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domenica 7 marzo 2010

Come festeggiamo i 150 anni di unità nazionale in un paese allo sfascio

Giuseppe Garibaldi, the leader of the Italian ...Image via Wikipedia

Ufficialmente l'unità d'Italia viene celebrata a partire dal 1861 ma si sa, la Sicilia è da sempre un laboratorio politico ed anche l'unità d'Italia, fomentata dalle proteste repubblicane di Crispi e dal coraggio dei garibaldini, qui è arrivata prima. Ecco perché mi sembra giusto che dalla Sicilia parta una riflessione sullo stato di salute della Repubblica italiana. La disoccupazione continua a crescere come rimbalzo naturale della crisi economica che entra nella sua terza e ultima fase, le organizzazioni mafiose in Italia fatturano 90 miliardi di euro l'anno e la terra davanti le case si sbriciola, trascinando palazzi e paesi interi a fondo valle. Purtroppo oltre il 90% del territorio italiano è franabile, ma questo né Garibaldi né Cavour potevano saperlo. Limitiamoci all'analisi dell'Italia nei primi tre mesi del 2010. Cominciando da dove è partita l'avventura dell'unificazione italiana. A Palermo, in attesa dei video che testimoniano i festini a base di droga e sesso "dell'Innominabile De La Vega" si scopre come i beni confiscati alla mafia, oltre a essere tutelati da una legge del 1963 che agisce meglio di qualsiasi organo mangia-soldi creato ad hoc in Calabria, vengono assegnati ad amici e collaboratori stretti del sindaco che letteralmente "gira" beni immobili a società create per fare i bilanci negli assessorati. Nel frattempo l'attuale capo della mafia è tranquillamente irrintracciabile, coperto da elementi della massoneria deviata trapanese che è arrivata ad avere contatti persino dentro la corte dei conti ed ad oggi c'è un processo in corso che deve spiegare se il partito che guida la maggioranza di governo è nato dalla trattativa fatta negli anni novanta tra lo Stato e la Mafia. Nel frattempo in Calabria la 'ndrangheta, organizzazione criminale numero uno in Europa per il commercio di droga, ordina lo sgombero degli immigrati di Rosarno dando vita ad un episodio di violenza razzista che non si vedeva dai tempi delle rivolte nelle banlieues. Sempre in Calabria si è dovuto dimettere un Senatore della Repubblica, scelto appositamente dai responsabili locali del partito di maggioranza, che è stato eletto all'estero nonostante non avesse alcuna residenza in Belgio. Il senatore era molto ben visto dalla 'ndrangheta, che riusciva tramite interessi tutti da verificare, da parte della magistratura, a far arrivare a Roma quintali di denaro sporco da riciclare e droga da parte della banda della Magliana, storica associazione criminale romana con ottimi contatti sia in Vaticano che "nei circoli che contanto" che sembra essere protagonista in un altro recente scandalo. Dopo aver sparato pochi colpi infatti i gestori del tesoretto della banda della Magliana hanno re-investito i loro soldi con i cosidetti "furbetti del quartierino". Questi imprenditori senza scrupoli, stando alle carte processuali di cui fra un pò non si potrà nemmeno parlare, pena l'arresto e sanzione pecuniaria accessoria, hanno avvicinato il capo della Protezione civile italiana, Guido Bertolaso, per sfruttare la particolare legislazione che il governo stava preparando: la possibilità delle società che vincevano gli appalti (pilotati ovviamente) di edificare e costruire opere pubbliche gigantesche e costose senza alcun controllo e vincolo. Nel frattempo, ci si prepara alle elezioni regionali con un unico delegato del mastodontico partito del Pdl a presentare le liste a Roma arrivato in ritardo per colpa di un panino. Almeno, questo racconta la leggenda, perché in realtà il povero delegato ha avuto cambiamenti di lista fino all'ultimo. Vizio che il Pdl non perde nemmeno in Lombardia, con la lista del suo candidato più forte. Nonostante ciò, in barba a qualsiasi regola democratica e precedente storico si riammettono le liste del Pdl. Per usare una metafora calcistica, è come se l'Inter si scordasse di entrare in campo per giocare una partita di campionato, venisse sanzionata con una sconfitta a tavolino e poi si giustifichi dicendo di essere la squadra più forte, ottenendo dal presidente di lega la ripetizione della partita. Fantascienza nel mondo del calcio, storia purtroppo nella politica italiana. In chiusura la canzone che al Festival ha rischiato di vincere, ovviamente grazie ad un broglio che permette di acquistare voti comprando i call center che effettuano i televoti, che qualcuno ha proposto come nuovo inno italiano. Festeggiamo i 150 anni di questa vecchia baldracca. Ma facciamolo con una canzone degna.
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