Le Grandi Interviste Esclusive: La Musica Classica secondo i Combomastas
La crew palermitana, dopo il successo nazionale con U Tagghiamu stu palluni, vincitori di numerosi premi, inizia a scalare le classifiche di settore con il loro primo album in studio.
L'appuntamento doveva essere al bar del quartiere, ma la folla e la pioggia intensa ci costringono a cambiare zona. Riusciamo ad infilarci in uno stanzino del vicino spazio sociale messo a disposizione dalla chiesa del posto. Accendo il registratore mentre i Combomastas (OthelloMan, Eliaphoks e Secco Jones) si sistemano su un divanetto e gli chiedo:
Come mai avete scelto di fare hip hop a Palermo e non a Roma o Milano dove oltre a strutture più organizzate c'è un pubblico che è ormai abituato ad ascoltare questo genere di musica?
Noi siamo nati qua, in fondo è la città che ti dà l'argomento di cui parlare, si sale, per così dire, per cercare il confronto, anche perché Milano è la capitale di questo genere di musica, anche dal punto di vista discografico. A Palermo non c'è niente di simile, forse in Sicilia siamo l'unica etichetta valida, label a parte.
Leggendo i vostri testi si leggono la rabbia e le difficoltà dei ragazzi di oggi non tanto ad emergere quanto ad essere accettati per quelli che si è. Perché la scelta di cantare queste cose nell'hip hop?
Prima di tutto perché è più facile parlare di cose che ci vedono coinvolti, nel tempo molti hanno visto il rap solo come moda. Qualcuno ha detto che il rap è la CNN della strada. Figurati che c'è una grandissima analogia tra il rap e la musica neomelodica. Cambia solo la tecnica ed il gusto a cui si affida. Il rap parla di strada. Ognuno di noi poi si avvicina al rap in maniera diversa.
Adesso parliamo della vostra prima fatica in studio come Combomastas. Cominciamo da "Tutti pazzi", quando è stata scritta?
"Tutti pazzi" è un pò come l'evento apocalittico descritto nella Bibbia, è sempre attuale. Il pezzo originale è degli anni '80, abbiamo pensato di fare un tributo ai Negazione che scrissero questo pezzo. Mentre scrivevamo la canzone, stavamo cercando un ritornello abbastanza duro, poi ad Eliaphoks capitò di ascoltare questo vecchio pezzo anni '80 che era ancora molto attuale, e si decise di inserirlo.
Nel vostro disco abbiamo detto che c'è rabbia, ma anche amore e riflessione. Nel "vero intangibile" ad esempio, siete come degli osservatori dell'Italia che va. Raccontateci come è nata l'idea di costruire un pezzo così.
Il ritornello spiega l'idea. La gente che incontri per strada sembra tutta tranquilla, poi scopri che fa cose orribili. Volevamo parlare anche delle verità di chi non è politicamente schierato e del cittadino che si è rotto le scatole della situazione attuale, proprio come è successo a Franco Battiato. Questo pezzo vorrebbe stimolare le persone a cercarsi da soli le proprie risposte.
Passiamo ad un brano che ci riguarda direttamente. Con "Una stella" esorcizzate la paura di non sfondare o ce l'avete proprio con chi scrive di musica?
Tutti e due. Parliamo soprattutto delle recensioni che vengono fatte con molta superficialità. Si fanno domande senza ascoltare il disco. Molte volte il giornalista sacrifica l'ascolto dei dischi ai tempi di consegna del pezzo. Ma il discorso vale anche per il sistema discografico attuale, che mette al vertice gente che non fa musica. Una volta, per fare un esempio, c'era il clan Celentano, che curava ogni aspetto ed è ancora oggi composto da gente che ha sempre avuto a che fare con la musica. Ora ai vertici c'è gente esperta di marketing, a volte simile al personaggio interpretato da Antonio Albanese in "Acqua dolce".
La vostra canzone manifesto è "Non sono figo". Una citazione di Elio e le storie Tese o c'è dell'altro?
L'hai beccata. Diciamo che purtroppo accendendo la tv e vedendo chi c'è da Maria De Filippi, ti chiedi se essere figo significa vestire in quel modo. Molti di quelle persone considerate "fighe" probabilmente non hanno mai aperto un libro, possibilmente sono anche mezzi drogati. Se questo significa "essere figo" noi non vogliamo esserlo. "Non sono figo" è un testo giocoso anche se, alla fine, scherzando scherzando poi molto spesso, si dice la verità.
Voi siete tutti impegnati in progetti paralleli e questo si rispecchia nel vostro disco, dove ognuno ha una sua piccola gemma da mettere nel forziere dei Combomastas. Partiamo da Othelloman, cosa dà lui ai Combomastas?
