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mercoledì 13 dicembre 2006

Rita Borsellino incontra l’amministrazione regionale

A tu per tu con i cittadini

La candidata per l’Unione in Sicilia incontra chi fa parte dell’amministrazione regionale. E lo fa nell’aula magna della Facoltà di Lettere di Palermo, di fronte a componenti della p.a. regionale ma anche rappresentanti di sindacati e candidati delle varie anime della sinistra siciliana. Il confronto si svolge principalmente all’insegna di alcune parole d’ordine, ovvero discontinuità – col passato –, alternativa – anziché alternanza all’attuale governo regionale – e alfabetismo etico e politico.

La discontinuità, secondo le opinioni di chi è intervenuto, deve essere data dalla scelta coraggiosa di presentare una propria squadra di governo fedele alle idee di partito e non ancorata alle cariche ottenute e mantenute nel corso degli anni. Ci si affretta a precisare che anche i funzionari più meritevoli dell’attuale governo, devono dimostrare attaccamento al proprio schieramento ed eventualmente decidere di cedere il passo.

La discontinuità consiste inoltre nel rispettare appieno la direttiva regionale che vuole il distacco della pubblica amministrazione dal mondo politico. Non si capisce se per natura intrinseca o rapporti di forza “la pubblica amministrazione regionale convive con rapporti di vassallaggio e clientelismo”.

Ancora più dure le affermazioni secondo cui “in Sicilia devono ancora arrivare i valori del 1789” e “i siciliani non hanno l’abitudine a considerarsi cittadini”. Su questa scia si inserisce il discorso sull’alternativa. “L’alternativa è data da una possibilità sociale e politica diversa”, dice Rita Borsellino, la quale ha ribadito che la sua scesa in campo è stata dettata dal forte senso di responsabilità verso la sua terra che esige un cambiamento. “Noi non possiamo farcela, dobbiamo farcela”, colei che è già definita dai suoi collaboratori la Presidente dice che bisogna “cancellare la normalità”, non quella dei normali gesti quotidiani, bensì quella normalità secondo cui è “normale” mantenere una rete di omertà e subcultura mafiosa. Il riferimento è chiaro, così come è chiara la presa di posizione sull’alfabetismo etico e politico.

A parlare è Leoluca Orlando, presente all’incontro, che denuncia il modo di fare politica e la gestione della cosa pubblica a casa nostra. È una gestione dove clientelismo e attaccamento alla poltrona rovinano il funzionamento della pubblica amministrazione e che si rispecchia nell’erogazione di servizi scadenti. Si denuncia anche lo stato in cui si trova la classe burocratica, dirigenziale e non, una classe disaffezionata al proprio ruolo, demotivata e non stimolata a migliorare.

Nel concludere l’incontro Rita Borsellino afferma con decisone che “se prima per levare di mezzo una persona scomoda andava di moda l’eliminazione fisica, adesso si preferisce emarginarlo, rendendogli vita lavorativa impossibile, tanto da creare un totale distacco dal suo ruolo, qualunque esso sia”. Una situazione che dovrebbe far riflettere ogni cittadino.



Francesco Quartararo

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