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sabato 31 maggio 2008

L'Italia che merita i rifiuti

Nei libri di storia scritti dai nostri pronipoti si leggerà di come un popolo ricco e ingegnoso venne sommerso da una montagna di rifiuti e divenne sterile ed impotente a causa dei rifiuti radioattivi creati dalle centrali nucleari riaperte. Cosa potrebbe accadere al nostro paese che non è in grado di smaltire il proprio pattume se avesse a che fare con rifiuti tossici e radioattivi. A Chiaiano la popolazione è andata contro le forze dell'ordine solo perché guidata dai guaglioni mandati dalla camorra a controllare che parte del loro impero economico non venga toccato dallo Stato. Uno Stato di cui si sente nostalgia come un lontano parente, troppo indaffarato o troppo menefreghista per occuparsi dei problemi dei suoi cittadini, sempre presente a ora delle elezioni e poi pronto ad eclissarsi. Nella crisi dei rifiuti la camorra, imprenditori senza scrupoli e amministratori corrotti hanno trovato il modo di arricchirsi fottendo tutti gli altri che soffocano nella munnizza e non hanno la forza di reagire. Chi vuole cercare di fare qualcosa viene aggredito, bastonato, mandato via e deriso, un come accade in ogni vicenda di rilievo, piccola e grande, in questo dannato paese chiamato Italia. Una lezione, quella di Chiaiano, che è valida in tutta Italia da Nord a Sud. Qualche arraffone, pochissimi volenterosi e una moltitudine di ignavi compongono ormai la popolazione italiana, una popolazione destinata all'estinzione per la sua immobilità e il suo decisionismo pari a quello di un kamikaze giapponese. Un paese che è incapace di garantire sicurezza, civile ed ambientale, sceglie di basare la sua economia sul sistema energetico nucleare, con rifiuti 1000 volte più letali di quelli rilasciati dal carbone, dal petrolio o dal gas. L'unica differenza è che un paese che sceglie il nucleare al posto di energie rinnovabili e pulite (vento, sole, colza e capacità scientifiche non mancano certo) si condanna virtualmente alla morte certa. Altri paesi riescono a gestire l'impatto ambientale, ma immaginate cosa potrebbe accadere in un paese in cui i primi tecnici entrati a Chiaiano, dopo lotte e guerriglia urbana, già dichiarano la discarica non utilizzabile secondo i criteri dettati dall'Unione Europea. Una discarica voluta dallo Stato, ma inagibile ancora prima che venga attivata.


F.Q.

In arrivo nuovi leggi sull'editoria

Paolo Bonaiuti, vicepremier con delega all'editoria ha annunciato la preparazione di una legge quadro che sistemi definitivamente l'assetto editoriale italiano considerando anche la componente multimediale oggi esistente. Queste parole criptiche, date ai giornalisti nel corso di una conferenza stampa sembrano riferite ad una regolamentazione del far west selvaggio della libera opinione qual è la Rete Internet. Impossibile o quasi pensare alla fine dei finanziamenti statali per alcune grandi testate, il tutto equivarrebbe ad uccidere la stampa etratto da sviluppo.centrodiascolto.itditoriale italiana oppure (sorpresa) a trasferire testate storiche come l'Unità e altre tenuta in vita dai partiti esclusivamente sul web. Una soluzione fantascientifica per il nostro paese ma che darebbe un'accelerazione al processo di "trasloco" dalla carta riciclata ai byte presenti sul Web. Non resta che attendere la proposta di legge, sperando che essa non venga celata in un pacchetto di leggi da approvare in blocco evitando, di fatto, un dibattito parlamentare che decida il destino dell'editoria italiana. Resta ancora in sospeso la questione dell'FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana) che non ha ancora rinnovato il contratto nazionale della categoria giornalistica e del quale sindacati e governo non hanno più parlato da almeno un anno e mezzo.


