Il mercato cinese terrorizza l’occidente
ratta di opinione diffusa che i negozi cinesi, comparsi un po’ ovunque dal duemila ad oggi, siano una minaccia commerciale per il made in Italy in generale e per i nostri commercianti locali in particolare. Chiedendo ai clienti di questi negozi, per lo più abituali frequentatori, si scopre che la risposta è la stessa: “Compro qui perché mi trovo bene, la qualità è buona ed i prezzi sono bassi”.In effetti, aggirandosi tra le merci si notano capi con un prezzo che non supera i quindici euro. Molto spesso si tratta di prodotti di marche estere, ma non necessariamente made in China, per i capi più importanti si tratta di marche estere di paesi come
ssima. Alcuni di loro assumono personale italiano ma in genere preferiscono la conduzione familiare. Gran parte dei loro negozi risulta abbastanza assortita, difficilmente non si riesce a trovare qualcosa che si avvicini a quello che ci si aspetta. La fortuna di questi negozi sta nel passaparola generale, la stessa regola che vale per tutti gli altri commercianti. Ciò che distingue questi negozi è la loro immediata riconoscibilità grazie alle “lanterne rosse” poste subito all’ingresso dei loro negozi. Qualche dato ufficiale riguardo alle attività commerciali cinesi: nella nostra città esistono ben 209 attività commerciali cinesi d’abbigliamento, calzature, vendite al dettaglio e vendita ambulante su un totale di 228 attività gestite da cinesi. Di questi i primi ad aprire attività di vendita furono nel biennio 1988-1989. Successivamente il vero e proprio boom si è avuto a partire dal 1998: dopo fasi alterne, il dato si dimostra in continua crescita dal 2002 e dall’inizio del 2005 fino al 14/10/2005 risultano aperte ben 47 nuove attività commerciali.
Francesco Quartararo



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