Nel corso degli anni ho avuto la possibilità di veder nascere e sviluppare il movimento rap in Italia. Nel corso degli anni l'esperienza accumulata mi ha permesso di concentrarmi anche nel difficile lavoro di far crescere alcuni ragazzi dal punto di vista musicale, sapendomi adattare ai nuovi gusti del mercato ma non rinnegando mai il mio gusto musicale che prende a piene mani dagli anni '70. Ho avuto pazienza con questi ragazzi è questi oggi sono i risultati...
Ad Eliaphoks chiediamo invece, cosa è per lui "Alternativo"
Si abusa di questa parola per parlare di fenomeni giovanili che in realtà sono già consolidati. "Alternativo" purtroppo è una parola abusata da chi guarda dall'esterno i giovani e per definirli velocemente usa l'etichetta di alternativo, sempre pronta per semplificare tutto
Senza dubbio però la vera perla di questo disco appartiene a Secco Jones...quanto tempo hai impiegato a costruire il pezzo?
Si tratta di un pezzo nato con campionamenti che mi hanno portato via due giorni. Ho cercato di far vedere alcune delle mie skills in questo brano, con ironia ma anche con molta cura nei dettagli. Unire il suono caldo del vinile agli scratch è una cosa che mi piace. Io parto dall'elettronica e dal techno anni '80 e sono arrivato al rap.
Avete intenzione di portare con voi altri gruppi emergenti dalla scena palermitana?
Noi vogliamo fare un pò come gli americani, continueremo con i nostri progetti da singoli ma allargheremo ulteriormente il progetto Combomastas. A Palermo ci sono ragazzini emergenti che vengono trattati come concorrenti, e quindi non crescono. Magari hanno premura di far uscire un milione di cose senza però completarle. Senza la tecnica, la velocità e la competenza, che vengono necessariamente con l'esperienza, non possono andare avanti. Noi con il progetto Combo Riots, che riguarda sia rapper che altre figure professionali, come video-maker, cerchiamo di portare avanti anche giovani emergenti. Ti possiamo fare il nome dei Take Love o di Leone "Spaccaossa", gente che ha messo un beat su Myspace e ci ha incuriosito. Un altro grosso problema riguarda poi le persone che usano l'hip hop solo come moda: tutto ciò purtroppo annacqua il sistema e rende meno credibili anche gli artisti emergenti. I discografici americani ormai sono abituati a riconoscere chi vale solo dall'ascolto ma perché sono almeno vent'anni che lo fanno. Da noi qualcosa già si è mosso, ma la strada da fare è ancora tanta.
L'appuntamento doveva essere al bar del quartiere, ma la folla e la pioggia intensa ci costringono a cambiare zona. Riusciamo ad infilarci in uno stanzino del vicino spazio sociale messo a disposizione dalla chiesa del posto. Accendo il registratore mentre i Combomastas (OthelloMan, Eliaphoks e Secco Jones) si sistemano su un divanetto e gli chiedo:
Come mai avete scelto di fare hip hop a Palermo e non a Roma o Milano dove oltre a strutture più organizzate c'è un pubblico che è ormai abituato ad ascoltare questo genere di musica?
Noi siamo nati qua, in fondo è la città che ti dà l'argomento di cui parlare, si sale, per così dire, per cercare il confronto, anche perché Milano è la capitale di questo genere di musica, anche dal punto di vista discografico. A Palermo non c'è niente di simile, forse in Sicilia siamo l'unica etichetta valida, label a parte.
Leggendo i vostri testi si leggono la rabbia e le difficoltà dei ragazzi di oggi non tanto ad emergere quanto ad essere accettati per quelli che si è. Perché la scelta di cantare queste cose nell'hip hop?
Prima di tutto perché è più facile parlare di cose che ci vedono coinvolti, nel tempo molti hanno visto il rap solo come moda. Qualcuno ha detto che il rap è la CNN della strada. Figurati che c'è una grandissima analogia tra il rap e la musica neomelodica. Cambia solo la tecnica ed il gusto a cui si affida. Il rap parla di strada. Ognuno di noi poi si avvicina al rap in maniera diversa.
Adesso parliamo della vostra prima fatica in studio come Combomastas. Cominciamo da "Tutti pazzi", quando è stata scritta?
"Tutti pazzi" è un pò come l'evento apocalittico descritto nella Bibbia, è sempre attuale. Il pezzo originale è degli anni '80, abbiamo pensato di fare un tributo ai Negazione che scrissero questo pezzo. Mentre scrivevamo la canzone, stavamo cercando un ritornello abbastanza duro, poi ad Eliaphoks capitò di ascoltare questo vecchio pezzo anni '80 che era ancora molto attuale, e si decise di inserirlo.
