa europea per ottenere non una forma di autonomia o di statuto speciale, già concesso tra l'altro in un modo o nell'altro a tutte queste regioni, ma una totale indipendenza dallo stato unitario d'appartenenza.




Francesco Quartararo

I Mujaheddin noti nella guerra dei Balcani






A completare il post precedente, ecco le liste di alcuni dei mujaheddin noti che operavano in Bosnia, oltre alle immagini di caschi blu che scortano mujaheddin
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L'Interesse degli USA nella questione balcanica

Tutte le storie hanno un principio. La storia del Kosovo comincia con lo sfaldamento dell'ormai ex Jugoslavia, precisamente nel 1993. L'esercito bosniaco comandato da Rasim Delic, supportato dal presidente Alija Iztebegovic, assume all'interno del suo esercito le brigate Mujaheedin, pari a alla terza forza armata all'interno dell'esercito bosniaco. La violenza scatenata dall'esercito bosniaco si rovescia nei confronti dei serbi, in un misto di lotta per l'indipendenza nazionale e jihad contro l'infedele. Tutto questo mentre le truppe della NATO, con gli americani a gestire le attività belliche, assiste a stermini religiosi. Con gli occhi di chi ha visto l'11 settembre, si riscopre che oltre l'Afghanistan esiste un'altra zona dove le truppe terroristiche islamiche sono state direttamente armate dagli americani. Carla del Ponte, inviata dell'Unione Europea ad indagare sulle brutalità avvenute negli ultimi quindici anni, si è trovata di fronte una situazione imbarazzante: come giustificare agli occhi del mondo questo concorso di colpa esterno? Dopo tutta la retorica spesa per dimostrare come l'Occidente si mostrasse come organo super-partes a dividere questioni nazionali all'interno dell'Europa. La presenza di campi di sterminio anni dopo quelli dei nazisti ha destato molto più di un semplice allarme. Anzi, spunta qualcosa di più, in grado di far saltare dalla sedia i tranquilli e seriosi commentatori di circostanza. Gli Stati Uniti hanno preparato un accurato dossier sulla presenza attiva di Al Qaeda nei Balcani, con tanto di dimostrazione dell'uso fatto dal governo Clinton delle falangi jiddahiste nella guerra in ex-Jugoslavia. Da questo primo conflitto i militari serbi usciranno sconfitti, i civili saranno vittime di grandi rappresaglie di pulizia etnica al confine mentre i generali più sanguinari si preparano a raccogliere una triste lezione dalla prima guerra del 1993: per evitare una nuova strage di serbi a causa di una minoranza, bisogna prima sterminare la minoranza. Ecco da dove comincia la lunga storia del Kosovo.
Francesco Quartararo

L'indipendenza del Kosovo, una questione tutt'altro che semplice

Comincia un piccolo reportage che si propone di riassumere passo passo tutte le vicende che hanno portato alla recente indipendenza del Kosovo dalla Serbia, la tutela dell'ONU e dell'Unione Europea che ha però lasciato libera scelta ai singoli paesi membri, provocando reazioni diversificate e distinte: Francia, Germania, Italia e Regno Unito hanno riconosciuto il Kosovo come stato indipendente, Romania, Cipro e Spagna non riconoscono la secessione del Kosovo in quanto alle prese con movimenti fortemente secessionisti all'interno dei propri confini. Le vicende che hanno portato a questa situazione a volte si presentano lineari, altre volte mostrano pesanti ingerenze da parte di altri stati all'interno dei Balcani, USA e Russia in primis. Ogni giorno un piccolo riassunto dall'inizio della vicenda, basandosi sulla gran quantità di materiale messo a disposizione dallo staff di http://www.etleboro.it/ e la rivista Rinascita, che si occupa da tempo di questione balcanica.