Francesco Quartararo

martedì 27 maggio 2008

Londra, what a city! Parte quarta


E poi la vedi: è lì nella sua maestosità…non sai bene se è grigia o è solo il colore del cielo che si riflette nel suo marmo.
La sua forma, quasi di tempio greco, ti anticipa che quello è un luogo sacro e che i “pellegrini”che vi si recano , avidi di bellezza o solo pieni di curiosità, non devono violare quel luogo con rumori troppo forti o trilli di telefonino.
Già, il telefonino: come il mio che trilla nella mia tasca annunciandomi ( secondo le regole, fin troppo forte) che Simona ci ha raggiunti.
Ma è solo un breve intermezzo in quella passeggiata che come abbiamo ironicamente detto ci sta facendo attraversare ben 5 secoli di storia dell’arte.
Un occhio veloce alla nostra guida: il tempo è tiranno ma io voglio vedere e osservare, sono avida di colori e di tele , di vedere da vicino i quadri che ho osservato solo sulla carta patinata dei libri di scuola.
Cominciamo a girare: per una visita appagante alla National Gallery bisogna puntare più sulla qualità che non sulla quantità.
Guardiamo i primi quadri e in quel turbinio di colori ci domandiamo se è normale trovare lì tutti quei tesori, da Antonello da Messina fino a Caravaggio.
Dopo avere visitato le prime cinque o sei sale la curiosità la fa da padrona e con il nostro accento molto-poco british chiediamo “sorry, where is the “Virgin of the Rocks”?”. Una signorina molto gentile ci rimanda al numero della sala.. ci avviciniamo sempre di più, passando per la Venere e Marte di Botticelli, il Battesimo di Cristo di Piero della Francesca, la sepoltura di Michelangelo, Bacco e Arianna di Tiziano.. e poi eccola lì: La Vergine delle rocce di Leonardo… guardarla da vicino fa quasi impressione.
In me affiorano echi della scuola superiore che hanno la voce della mia prof.ssa di storia dell’arte:
L'interpretazione ufficiale della "Vergine delle Rocce", è quella che identifica la figura di Gesù con quella del bambino posto in basso, nell'atto di benedire, e quella della figura del piccolo Giovanni Battista con il bimbo genuflesso abbracciato dalla Vergine. Ribaltando tale interpretazione, si potrebbe invece immaginare che la figura del Gesù possa essere quella posta in alto, accompagnata dall'amorevole gesto della Madonna, e che quella del bambino sottostante, benedicente, sia invece quella del Battista, quasi a volere prefigurare in questo gesto, l'atto futuro che il Battista avrebbe compiuto nei confronti del Cristo: il Battesimo. Quanta simbologia in questo gesto! Qui sembra che Leonardo, instancabile indagatore, sia voluto pervenire all'origine della scelta del Battista come Colui che un giorno avrebbe potuto compiere un atto talmente sacro, come quello di battezzare Gesù. Forse per questo ambienta tutto in una caverna, che ci ricorda l'origine dei tempi, e dunque l'origine della scelta. E forse è per questo che è presente, sullo fondo, l'elemento dell'acqua. Alla luce di questa possibile interpretazione osservando bene il dipinto “La Vergine delle Rocce”, la prima cosa a risaltare sarebbe il gesto affettuoso con il quale la Madre accosta il figlio al Battista mentre, con l'altra, si accinge a benedire il capo del Giovannino. È come se la Madonna si facesse da tramite, per trasferire la benedizione di Gesù al Battista, che ora a sua volta, può legittimamente osare di benedire il Bambino Gesù. Ma ecco che dal quadro emerge una figura, quella più adeguata a dare annunci, l'Angelo. L''Angelo si rivolge a noi spettatori, e ci indica quale è il figlio di Dio. Pare infatti volerci dire con il suo gesto: è Lui il Bambino divino.
E mi ritrovo inconsapevolmente a ringraziare la prof.ssa per quello che mi ha insegnato..
