Tempo di elezioni in giro per il mondo
Elezioni, questa la parola d'ordine in mezzo mondo. La Spagna saluta il governo Zapatero bis, con un numero di deputati maggiore rispetto alla prima volta ma non ancora sufficiente a governare da solo. Appoggio esterno quindi, per rimanere in sella ad un paese uscito dal pantano irakeno, che ha cercato la mediazione con l'ETA difendendo i baschi dall'accusa terribile dell'attentato dell'11 marzo ma colpendone duramente i capi militari, in particolar modo dopo la rottura delle trattative. Una Spagna scossa da venti di separatismo da est a ovest, all'avanguardia nella legislazione civile con l'apertura ai matrimoni omosessuali, lì dove la Chiesa esercita un potere politico a tratti ancora più forte che in Italia. Un confronto serrato quello con Rajoy, sincero e duro. Di fronte l'aggressività del rappresentate cattolico, sostenuto dall'ex premier Aznar e dalla famiglia democristiana europea con a capo Casini, Zapatero ha risposto con una raccolta di dati, snoccialati con calma, riguardo l'operato del suo governo. L'Italia è stata sorpassata, la Spagna grazie al mega porto di Valencia, con il richiamo della Coppa America, ha ricostruito un'intera area portuale ed industriale, attirato il circus della Formula Uno raddoppiando gli appuntamenti, dato una ventata di freschezza e modernità ad un paese in costante crescita dagli anni novanta. In Francia Sarkozy paga l'effetto Carla Bruni, con le vicende private del presidente ad oscurare i semi-disastri interni, relativi alle scelte economiche. Da registrare anche un certo imbarazzo da parte del patner europeo principale, la Germania di Angela Merkel che si trova un presidente in vena di grandeur pronto a creare un'alternativa puramente europea alla NATO grazie alla creazione di un esercito permanente sotto l'insegna dell'Unione Europea, con una Costituzione ancora più solida e magari con una guida francese. Grandeur a parte, la lodevole spinta europeista del marito della Bruni è vista con sospetto da alcuni patner europei. Situazione ancora molto tesa nei Balcani, con le dimissioni a sorpresa del premier serbo Kostunica, per le ingerenze esterne sul Kosovo. La mossa del governo serbo sembra fatta per mettere alla prova la comunità internazionale, pronta a sponsorizzare il candidato Boris Tadic per ratificare gli accordi per l'indipendenza del Kosovo oltre che gli Accordi di Associazione e stabilizzazione tra l'UE e la Serbia. Ostacolati dal veto dell'Olanda per la piena collaborazione del tribunale internazionale dell'Aja per l'individuazione dei crimini di guerra commessi durante l'ultimo conflitto, le prossime elezioni decideranno in merito all'ingresso della Serbia nell'Unione Europea. La forte sponsorizzazione italiana è messa alla prova dalla prova di forza voluta da Belgrado di fronte la questione kossovara, ritenuta a tutti gli effetti parte integrante dello stato serbo.
Francesco Quartararo
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