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giovedì 3 gennaio 2008

Il destino della lotta al terrorismo dipende dal futuro del Pakistan

Per chi crede che la lotta al terrorismo internazionale dipenda dalla guerra in Afghanistan, la morte di Benazir Bhutto è un duro colpo inferto ad uno dei pochi paesi nominalmente alleati alla causa di "Enduring Freedom". Alcuni giornalisti pakistani affermano che la Bhutto era l'unica persona in grado di rappresentare adeguatamente le anime del paese, pronta al dialogo con i vari clan che gestiscono il Pakistan, con una grande cultura ed una visione più ampia dei problemi del suo paese. La speranza che era riposta in lei è svanita per sempre, sulle spalle di Musharraf pesa la responsabilità di un omicidio politico probabilmente non commissionato ad Al Qaeda, ma quanto mai gradito. Curiosa la smentita di Al Qaeda che cerca di scaricare la responsabilità dell'omicidio, quasi volesse mandare un segnale chiaro all'esterno: Musharraf sta in piedi grazie a noi, ma quando non ci sarà utile lo toglieremo di mezzo. Questo il presidente pakistano lo ha capito subito quando ha visto che l'appoggio della Casa Bianca è venuto meno. Condoleeza Rice era ampiamente favorevole all'ascesa della Bhutto alla presidenza, in quanto rappresentava un elemento di continuità con il passato e si dimostrava meno influenzabile dalle lobby militari. La credibilità nei confronti del Pakistan è finita sotto i tacchi di Bush già durante la primavera del 2007, quando le forze talebane si sono riorganizzate ed hanno riconquistato le province del sud e minacciato seriamente la governabilità delle città del nord. Alla fine del 2002 gran parte dell'apparato militare talebano era stato smantellato, il capo militare si era dato alla fuga su una moto tra le montagne afghane (!) mentre di Osama Bin Laden si erano perse le tracce. Alla vigilia del 2007 i talebani si sono riorganizzati con nuovi equipaggiamenti e nuove armi, foraggiati dai soldi provenienti dal traffico di eroina. Altro mistero afghano: il 90% della produzione mondiale di eroina finanzia il terrorismo e nessuno dei campi coltivati ad oppio è stato distrutto. Nessun intervento statale per incentivare altri tipi di coltivazione. Dal confine con il Pakistan sono penetrati kamikaze diretti sia verso Kabul sia verso le moschee pachistane, destabilizzando l'unico paese arabo dotato di testate nucleari. Ecco la vera importanza del Pakistan su cui nessun terrorista al mondo dovrebbe mai mettere le mani. Uno dei motivi in più per garantire al più presto un governo forte al Pakistan.
Francesco Quartararo

1 commento:

Anonimo ha detto...

ottimo articolo..è un'analisi molto dettagliata della situazione.
Fa pensare molto il fatto che una voce diversa e libera come la Bhutto sia stata messa a tacere in maniera definitiva.
A noi non rimane altro che sperare in un governo forte, piuttosto che in un "enduring freedom" imposta dall'alto e che tarda ad arrivare.

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