Proseguiamo per le sale e ci ritroviamo di fronte ai dipinti Cézanne, Vermeer, Velázquez, Degas, Monet, Rembrandt e Rubens.. quanta emozione nel vedere i quadri del padre del cubismo qui a non più di un metro dal mio viso.. Il pittore delle “ballerine” mi emoziona (forse anche per un motivo personale) e i quadri di Monet mi lasciano senza fiato, quasi in sospeso tra quelle pennellate di colore così approssimative ma così vere, autentiche.
Il puntinismo di Seurat mi cattura… Le dimensioni del suo quadro mi portano in quello stesso prati, accanto ai signori ben vestiti, ad osservare la scena e quella barchetta.
Renoir e le sue forme generose mi fanno sorridere ( sarà perché ho sempre pensato dopotutto di essere una delle sue “bagnanti” in carne -soprattutto quella- e ossa?).
Uno dei momenti topici è stato senz’altro trovarsi davanti ai miei amati “girasoli” di Van Gogh…è il primo vaso di girasoli che Van Gogh dipinse ad Arles, quando divideva casa con Paul Gaugin: quelle pennellate aggressive, che denotano tutta la follia e la lucidità del pittore olandese, mi catturano e per un paio di secondi mi rivolgo al giallo di questo quadro con curiosità: non è né troppo acceso ne è spento ma vibra di un intensità tutta sua e un po’ mi inquieta,
bene, è meglio andare avanti… osserviamo ancora qualche dipinto, nel frattempo un gentilissimo signore ci informa che lo zaino di Francesco è aperto e di controllare se manca qualcosa( e poi dicono che i londinesi sono sgarbati). Stiamo ancora cercando il Caravaggio: sappiamo che è in questa sala ma non sappiamo dove.. e poi qui la gaffe, che alla fin fine ci sta e ci fa ridere di gusto.
F: Quello è un Caravaggio?
C: No, non è lui..mi sa che è quello
F: Sbagliato.. è questo..
C: no, non vedi, è di un altro pittore..
F: questo non mi sembra proprio
C: nemmeno a me..
F: è lui!
La Cena in Emmaus di Caravaggio.. come abbiamo potuto confonderla!
Stavolta mi maledico e ringrazio che la prof. Di storia dell’arte all’Università mi abbia dato 30 e lode ma non legge i blog (per fortuna).
I due discepoli mostrano stupore, Cleofa si alza dalla sedia e mostra in primo piano il gomito piegato; Pietro vestito da pellegrino con la conchiglia sul petto, allarga le braccia con un gesto che mima simbolicamente la croce, e unisce la zona in ombra con quella dove cade la luce; anche il braccio di Cristo, proteso in avanti, dipinto in scorcio, da l'impressione di profondità spaziale; il quarto personaggio, l'oste, mostra uno stupore senza consapevolezza, non coglie il significato dell'episodio cui sta assistendo; il discepolo posto di spalle, infine, funge da espediente per coinvolgere più direttamente lo spettatore nella scena.Caravaggio da risalto al brano di natura morta sul tavolo, con i vari oggetti descritti con grande virtuosismo, unendo ancora una volta realismo e simbolismo in un linguaggio unico. La brocca di vetro e il bicchiere riflettono la luce, il pollo con le gambe stecchite è stato interpretato come simbolo della morte, l’uva bianca la resurrezione…Ma ciò che importa di più è che ci sentiamo letteralmente catturati dentro quel bellissimo dipinto, tridimensionalmente parte della scena.
Poi una voce interrompe questo momento di agape : uno degli addetti ci invita ad avviarci all’uscita perché la galleria chiude alle 18.
A malincuore lasciamo quel regno dorato alle nostre spalle, consapevoli che ci sarebbe voluto più tempo per assaporare a pieno ogni singolo colore, movimento del braccio di quelle figure fantastiche che popolano secoli e secoli di storia dell’arte.
Usciamo ed è il 26 Aprile 2008: fuori dalla galleria è una tipica giornata londinese, la gente si affolla sulla piazza e noi ci ritroviamo a pensare che i nostri piedi stanchi ( dopo ben 10 ore quasi ininterrotte di cammino) non potevano portarci in un posto migliore di Trafalgar, all’ombra della statua dell’impavido ammiraglio che portò la sua Inghilterra alla vittoria e alla gloria. Che però, traduntur, soffriva di mal di mare!