Francesco Quartararo
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Assegnazione del premio "Dieci e Lode"

Come promesso, anch'io assegno il premio "Dieci e Lode" a due bloggers per meriti sul campo. Al blog di Antonio Candeliere Etica e Politica, Massoneria, Religione. Realtà e idee per la completezza e la pertinenza dei loro post, molto accurati e precisi, mentre il secondo blogger è Khalid Jarrar, per il coraggio nel raccontare quando possibile la vita di Baghdad con gli occhi di chi ha visto la sua terra devastata da guerra e terrorismo su Tell Me a Secret. Raccomando ai bloggers insigniti del premio di continuare questa tradizione, tutta italiana, seguendo le regole che trovate nella colonna sinistra del mio blog.
Macchia86

lunedì 18 febbraio 2008

Banner per i fan dei LuAnViNiKa

Ora tocca ai fan dei LuAnViNiKa esibire il proprio banner. Da esibire sulle vostre pagine personali:
LuAnViNiKa. Non avete ancora visto niente
Nell'incollare il codice, cancellate solo la parte con http://not-a-real-namespace.
Per chi vuole qualcosa che faccia più effetto, ecco un altro banner da inserire:
Non avete ancora visto niente

Inserisci il banner del mio sito

Ecco il banner del mio blog, per avere sempre a disposizione un link diretto ingombrando poco spazio
La Macchia 1986. News dall'Italia e dal mondo, curiosità divertimento, radio e tv online. Molto più di un blog
Nell'incollare il codice, cancellate la parte dove trovate scritto http://not-a-real-namespace ed il gioco è fatto. Per qualunque problema, lasciate un commento

Se preferite potete anche inserire questo, più animato e grosso,
La Macchia 1986. News dall'Italia e dal mondo, curiosità divertimento, radio e tv online. Molto più di un blog
ricordandovi di togliere http://not-a-real-namespace

mercoledì 13 febbraio 2008

SOS Pianeta Terra: il freddo di inizio anno riequilibra il clima

L'estate 2007 era annunciata come la più calda degli ultimi anni, si è rivelata solo la più mite con punte settimanali sopra la norma, con massime che hanno toccato i 45 gradi in Italia. Ma la sorpresa si ha guardando dalle finestre di mezzo mondo: intere regioni cinesi, mongole e persino Bagdhad sono coperte dalla neve. La temperatura globale è scesa notevolmente, portando la media globale a soli 0,12 gradi in più rispetto alla media 1951-1980. Il passaggio tra lo stretto di Bering sei mesi fà era libero dai ghiacci ed era attraversabile a piedi, mentre oggi la calotta polare è vicina alla sua media storica, ovvero 14 milioni di kmq di ghiaccio. La copertura nevosa dell'emisfero nevoso sembra essere sopra la norma. Da cosa è dipesa questa brusca inversione di tendenza? Secondo le prime ipotesi il dato emerso in questi primi mesi, confermato dalle tendenze di febbraio dalla NASA e National Climatic Data Center, dimostra la fine dell'effetto del Nino sul clima e l'inizio dell'attività della sua "gemella", la Nina, che agisce in maniera specularmente opposta sul clima. Mentre tra il 2002 ed il 2007 il riscaldamento delle acque superficiali dell'Oceano Pacifico ha trascinato al rialzo le temperature globali, la Nina dovrebbe agire attivando un meccanismo inverso simile a quello messo in atto tra il 1999 ed il 2001. Nella ciclica interazione di queste due macro-sistemi intervengono le fasi solari, attive nell'arco di 11 anni ed il ciclo del carbonio, alterato in parte dall'uomo con l'emissione di gas nell'atmosfera. Il vero rompicapo per scienziati, astronomi e climatologi è definire un modello unico che unifichi queste concause nella definizione dello stato di salute del nostro pianeta. Nel nostro sistema solare, le grandi tempeste in grado di alzare o abbassare la temperatura globale di decine di gradi sono eventi osservati con una certa regolarità. Il problema sta nell'individuare cosa accade in un pianeta ricco di un elemento termicamente interessante come l'acqua, in grado di trattenere calore e rilasciarlo poco a poco. In tutto questo, ad oggi la Terra è l'unico pianeta in cui il ciclo del carbonio influenza il clima ed in cui degli esseri viventi sono in grado di alterare la composizione chimica dell'atmosfera, immettendo gas sintetici in grado di provocare effetto serra o addirittura di riflettere la radiazione solare non facendola passare. Insomma occorrerà ancora tempo prima di poter affermare con sicurezza in che direzione si muovono la Terra ed i suoi abitanti.



