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martedì 12 novembre 2013

Tornano i Forconi, obiettivo: paralizzare l’Italia dal 9 dicembre in poi

Decadenza, spaccatura tra PDL e Forza Italia, congresso del PD, legge di stabilità, a riscaldare l'autunno italiano ci pensano anche i Forconi, protagonisti di una delle proteste più dure degli ultimi anni, in grado di paralizzare i trasporti e gli approvvigionamenti della Sicilia e di buona parte del sud. Questa volta, dopo la battaglia sulle accise sulla benzina, i contributi all'agricoltura e una manciata di incontri con l'allora governatore Raffaele Lombardo e dopo che il governo Monti disinnescò la minaccia di un'ulteriore espansione della protesta al resto d'Italia, Mariano Ferro da Avola sta creando una rete trasversale fino al nord-est e si prepara a rimettersi alla testa di una campagna molto dura. 
Tra le rivendicazioni note, c'è una forte richiesta di applicazione dello Statuto Siciliano in termini di autonomia monetaria ed una sostanziale ritrattazione dei vincoli di stabilità, oltre che una netta detassazione sulla produttività del lavoro, un sistema di monete complementari ed uno strisciante euro-scetticismo. Sponde politicamente perfette per il Movimento Cinque Stelle che non si è ancora pronunciato in merito e resta al momento alla finestra.
In Sicilia la protesta si lega al cosiddetto "Progetto Sicilia", partito già con un gruppo di studio che gode già di appoggi eccellenti a Siracusa, Messina, Catania e persino a Palermo, dove si lavora per raccogliere le firme necessarie a presentare un disegno di legge all'ARS entro il 22 dicembre prossimo.
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Progetto Sicilia è un programma di crescita e di sviluppo, il cui fine è il lavoro. Lo strumento è un sistema monetario regionale complementare.
Missione
I Siciliani, nel massimo rispetto della Costituzione Italiana e dello Statuto della Regione Siciliana, si renderanno protagonisti, in autonomia, del proprio futuro, per questo, in modo innovativo, anticipando gli eventi, gestiranno la finanza Pubblica attraverso l’adozione del proprio Sistema Monetario Regionale, complementare al Sistema delle Banche Centrali Europee: il Grano. Il Grano sarà la Moneta Complementare della Regione Siciliana.
Descrizione
Progetto Sicilia è un programma di crescita e di sviluppo, il cui fine è il lavoro. Lo strumento è un sistema monetario regionale complementare al sistema delle banche centrali europee che consenta di recuperare le risorse finanziarie necessarie per realizzare piena occupazione in Sicilia, 250.000 posti di lavoro. Lo studio si articola in quattro punti: 1. Situazione: deficit inarrestabile; 2. Problema: mancanza liquidità; 3. Soluzione: creare lavoro; 4. Strumento: moneta Grano. Progetto Sicilia ha elaborato un programma di crescita, che consente raggiungere subito questi obiettivi di primaria importanza: •la soluzione: occupare subito 250.000 siciliani disoccupati; •aumento del reddito delle famiglie da € 13.000 a € 18.000, 2014; •crescita del PIL da € 82 miliardi a € 96 miliardi, nel 2014; •aumento delle entrate correnti per € 6 miliardi, nel 2014; •minor spesa corrente per € 2 miliardi l'anno, nel 2014; •investimenti infrastrutturali e strategici, € 40 miliardi in cinque anni; •determinando un attivo di € 40 miliardi, cui liquidità € 10 miliardi. Tutto questo senza ricorso all'indebitamento, senza elemosine Statali, senza rivendicazioni sullo Statuto. Diversamente, si dovranno affrontare questi drammatici imminenti eventi: •perdita di altri posti di lavoro per oltre 120.000 siciliani, in tre anni; •calo del reddito delle famiglie da € 13.000 a € 11.500, nel 2015; •nuova decrescita del PIL da € 82 a € 78 miliardi, nel 2015; •riduzione entrate € 2 miliardi; aumento della spesa € 0,5 miliardi; •aumento del debito da 13 a € 21 miliardi, 15 nei confronti di siciliani.
Informazioni generali
E' uno studio, elaborato da Pizzino, attraverso il quale si vuole suggerire un percorso di crescita e di sviluppo sostenibile per la Sicilia. Il fine del programma è il lavoro: creare la massima occupazione. Lo strumento da utilizzare per raggiungere l’obiettivo è un sistema monetario regionale complementare al sistema delle banche centrali europee che consenta di recuperare le risorse finanziarie necessarie per realizzare gli investimenti infrastrutturali e strategici. Il progetto fornisce una documentata rappresentazione della situazione reale, dalla quale è facile rilevare come non sia più possibile evitare, per via convenzionale, il degrado, la povertà, e la nuova migrazione, soprattutto giovanile. Si è individuato il problema specifico e contingente nella mancanza di liquidità, irrisolvibile con l’attuale sistema monetario, quindi, occorre adottare subito una moneta complementare. La moneta complementare è una divisa territoriale che da risalto al concetto di filiera corta, di crescita sostenibile. Essa nasce libera dal vizio del debito e dell’interesse, ha funzione di strumento di scambio e di pagamento, e rende improbabile la formazione di una riserva di valore. Lo studio fornisce la soluzione al problema individuata attraverso l’impiego del binomio inscindibile rappresentato dalla Terra (Sicilia) e dal Lavoro (Siciliani). Terra, lavoro, solidarietà, un distretto economico e solidale per consentire la crescita e lo sviluppo sostenibile nell’Isola. Il lavoro, la piena occupazione di quanti sono in cerca di occupazione, consentirà di raggiungere il benessere comune. Infine, si spiega come l’utilizzo di questo strumento non convenzionale, quale è il sistema monetario siciliano complementare può permettere di raggiungere questo obiettivo nel pieno rispetto di ogni legge e/o norma Europea, Nazionale e Regionale.
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Si prospetta un nuovo e forse inatteso grattacapo per il governo Letta, mentre l'effetto dirompente dell'iniziativa dipenderà solo dal grado di fiducia e partecipazione dimostrato nei confronti di un gruppo organizzato ma con pochi legami con partiti o altre rappresentanti sociali. La protesta infatti non annuncia un obiettivo programmatico ma intende innanzitutto portare le istituzioni a trattare senza porre spiragli di trattativa su cui lavorare per bloccare quella che potrebbe diventare una sollevazione, più che una protesta.
Un coordinamento che abbraccia anche il Piemonte, il Lazio, la  Puglia, Lombardia, Calabria, Umbria e Sicilia, ancora a macchia di leopardo, ma in grado di intercettare rapidamente la rabbia della gente, quest'anno concentrata a pagare la Tares, a evitare di pagare la seconda rata dell'IMU e a partecipare alle spese natalizie.

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