Londra, what a city! Parte terza


Pronti, partenza via. Ecco il tema della seconda giornata a Londra, quella più lunga e stancante, di gran lunga la più densa. Non c'è tempo per la doccia completa, i capelli rimangono bagnati e con i 12 gradi mattutini l'unica cosa che mi può salvare è un cappellino. Colazione al Caffè Nero, mitica catena in franchising di bar all'italiana, con vista su Liverpool Station. La prima tappa del nostro itinerario è verso la Tower of London, dove sono riposti i gioielli della corona. La Tube o i bus? Usiamo i bus! Deviazione in pieno centro per lavori di trasloco di qualche riccone. Panico? Quasi. Chiediamo informazioni a passanti e a operai al lavoro. Uno di questi ci indica la strada mentre ingurgita in maniera famelica il suo panino. Chiedergli "parla come mangi" in questo caso non è stato una buona idea. Dopo un giro sulla mappa alquanto tortuoso, tra grattacieli e chiesette tipo spada nella roccia, arriviamo alla cinta esterna delle mura che circondano la Torre di Londra. Tutti in fila per il biglietto, senza sgomitare. Una famiglia indiana mi guarda con un misto di commiserazione e simpatia, la camicia che indosso sembra uscita dalla lavanderia di fiducia di Jimi Hendrix, con i suoi colori psichedelici disegnati dallo stilista Jack "LSD" Fusion. Solo in terra straniera avrei potuto indossare una camicia presa d'occasione 8 anni in pieno centro storico a Palermo in un negozio afrikaans vicino Ballarò. Preso il biglietto all'ingresso una simpatica guardia vestita da yeoman (la middle class del medioevo da quelle parti) controlla gli zaini. Arrivato il mio turno ricordo di aver messo nel mio Lonsdale un phone, nel caso in cui fossi riuscito a trovare un bagno con una presa per asciugarmi i capelli messi a forza sotto il mio cappellino. Lo strano rigonfiamento insospettisce la guardia, probabilmente avrà pensato che quel tipo con quell'inglese dall'accento da extracomunitario era un pericoloso terrorista pronto a chissà quale strage: tirato fuori il phone non mi ha nemmeno guardato, mi ha dato una pacca sulla spalla dicendo: "next please". Il comico ingresso nella struttura proietta me e la mia girlfriend in un mondo fiabesco fatto di castelli, regine, guardie alabardate, prigionieri torturati e leggende locali. Come quella dei corvi allevati dallo staff di sua maestà, cresciuti e riveriti perché il futuro della monarchia in Inghilterra dipende dalla presenza dei neri e pasciuti corvi all'interno del castello. All'interno tra tante ricostruzioni storiche troviamo anche i panni stesi di chi vive lì dentro e si occupa di scortare i turisti, di controllare il museo storico delle armature del regno e di tutto ciò che si trova all'interno di questa enorme struttura. Armature e armi che vanno dal 1066 fino alla seconda guerra mondiale, con tanto di Guinness World Record: accanto alla mastodontica armatura da guerra di Enrico VIII, padre di Elisabetta I, noto per la creazione dell'anglicanesimo e la sua incapacità a generare un erede maschio, si trovavano l'armatura del guerriero più piccolo e di quello più grande che siano mai scesi su di un campo di battaglia: la prima armatura arrivava a malapena al mio ginocchio e la spada era lunga non più di 20 cm. La seconda armatura apparteneva ad un colosso di 2,10m, dalla notevole prestanza fisica in quanto le sue spalle ricoprivano una superficie pari ad un armadio a tre ante. Anche la sua spada era impressionante, circa 2m. Meraviglia delle meraviglie la sala dei gioielli della corona, mostrati prima in un percorso storiografico tramite foto e filmati dell'archivio reale e poi rapidamente mostrati su di un nastro semovente da cui scorgere le corone reali. Il colore della monarchia inglese è il viola, presente su tutti gli ornamenti. Per vedere i gioielli veri e propri si deve entrare in un'enorme cassaforte, al cui interno sono celate coppe d'oro massiccio per il vino, orologi in oro puro, coppe, piatti e ogni altra cosa immaginabile. Una curiosità: nella sala dove sono scritti i nomi dei re con affissi i relativi stemmi, si nota che dopo l'attuale regina Elisabetta II vi sono solo due posti liberi. Pausa pranzo con fish and chips, alla maniera dei muratori inglesi che nei secoli hanno prima costruito chiese e palazzi e negli ultimi anni i grattacieli. Un merluzzo intero, fresco, impanato e fritto. Il gusto è quello dei bastoncini Findus, ma la quantità è enorme. Con le patatine posso scegliere tra senape, mostarda, maionese e ketchup. Mischio un di maionese e ketchup tra la curiosità degli inservienti al fast food: eureka! Ho inventato la salsa rosa! Prossima tappa Tower Bridge, mentre i miei adduttori mi lanciano fitte dolorose ed il ginocchio della mia girlfriend scricchiola. Foto di rito e matrimonio indù in salsa bollywoodiana a cui assistiamo per caso. Ci trasciniamo via verso la Tube, per avviarci alla ricerca della mitica Temple Church. La troveremo dopo un lungo penare, chiusa per matrimonio. Mi riservo di descriverla al nostro secondo passaggio due giorni dopo. Lungo la strada scorgiamo da lontano la cattedrale di St. Paul, anche quella visitata solo due giorni dopo. Per puro caso troviamo invece The Bride Church, detta così perché cara alle neo spose, frequentata da John Locke e dedicata ai giornalisti. Entriamo in questa chiesa dalla struttura simile a quella di un cappello a punta, troviamo una targa lasciata da sua maestà Elisabetta II e da alcuni esponenti della cavalleria. Alla nostra sinistra degli scranni coperti di targhette dei giornalisti del Regno Unito, morti nella ricerca della verità giornalistica da offrire anche a costo della vita. Ogni giornale ha la sua targa, mentre tra i tanti nomi riconosciamo quello di Sir Reuters. Torneremo una seconda volta, facendo la preghiera del giornalista ed assistendo ad un emozionante concerto di archi e pianoforte. Un angolo di Londra immerso in una zona a fortissima presenza massonica, con circoli esclusivi segnalati dalle targhe lungo la strada e dai simboli che circondano i monumenti presenti sulla strada. Prossima tappa British Museum e Trafalgar Square, verso la National Gallery. Il viaggio sarà descritto dalla mia girlfriend, io posso solo dire che dopo tanta meraviglia le mie parole sono state: "I feel like a soup". La stanchezza prevalse sulla meraviglia.