Francesco Quartararo

La rincorsa alla Casa bianca, parte sesta


Forse ci siamo. Obama ha centrato il sorpasso. In Virginia ha doppiato la Clinton, nella capitale ha ottenuto addirittura il triplo dei voti. Ha fatto proprie alcune delle idee espresse in campagna elettorale da Edwards, candidato a questo punto ad affiancarlo come vicepresidente con il placet del partito democratico. Hillary non ha più retto alla soverchiante ondata di entusiasmo nei confronti del suo rivale interno, segnale il cambio a pochi metri dal traguardo del capo della sua campagna elettorale con una sua ex collaboratrice di colore, quasi a ruffianare in extremis quella parte afroamericana che suo marito Bill era sempre riuscito ad attrarre, tanto da meritarsi l'appellativo di primo presidente "nero" della storia americana. Le donne e i bianchi ormai sono convinti da Obama, in grado di battere anche John McCain, alle prese con un'opera non facile di conciliazione con l'ala conservatrice del suo schieramento. Tra settembre ed ottobre si assisterà probabilmente ad uno scontro molto duro, tra l'ex reduce del Vietnam, portabandiera dei valori repubblicani nel mondo, convinto nel continuare sulla scia di Reagan e Bush padre piuttosto che sulla linea disastrosa lasciatagli dal presidente uscente e il meticcio Obama, perfetta sintesi dell'americano moderno, giovane, rampante, sognatore e proveniente da culture e mondi diversi che solo negli Stati Uniti può trovare la possibilità di costruirsi una famiglia ricca e in grado di aiutare il prossimo. La solidità morale e la grande esperienza di John McCain contro il giovane rappresentante del meltin pot Obama. Una sfida appassionante aperta a qualsiasi soluzione.

F.Q.

I rifiuti in Campania e la sfiducia della gente


Dal piccolo sondaggio svolto su questo blog, in merito alla vicenda dei rifiuti che attanaglia da vent'anni la Campania ed esplosa definitivamente negli ultimi mesi viene fuori che la speranza di trasformare la Campania in un esempio per l'Italia nella raccolta differenziata e nel riciclo della spazzatura, va di pari passo con la sfiducia. La voglia di scappare sommata a soluzioni tampone, a volte originali a volte no, è minore della rabbia nei confronti delle istituzioni locali e nazionali, che hanno mangiato milioni di euro l'anno con commesse speciali, commissari straordinari con stipendi milionari e promesse elettorali da non mantenere subito per permettersi la conferma dell'incarico. La campagna elettorale forzata che porterà all'Election Day del 13 aprile non aiuta certo i napoletani e i loro vicini. Nella selva di promesse elettorali si perdono energie e tempi che dovrebbero essere usati per approntare soluzioni, alcune immediate, altre a più largo respiro. L'asfissia decisionale è pari a quella causata dall'olezzo di cataste di rifiuti alte qualche metro. Prima del voto di fiducia a Prodi si è avuto un assaggio della scelta dei politici italiani a riguardo: a destra si accusa violentemente con toni al limite della calunnia, a sinistra si abbaia in nome di una struttura sociale che non permette interventi radicali. Entrambi non pongono soluzioni, non pensano minimamente di sedersi ad un tavolo comune per arginare il problema. Chi vince fa a pezzi l'avversario e come finisce si vedrà. Il 13 aprile è lontano, e la Campania non può più permettersi di perdere nei sacchi della spazzatura la sua dignità e la sua capacità di produrre ricchezza.
Francesco Quartararo

