Si tratta di opinione diffusa che i negozi cinesi, comparsi un po’ ovunque dal duemila ad oggi, siano una minaccia commerciale per il made in Italy in generale e per i nostri commercianti locali in particolare. Chiedendo ai clienti di questi negozi, per lo più abituali frequentatori, si scopre che la risposta è la stessa: “Compro qui perché mi trovo bene, la qualità è buona ed i prezzi sono bassi”.In effetti, aggirandosi tra le merci si notano capi con un prezzo che non supera i quindici euro. Molto spesso si tratta di prodotti di marche estere, ma non necessariamente made in China, per i capi più importanti si tratta di marche estere di paesi come la Francia, il Canada ed alcuni prodotti risultano essere prodotti in Italia. Oltre alla gran quantità di capi a disposizione (dalle borse agli orologi passando per giubbotti e jeans) questi negozi non sembrano avere problemi di orari o festività: aprono tutti la mattina alle otto e chiudono di sera tra le venti e le venti e trenta. Non esistono festività o giorni feriali a detta loro, ogni cliente li può trovare sempre disponibili. Meno disponibili se gli si chiede ad esempio di intervistarli o di rispondere a qualche domanda circa la data di apertura della loro attività, o qualche parere riguardo al potere d’acquisto dei loro clienti e l’eventuale concorrenza. Se sei un cliente interessato all’acquisto va bene, in caso contrario la loro riservatezza è massima. Alcuni di loro assumono personale italiano ma in genere preferiscono la conduzione familiare. Gran parte dei loro negozi risulta abbastanza assortita, difficilmente non si riesce a trovare qualcosa che si avvicini a quello che ci si aspetta. La fortuna di questi negozi sta nel passaparola generale, la stessa regola che vale per tutti gli altri commercianti. Ciò che distingue questi negozi è la loro immediata riconoscibilità grazie alle “lanterne rosse” poste subito all’ingresso dei loro negozi. Qualche dato ufficiale riguardo alle attività commerciali cinesi: nella nostra città esistono ben 209 attività commerciali cinesi d’abbigliamento, calzature, vendite al dettaglio e vendita ambulante su un totale di 228 attività gestite da cinesi. Di questi i primi ad aprire attività di vendita furono nel biennio 1988-1989. Successivamente il vero e proprio boom si è avuto a partire dal 1998: dopo fasi alterne, il dato si dimostra in continua crescita dal 2002 e dall’inizio del 2005 fino al 14/10/2005 risultano aperte ben 47 nuove attività commerciali.
Francesco Quartararo
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