Macchia 1986

sabato 17 maggio 2008

Londra, what a city! Seconda parte

Il tempo di posare i bagagli e darsi, silenziosamente, una rinfrescata, ed eccoci nella movida londinese. A bordo della Bmw di Ash, la nostra seconda guida, tifosissimo del Chelsea Football Club e collega della nostra padrona di casa... Giro per la zona di Notting Hill , la prima cena a Londra è al ristorante italiano della zona. Casarecce alla carbonara napoletana(?come le famose farfalle al pesto campane!) con antipasto di olive, olio e aceto balsamico. Secondo con mozzarella di bufala campana, very good, parma ham e San Pellegrino a go go. Il personale siculo-campano ha un'età compresa tra i 23 ed 47 anni, è indaffarato e chiede notizie di casa. Cosa dire? La munnizza non manca e il pizzo lo paghiamo, tranne rare eccezioni. Se ne sente quasi la mancanza a Londra, nessuna organizzazione criminale che ti ostacola quando ti apri un'attività o ti viene in mente di sfruttare al meglio una tua intuizione. Usciti dal ristorante i cinema offrono Speed Racer o una commedia con Cameron Diaz. Meglio andare ad un pub, sederci e bere qualcosa. A bere ci riusciamo, a sederci no. Un brulicare di italiani, spagnoli, indiani, sudafricani, inglesi, tajiki, russi e armeni, tutti a sentire musica house, con pezzi noti intervallati da beat pompati da due dj, un mojito preparato in mezz'ora e immagini di Andy Warhol da anziano che tiene in mano una tv senza antenna. Artistico, un minuto, magari due, poi come direbbe Cetto LaQualunque ti...alzi e cambi locale. Altro giro altra corsa, pub con vaso Ming di due metri con cocktail dai nomi sensuali ed esotici ma niente posti a sedere. Out of here, we have to sleep. Con gli occhi metà chiusi e meta stupefatti da questa enorme varietà di luoghi e situazioni ci corichiamo, aspettando l'alba del giorno più lungo, quello delle folli corse.
(continua)



