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mercoledì 6 novembre 2013

Il sindaco rosso conquista New York. De Blasio vince, ora dovrà convincere

Un plebiscito di voti per l'outsider che come in un film sbaraglia avversari e scetticismo, fino a diventare sindaco della più importante città al mondo, la capitale morale d'Occidente, New York, la Grande Mela. Una mela che ha i suoi buchi, scavati da una metropoli che dopo il disastro del 2008 ha visto acuirsi le differenze tra chi domina Wall Street e il resto della popolazione, una cittadinanza che dopo il 2011 ha detto basta e con Occupy Wall Street porta a compimento un percorso di cambiamento. Con De Blasio, New York vuole cambiare faccia. 
Nessuno rimarrà più indietro. Queste sono state le prime parole da sindaco di Bill De Blasio, quarto sindaco italo-americano di New York, in grado di imporsi con ben 48 punti di distacco (73% contro il 25%) dal suo sfidante repubblicano. Percentuali "bulgare", ottenute non solo dall'appoggio incondizionato di Brooklyn, dalla richiesta di riscatto di Harlem, ma anche da quella middle class che cerca un rappresentante in grado di tutelarli. Gli avversari lo hanno definito populista, comunista, la gente lo ha acclamato premiandolo con la carica di sindaco.
Tasse più salate per chi può permettere di pagare di più, un occhio molto più critico a chi vive sulle speculazioni finanziarie e porte aperte e dialogo con chi ha animato la protesta di Occupy Wall Street, con un programma di servizi sociali dedicato ai meno abbienti. C'è sicuramente una grande aspettativa su Di Blasio, fiero delle sue origini italiane. I complimenti di Obama si uniscono a quelli del Partito Democratico che lo ha accolto da outsider ed ora vede rafforzarsi l'area liberal, mentre ovunque i Tea Party si preparano alla resa dei conti con il Partito Repubblicano, in grado di vincere solo dove riesce a trovare il dialogo.

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