La privacy sui social network come arma della magistratura
C'è un'ultima frontiera che le nuove leggi sulla privacy e sulle intercettazioni lasciano libere: quelle dei social networks come ad esempio Facebook. Ognuno di noi ha la possibilità di ricostruire le reti di conoscenze dei suoi colleghi, amici, parenti o sconosciuti avendo a disposizione foto, indirizzi e recapiti telefonici, da cui ricavare codici fiscali e controllare luoghi di lavoro. Una frontiera non pensata dal Presidente del Consiglio Berlusconi, di cui ormai sappiamo tutto. Sebbene le ultime intercettazioni su Saccà siano già inutilizzabili ed un altro blogger sia nei guai per aver finto la pubblicazione delle telefonate tra Berlusconi e Confalonieri, non ci vuole molto a leggere tra le righe dei commenti dei migliori opinionisti della nostra carta stampata. Tralasciando tutto ciò qualsiasi utente o magistrato troppo zelante può effettuare una ricerca parallela molto meno costosa e, attualmente, legale. Basta visionare i Myspace ed i siti delle aziende vicine allo star system, controllare le persone entrate a far parte di uno spettacolo TV come ballerina, comparsa, attrice o presentatrice, semplicemente sapendo a quale esponente politico si è avvicinato. Come? basta controllare i bilanci degli intermediari che piazzano le varie starlette, controlalre le voci ambigue che fanno riferimento ad entrate non meglio precisate e confrontarle con il traffico su internet effettuato nel passaggio di email, dialoghi su Skype o reti di amicizie stabilite tramite i social network. Un'azione quest'ultima, possibile legalmente solo alla polizia postale e a quei magistrati sovversivi che tengono sotto scacco lo Stato, ma questa è un'opposizione legittima solo per chi si sente assediato dalla giustizia. In tempo di emergenza ci si arrangia come può, nella speranza che le cose migliorino anche in quella società che vive, consuma e vota al di fuori della Rete.
Francesco Quartararo
Nessun commento:
Posta un commento