Macchia 1986

giovedì 15 maggio 2008

Londra, what a city!

Un viaggio lungo cinque giorni, intenso, molto umido e interessante. Finalmente ho spiccato il volo (primo volo in assoluto) per Londra, capitale del mondo fino al 1800 che tiene botta ancora ai giorni nostri. Il volo di andata è durato circa tre ore, due per il piccolo jet lag tra Palermo e l'aeroporto di Stanstead, a circa 80 km da Londra, un aeroporto abbastanza grande in mezzo alla campagna inglese, adibito a luogo di partenza e arrivo per le compagnie low cost. Durante il volo si potevano distinguere le Alpi innse volete usare questa immagine, inserite 'tratte da frakua86.blogspot.com'evate, la Svizzera con i suoi laghi e la Francia con le sue belle centrali nucleari, una delle quali bene in vista non molto distante da un centro abitato. Sotto le nuvole che coprono il canale della Manica un reticolato enorme di agglomerati urbani, al cui interno affogano tre aeroporti, grattacieli e campi di calcio da Premier League. Inutile sperare di poter vedere Chelsea-Manchester United, i biglietti sono spariti, mentre il giorno della partenza Londra sarà impazzita per la semifinale di ritorno Chelsea-Liverpool. Appena atterrati due cose fanno capire la differenza tra Italia e United Kingdom: niente applausi all'atterraggio e la temperatura autunnale mista all'odore dell'erba di campagna. Arrivati allo Stantstead Express, la linea metropolitana che collega l'aeroporto alla city la differenza con la caffettiera che mi ha portato in compagnia della mia girlfriend a Punta Raisi è evidente. Appena messi in moto altro tratto distintivo dei treni inglesi: un silenzio tremendo, sembra quasi di stare in una biblioteca...Ti aspetti di vese volete usare questa immagine, inserite 'tratte da frakua86.blogspot.com'dere da un momento all'altro Harry Potter che ti offre uno snack, ma per fortuna al suo posto un dipendente delle Royal Railway passa con il suo carrello assortito. Alla Liverpool Station ti sembra di essere arrivato in una megalopoli, con la sua architettura ottocentesca ma con treni ultramoderni, negozi, bar e ristoranti per tutte le etnie. Neanche il tempo di scendere e sui mega schermi vedi che Amy Winehouse si è spippata di droga ed è stata arrestata all'uscita di un pub della zona bene. Poi vedi che a Londra è tempo di elezioni, ma al posto dei nostri bei manifesti che insudiciano ogni angolo libero di strada tutto sui megaschermi. All'uscita dalla stazione, per evitare di essere falciati, scrivono sui marciapiedi di guardare dal lato in cui arrivano le macchine. Niente di strano se non fosse che i sensi di marcia sono al contrario rispetto al resto d'Europa. Così se l'istinto ti dice di guardare alla tua destra, la scritta a terra ti indica con la freccia LOOK LEFT (If you don't want to die, verrebbe da scrivergli). Si passa con il rosso o con il verde, l'importante è fare di fretta. Già perché solo i turisti hanno un passo più lento e noi il primo giorno siamo rallentati da 40 kg di valigie. Persino sulle scale mobili rischi di essere falciato, keep the right! La sinistra è per chi deve correre.