Nel vostro disco abbiamo detto che c'è rabbia, ma anche amore e riflessione. Nel "vero intangibile" ad esempio, siete come degli osservatori dell'Italia che va. Raccontateci come è nata l'idea di costruire un pezzo così.
Il ritornello spiega l'idea. La gente che incontri per strada sembra tutta tranquilla, poi scopri che fa cose orribili. Volevamo parlare anche delle verità di chi non è politicamente schierato e del cittadino che si è rotto le scatole della situazione attuale, proprio come è successo a Franco Battiato. Questo pezzo vorrebbe stimolare le persone a cercarsi da soli le proprie risposte.
Passiamo ad un brano che ci riguarda direttamente. Con "Una stella" esorcizzate la paura di non sfondare o ce l'avete proprio con chi scrive di musica?
Tutti e due. Parliamo soprattutto delle recensioni che vengono fatte con molta superficialità. Si fanno domande senza ascoltare il disco. Molte volte il giornalista sacrifica l'ascolto dei dischi ai tempi di consegna del pezzo. Ma il discorso vale anche per il sistema discografico attuale, che mette al vertice gente che non fa musica. Una volta, per fare un esempio, c'era il clan Celentano, che curava ogni aspetto ed è ancora oggi composto da gente che ha sempre avuto a che fare con la musica. Ora ai vertici c'è gente esperta di marketing, a volte simile al personaggio interpretato da Antonio Albanese in "Acqua dolce".
La vostra canzone manifesto è "Non sono figo". Una citazione di Elio e le storie Tese o c'è dell'altro?
L'hai beccata. Diciamo che purtroppo accendendo la tv e vedendo chi c'è da Maria De Filippi, ti chiedi se essere figo significa vestire in quel modo. Molti di quelle persone considerate "fighe" probabilmente non hanno mai aperto un libro, possibilmente sono anche mezzi drogati. Se questo significa "essere figo" noi non vogliamo esserlo. "Non sono figo" è un testo giocoso anche se, alla fine, scherzando scherzando poi molto spesso, si dice la verità.
Voi siete tutti impegnati in progetti paralleli e questo si rispecchia nel vostro disco, dove ognuno ha una sua piccola gemma da mettere nel forziere dei Combomastas. Partiamo da Othelloman, cosa dà lui ai Combomastas?
Nel corso degli anni ho avuto la possibilità di veder nascere e sviluppare il movimento rap in Italia. Nel corso degli anni l'esperienza accumulata mi ha permesso di concentrarmi anche nel difficile lavoro di far crescere alcuni ragazzi dal punto di vista musicale, sapendomi adattare ai nuovi gusti del mercato ma non rinnegando mai il mio gusto musicale che prende a piene mani dagli anni '70. Ho avuto pazienza con questi ragazzi è questi oggi sono i risultati...
Ad Eliaphoks chiediamo invece, cosa è per lui "Alternativo"
Si abusa di questa parola per parlare di fenomeni giovanili che in realtà sono già consolidati. "Alternativo" purtroppo è una parola abusata da chi guarda dall'esterno i giovani e per definirli velocemente usa l'etichetta di alternativo, sempre pronta per semplificare tutto
Senza dubbio però la vera perla di questo disco appartiene a Secco Jones...quanto tempo hai impiegato a costruire il pezzo?
Si tratta di un pezzo nato con campionamenti che mi hanno portato via due giorni. Ho cercato di far vedere alcune delle mie skills in questo brano, con ironia ma anche con molta cura nei dettagli. Unire il suono caldo del vinile agli scratch è una cosa che mi piace. Io parto dall'elettronica e dal techno anni '80 e sono arrivato al rap.
Avete intenzione di portare con voi altri gruppi emergenti dalla scena palermitana?
Noi vogliamo fare un pò come gli americani, continueremo con i nostri progetti da singoli ma allargheremo ulteriormente il progetto Combomastas. A Palermo ci sono ragazzini emergenti che vengono trattati come concorrenti, e quindi non crescono. Magari hanno premura di far uscire un milione di cose senza però completarle. Senza la tecnica, la velocità e la competenza, che vengono necessariamente con l'esperienza, non possono andare avanti. Noi con il progetto Combo Riots, che riguarda sia rapper che altre figure professionali, come video-maker, cerchiamo di portare avanti anche giovani emergenti. Ti possiamo fare il nome dei Take Love o di Leone "Spaccaossa", gente che ha messo un beat su Myspace e ci ha incuriosito. Un altro grosso problema riguarda poi le persone che usano l'hip hop solo come moda: tutto ciò purtroppo annacqua il sistema e rende meno credibili anche gli artisti emergenti. I discografici americani ormai sono abituati a riconoscere chi vale solo dall'ascolto ma perché sono almeno vent'anni che lo fanno. Da noi qualcosa già si è mosso, ma la strada da fare è ancora tanta.
Francesco Quartararo
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