sabato 9 febbraio 2008

Gli editori di Beppe Grillo investono già sul futuro

Il gruppo che cura le ricerche e finanzia in parte gli spettacoli di Beppe Grillo risulta avere avuto in passato partecipazioni societarie in Telecom. Da un'oculata ricerca che impiega anche poco tempo, è possibile trovare da sé le tracce che testimoniano questi passaggi. Ma uno degli aspetti più strani deriva da una costola degli editori di Grillo, la Casaleggio associati, che propone in un video auto-prodotto, tutte le maggiori fusioni aziendali riguardanti i grandi media. Con tanto di date ben precise, indicazioni dei loghi scelti dalle aziende a seguito delle fusioni, viene fuori come nel 2011 Google sarà pronta ad acquistare Microsoft e Yahoo, sempre più sola tra i motori di ricerca, sarà salvata da Amazon. Ma le sorprese non si fermano qui. In un continua esaltazione della potenza della rete Internet, il video proposto dimostra come la tv e la carta stampata spariranno non più tardi del 2020 e saranno inglobati assieme alla radio dai pc grazie alla figura del prosumer, cioè produttore (producer) e al tempo stesso consumatore (user) di contenuti. Nel 2015 il digitale terrestre sarà definitivamente abbandonato e qualche anno dopo si assisterà alla fusione tra Google (con un logo scuro simile a quello Microsoft) ed il nuovo Amazon! (che nel logo inserirà il punto esclamativo di Yahoo) con le tre principali reti televisive più importanti, ovvero l'americana CNN, la britannicca BBC e la cinese CCTV. A questo punto la profezia mediatica raggiunge il culmine con la nomina nel 2020 del ministro della giustizia negli Stati Uniti di Lawrence Lessing, che dichiarerà il copyright illegale. A seguito di questa decisione il colpo di scena con Google pronta a lanciare nel 2022 Prometeus, che gestirà anche il lavoro degli agav, gli agenti che scoprono informazioni per conto degli avatar di Second Life, sempre più sfruttato dagli utenti, e Amazon! che creerà Place, compagnia incaricata di virtualizzare ogni aspetto della realtà per poter essere contemporaneamente in posti diversi in tempi diversi. Nel 2027 viene anche prevista l'evoluzione di Second Life in Spirit, con tanto di logo grigio e scritta bianca già pronta, dove verrano condivisi tutti gli aspetti, anche sensoriali, tra le persone colegate. Si ipotizzano addirittura vendite di memorie umane come ulteriore possibilità di business. Nel 2050 è prevista l'operazione di mercato più importante che vede l'acquisto da parte dell'azienda Prometeus (anche questa pronta con il suo bel logo con tre pennacchi rossi sulla "o") di tutte le aziende create per la virtualizzazione della vita reale e delle aziende legate al sistema delle informazioni, in grado di finanziare da solo missioni spaziali alla ricerca di nuovi mondi. Non mi pronuncio sull'immagine conclusiva lasciando ai miei lettori ogni tipo di conclusione. Non conoscendo il contesto di produzione di questo video, rimane sicuramente curiosa la precisione con cui i suoi ideatori hanno curato i loghi e scelto le date indicative di ogni operazione di fusione aziendale
F.Q.

Putin lascia la Russia presentando i suoi risultati

Nel discorso conclusivo alla nazione, così come il suo collega Bush, Putin presenta i risultati ottenuti durante la sua presidenza. La Russia demotivata, spaccata e corrotta di Eltsin all'indomani del crollo dell'URSS è ora un paese dove l'aspettativa di vita è passata da 57 a 76 anni, i grandi capitalisti arrichitisi alle spalle del paese lo servono senza più crearsi lobby autonome di potere, è un paese unito dove i ribelli ceceni sono stati annientati nell'ottica di pulizia dal terrorismo mondiale. Ma la Russia di Putin è un paese che non transige sulla corsa al riarmo, provocata e avvallata dalla Nato che con l'inserimento dell'Ucraina porta alle porte della Russia quella che è la più potente organizzazione militare al mondo. Da qui i toni molto duri di fronte i patner europei, tra minacce di chiusura dei rubinetti energetici che giornalmente irrorano l'Unione Europea. Ulteriore grana la dichiarazione d'indipendenza del Kosovo attesa per il 17 febbraio, a cui la Russia si è fermamente imposta in nome degli equilibri locali. Quasi immune dai rischi provocati dall'economia virtuale innescata dai subprime la Russia avverte il mondo di essere pronta ad assumersi qualsiasi responsabilità di fronte i progetti militari degli Stati Uniti. La crisi deriva dal progetto presentato dall'NSA (National Security Agency, che coordina la sicurezza interna ed esterna degli USA) di rinnovare alcune testate nucleari per tenerle al passo con i tempi. Secondo alcuni esperti la possibilità di nuovi test nucleari è esclusa dai controlli di manutenzione apportati ad ogni testata, troppo severi e rigorosi per dover essere ripetuti. I timori di alcuni ambienti militari derivano dal malfunzionamento delle testate più vecchie, che potrebbero non agire al massimo della loro potenza. Persino alcune riviste scientifiche si sono interessate a questi eventuali problemi, dando però pareri negativi su possibili malfunzionamenti strutturali delle testate atomiche. Putin si sposta in secondo piano, ha presentato al mondo l'eredità che lascia a Medved ed ha fortemente sconsigliato la presenza di ispettori dell'Ocse alle elezioni presidenziali di novembre.