(fine prima parte)



Macchia 1986

Google boccia la mozione anticensura

La notizia è di due giorni fà ed in vista delle olimpiadi di Pechino non è certo irrilevante. La mozione proposta da alcuni azionisti limitava l'uso della censura tramite l'uso del motore di ricerca di Google oltre che l'istituzione di una Commissione permanente per i diritti umani anche online. Proposta tratto da scibiz.itrespinta su suggerimento del cda di Google, rieletto in blocco ma con l'importante astensione del co-fondatore del colosso di Mountain View, il russo Sergey Brin. Stando alle sue dichiarazioni la mozione era giusta nei principi, ma scorretta nella forma. Un no con riserva insomma. Vittoria quindi della concretezza aziendale, a scapito della lealtà di principio agli internauti. La Cina, alle prese con una crisi umanitaria a meno di 90 giorni dall'olimpiade casalinga, ha già annunciato che non concederà alcuna deroga alla censura durante la presenza delle squadre olimpiche sul suo territorio. Bocche cucite quindi riguardo tutto ciò che non riguarderà le competizioni sportive e l'efficienza del regime nell'organizzarle. Una situazione simile alle olimpiadi di Berlino del 1933, con boicottaggi parziali e non di paragonabili a quelli operati contro le olimpiadi di Mosca dal blocco filo-americano. Google garantisce la resistenza della Grande Muraglia virtuale, in attesa di sviluppi futuri nella rincorsa tra diritti umani e benefici aziendali


F.Q.

venerdì 9 maggio 2008

Il quarto governo Berlusconi al completo



Si chiude definitivamente la fase di transizione che ha portato l'Italia alla paralisi parlamentare da febbraio, dopo ben 26 giorni dal risultato delle urne la squadra di Governo è pronta, dopo le lungaggini ormai nocive al nostro sistema. Tempi record quindi per la squadra dei ministri concordata con il Presidente della Repubblica Napolitano, che probabilmente dopo aver letto la lista di 21 ministri complessivi avrà detto a Berlusconi: <<io vedo scritto 21 ministri, non 12>>
Scherzi a parte la tanto auspicata semplificazione governativa è alquanto riduttiva. La differenza sottile è tra i ministeri con portafoglio e quelli senza. Meno numerosi che in passato, Berlusconi ha dovuto inventarsi un Ministero per le Riforme Federali ed uno per le Semplificazioni (legislative) ad hoc per zittire la Lega Nord, sensibile agli spostamenti di equilibrio nella coalizione. Il precedente governo Prodi, complessivamente contava 25 ministri, la maggior parte dei quali muniti di portafoglio. A conti fatti una semplificazione molto esigua, a dispetto delle promesse elettorali. A parte il Ministero della Pubblica istruzione, le altre donne della squadra di governo hanno avuto ministeri di secondo piano, mentre per l'economia vi sono ben due ministri (Tremonti ministro dell'economia, Scajola ministro per lo Sviluppo economico). Il Sole 24 Ore, giornale economico di Confindustria saluta il governo con un sondaggio relativo alla fiducia che gli italiani pongono in questo nuovo esecutivo. Un governo che si è già accattivato le simpatie del mondo imprenditoriale, a cui è andato il riconoscimento al presidente della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo come ambasciatore per il made in Italy. Si apre oggi una nuova fase politica, in contemporanea con l'anniversario della morte di Aldo Moro, statista a cui la politica italiana deve molto, sia per il suo lavoro che per il modo in cui ha condotto l'Italia a diventare uno dei paesi di punta dell'Ocse, posizione oggi messa a rischio dai suoi "eredi".



