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lunedì 7 gennaio 2008

Con gli occhi chiusi

Sequestrati dai database di Repubblica, i nomi dei commercianti che pagano il pizzo sono comunque finiti in prima pagina. In una città dove l'80% dei commercianti è a libro paga, scorrere la lista è un come scorrere l'elenco delle figurine Panini: questo ce l'ho, questo pure, questo mi manca. Auchan, Ferdico, tutta l'enorme zona industriale di Carini ed i negozi di viale Strasburgo, persino i lavavetri dei semafori davano una percentuale alle famiglie mafiose. Niente di strano quindi se Ivan Lo Bello, presidente degli industriali siciliani, chiede immediata chiarezza ai commercianti presenti nei libri contabili di Salvatore Lo Piccolo. Prosegue a ritmo incessante l'iniziativa lanciata da Confindustria Sicilia per cancellare le aziende che non dichiarano di essere libere dal pagamento del pizzo: dopo i grandi attestati di stima di Montezemolo, del Presidente della Regione, del governo Prodi e del capo dello Stato Napolitano le denunce ad oggi risultano pari a zero. Questo imbarazzante e rumoroso silenzio segue ad un'altra incongruenza. Alcuni degli imprenditori citati tra i pagatori di Cosa Nostra ricoprono oggi alcune cariche dirigenziali all'interno di Confindustria. Nino Salerno, presidente di Assindustria Palermo aveva già sollecitato alcuni di loro ad abbandonare le cariche ricoperte per proseguire sul percorso del codice etico stabilito. Tante chiacchiere per nulla, mentre Palermo e con lei tutta la Sicilia si tappano gli occhi di fronte all'ennesima presa in giro delle istituzioni nella lotta alla mafia.
Francesco Quartararo

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