(L'in)sicurezza di Berlusconi
Non entrando direttamente nel merito del valore politico dell'aggressione (dato che tutti i politici sono ugualmente colpevoli di questo clima violento) è da notare l'efficienza del sistema di sicurezza approntato dal ministero degli Interni e dai Servizi Segreti, che curano la sicurezza del Presidente del Consiglio dal 29 aprile. Il ministro degli interni Maroni afferma di non aver nulla da rimproverare alle forze dell'ordine, che hanno brillantemente bloccato un gruppo organizzato di contestatori con tanto di bandiere del PDL. Peccato che il premier intanto risulti sfregiato, e che fortunatamente a colpirlo sia stata una statuetta lanciata da un uomo disturbato. Cosa sarebbe accaduto se un anonimo, sconosciuto alle forze dell'ordine, avesse avuto un'arma vera? Staremo ancora a parlare dei successi del servizio d'ordine? Parleremo di clima di odio nella politica italiana, o di guerra civile? Per adesso si può parlare soltanto di estrema leggerezza del premier, che era stato informato della possibilità di eventuali attacchi da parte di squilibrati, prova ne sono le parole che ha detto al suo fidato Paolo Bonaiuti lo stesso giorno. Per quanto riguarda il discorso dei gruppi violenti su Facebook, la faccenda è molto semplice. Gruppi come Eliminiamo Berlusconi, Massimo Tartaglia...un eroe non possono essere cancellati. Motivo? Facebook può cancellare solo i gruppi che non rispettano le regole del suo servizio. Ecco perché ci sono ancora gruppi come Totò Riina...i fan! o uccidiamo Moccia!!!. Facebook è un social network libero e come tale non può essere fermato, a patto di oscurare l'intero sito di Facebook in Italia. La cosa più preoccupante riguarda piuttosto la sicurezza interna. Da almeno dieci anni i servizi segreti e le forze dell'ordine sanno che tutte le organizzazioni estremistiche in Italia hanno gli strumenti per riavviare una stagione simile a quella degli anni di piombo. Ci sono le persone, le strutture organizzative, le motivazioni. Quello che è sempre mancato è stato l'atto eclatante, il salto di qualità tanto temuto. L'aggressione di ieri dimostra come nessun politico italiano sia totalmente al sicuro. E se l'intelligence e le scorte falliscono, l'unico deterrente che può funzionare è il senso di civiltà degli italiani. Se riuscisse a prevalere il rispetto del diverso, della persona che vota diversamente, tifa diversamente, ha gusti sessuali diversi, prega diversamente, forse non ci si dovrebbe preoccupare nemmeno della sicurezza dei nostri politici. L'aggressione di ieri è un forte segnale di come potrebbero presto peggiorare ulteriormente le cose. Tocca allo stesso Silvio Berlusconi iniziare a stemperare i toni. Senza il suo dietrofront gli altri partiti non riusciranno a cambiare il modo di fare politica. Non farlo significherebbe portare l'Italia in una spirale di violenza peggiore di quella degli anni di piombo. Una violenza priva di scopo, senza un progetto politico, che colpisce con spietatezza e violenza insensata. Una violenza senza bandiere ed ideologie sarebbe anche difficile da individuare e sopprimere. Ecco perché occorre fermare il terreno fertile in cui comportamenti del genere possono crescere. E tutto questo, inevitabilmente, spetta alla sicurezza che Berlusconi ha nei suoi mezzi.
F.Q.
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