F.Q.

I fuggiaschi che volevano Palermo

A vederli si pensa che il ricambio generazionale non abbia funzionato. Gli Inzerillo, i Gambino e tutte le famiglie mafiose fuggiasche che con Provenzano non solo tentavano la pacificazione, ma preparavano i grandi affari sull'asse Palermo-New York sono state bloccate. Nei piani di spartizione tra i due rami mafiosi centri commerciali nelle zone limitrofe di Palermo, da Villabate sino a Cinisi. Le famiglie erano pronte ad entrare a piene mani nell'affare Ponte sullo Stretto, saltato a causa della decisione dell'ex ministro Di Pietro, più un ex magistrato che politico ancora oggi. Gli affari non vanno bene per Cosa Nostra, anche se i commercianti continuano a pagare il pizzo proprio per la paura di un possibile cambiamento. Un popolo che paga il pizzo è un popolo indegno. Purtroppo ci si mantiene ancorati alle buone, vecchie tradizioni. Gli arrestati in quest'ultima maxi-operazione coordinata dall'FBI e dalla DIA (secondo lo storico accordo voluto da Rudolph Giuliani e Giovanni Falcone) appartengono alla generazione dei grandi vecchi, che hanno consigliato e mediato con Totò Riina la fine della guerra di mafia, o sono giovani sui trent'anni, irruenti ed ambiziosi. Dalle foto viste il novello mafioso è solo più spregiudicato e veste Prada, senza coppola o giacche vistose. Il patrimonio delle famiglie è incessantemente sottratto dalle forze dell'ordine con operazioni che hanno visto la Calcestruzzi s.p.a, affiliata con l'altra grande organizzzazione criminale, la camorra, indagata per l'uso di materiale scadente nelle costruzioni fatte per mezza Italia. Uno dei tanti casi di inefficienza che hanno messo in allarme gli inquirenti risulta dal materiale messo a disposizione dalla ditta per la riparazione della copertura del porto industriale di Gela, sbriciolato in pochi giorni dalle onde del mare. Continua la latitanza in Sicilia di Matteo Messina Denaro, sempre più solo ma ancora coperto dalla paura che regna la Sicilia. La paura di potersi liberare per sempre da questo cancro.
F.Q.
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La rincorsa alla Casa bianca, parte quinta



Nemmeno lo Tsunami-Tuesday, caratterizzato più dalla tragedia provocata dai tornado negli stati del sud più che da fatti decisivi, consegna il nome dei due sfidanti alla Casa Bianca. Almeno così sembra in apparenza, in quanto in campo repubblicano McCain elimina lo sfidante con la maggior quantità di fondi a disposizione, Mitt Romney, ma è fortemente inviso dallo zoccolo duro dei neocon, che preferirebbero un altro Bush piuttosto che un repubblicano che parla di tasse e controllo maggiore dei mercati. A sorpresa potrebbe essere proprio il conservatore Huckabee lo sfidante più duro per l'ex veterano del Vietnam, scelto dagli indecisi per la sua esperienza politica. In campo democratico i toni si sono concentrati sul testa a testa tra i due candidati, che lottano ancora per un posto al sole nel partito democratico. Molti osservatori definiscono salutare la lotta tra Obama e la Clinton, ma la senatrice accusa il colpo: ha già finito i finanziamenti esterni ed ha attinto a qualche milione di dollari del suo patrimonio personale, quindi potrebbe non reggere il testa a testa fino all'estate. Al momento la scelta di un presidente forte e con esperienza politica decennale, un vero e proprio capitano in grado di guidare gli USA fuori dalla crisi subprime sembra prevalere sulle promesse rivoluzionarie di Obama. Se il voto fosse domani, probabilmente i repubblicani sarebbero ancora alla Casa Bianca.
Francesco Quartararo

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