Francesco Quartararo
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giovedì 8 maggio 2008

Visco, i redditi e le spie postali

La clamorosa gaffe dell'Agenzia delle Entrate non finisce di sorprendere gli italiani. Dopo la richiesta di un maxi risarcimento (pagato comunque dallo Stato, quindi da tutti i contribuenti) da parte del Codacons, che porterebbe circa 500 euro a tutti i contribuenti italiani, il Garante per la Privacy è intervenuto pesantemente sulla vicenda. Da due giorni possedere i dati relativi ai redditi degli italiani è un reato perseguibile per legge. Manette in vista per chi scarica quindi gli elenchi dai programmi peer to peer. Già, ma come? I tg hanno subito puntato il dito su Emule, sicuramente il software più conosciuto, ma una volta inseriti gli elenchi nel calderone del libero scambio online, è praticamente impossibile cancellare tutti i file. Quali trucchi può escogitare la polizia postale per arginare il fenomeno? Qualsiasi risposta a riguardo non farà certo piacere agli internauti: si può scoraggiare il fenomeno inserendo dialer, trojan e spyware nei file fatti circolare su Emule, bloccare e monitare tutti i server a rischio, seguire gli indirizzi IP di chi scarica i file messi online dall'Agenzia delle Entrate. Tutti metodi insomma che cozzano contro l'articolo 21 della Costituzione, relativo alla libertà di parola, pensiero e stampa. Un rischio da non prendere sottogamba, in quanto a causa degli errori imputabili a Visco ed al suo staff gli italiani potrebbero pagare questa disattenzione con la fine della libertà d'uso del peer to peer. Un modo in più per avvicinare l'Italia alla Cina, unite verso la strada dell'uso controllato della rete.

F.Q.

Con il cuore in mano

Palermo- Le vicende del cardiochirurgo Marcelletti hanno avuto una risonanza internazionale. Accusato di aver preso fondi illeciti dalla sua fondazione non-profit, l'Abc, oltre che il possesso di materiale pedo-pornografico, tramite l'invio di foto piccanti con la figlia tredicenne di un collega. Sospeso dall'Ordine dei Medici e dalla direzione dell'Ospedale Civico, la carriera di Marcelletti sembra pressoché distrutta. Ma in pochi si ricordano di un particolare, rilevante ai fini dell'accusa. Il Tg3 regionale siciliano nei primissimi giorni ha ricordato, oltre all'immenso curriculum del cardiochirurgo, le sue recenti denunce contro le infiltrazioni politiche e mafiose negli affari della sanità locale. Impossibile non pensare quindi ad una sorta di trappola ben orchestrata: un medico accusato di peculato se la può sempre cavare, basti su tutti il caso dell'ex ministro della Sanità, Girolamo Sirchia. Un'accusa di pedofilia invece stronca per sempre qualsiasi tipo di carriera. In un'ambiente profondamente inquinato dal potere e dagli interessi trasversali, come quello della sanità in Sicilia, potrebbe aver teso una gran bella trappola ad uno dei medici italiani più noti al mondo. Per capire cosa è il sistema di affari che ruota intorno alla sanità basterà ricordare come uno dei settori professionali che investe maggiormente nelle spese dei partiti siciliani è quello della sanità, Toto Cuffaro è medico come il suo collega accusato per aver curato Bernardo Provenzano nella lussuosa clinica privata di Bagheria. Raffaele Lombardo, attuale presidente della Regione, è medico specializzato in psichiatria forense, sostenuto nella zona di Catania dall'ex sindaco Scapagnini, medico personale di Berlusconi e attualmente indagato per reati commessi durante il periodo di gestione del comune di Catania. Niente di strano quindi se un sistema molto chiuso e rigido si sia potuto difendere con metodi più o meno leciti dalle accuse di Marcelletti ben prima che venisse accusato. Nel frattempo tutti i genitori dei suoi pazienti, sia quelli già operati che quelli in attesa in corsia per un trapianto, chiedono a gran voce il ritorno in servizio del medico, attualmente costretto ai domiciliari con obbligo di residenza. Una brutta storia, dai contorni non molto netti ma che sicuramente avrà ancora molto da dire.


Francesco Quartararo

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