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mercoledì 13 giugno 2007

Viaggio nella vita pulsante di una città disincantata

La città è come un essere vivente. Di notte tutto il sangue si concentra verso il centro e negli organi vitali, mentre la periferia rimane fredda e vuota. Ci sono nottate elettriche in cui senti che c’è una grossa infezione in giro, le volanti della polizia sfrecciano come anticorpi impazienti. Solo al mattino ti rendi conto che erano sulle tracce di Salvatore Lo Piccolo e gli è sfuggito per un pelo. Subito dopo l’arresto di Binny, circa un anno fa ormai, andare in giro ad una velocità troppo bassa o troppo alta per la città bastava per attirare su di sé l’attenzione di facce torve e cupe. Alcuni di loro erano vedette messe dai capi mandamenti, altri agenti in borghese. La vita notturna offre anche colori, odori e suoni molto vari. È possibile trovare la rosticceria così come tutti i tipi di carni e frattaglie, sia locali che provenienti dalla vicina Tunisia. Risalendo per una delle viuzze dietro piazza Massimo si passa attraverso odori e suoni simili a quelli della vecchia Palermo araba, le cucine sfornano panini al kebap (o kebab, si parla della stessa cosa), i camerieri parlano in italiano ai clienti ed in arabo tra di loro, a volte in siciliano se ci sono altri camerieri autoctoni. Continuando a piedi si trova un negozietto etnico con tutti gli arredi ideali per una stanza da mille ed una notte, sul lato opposto invece una caffetteria offre cioccolata calda e pasticcini. La stagione ormai è tiepida, i soldi non bastano per visitare tutti i locali della zona. Se si vuole bere un cocktail bisogna stare attenti, con le nuove multe decise dal governo si può arrivare a sborsare cifre da capogiro per un giovane disoccupato/studente. Meglio ascoltare un gruppo di musicisti cileni con i loro chitarroni ed una cassa di legno per le percussioni, suonano liberamente e accettano piccole profferte. Le loro facce da indios ti fanno perdere il senso dell’orientamento, ti devi abituare in pochi passi a passare dalle scale del teatro Massimo ai bazar pieni di gente proveniente da ogni parte, sembra quasi di essere dentro ai padiglioni della Fiera del Mediterraneo. Le strade palermitane durante le notti dal lunedì al venerdì danno l’idea di un corpo assonnato, non del tutto spento. Ci sono ancora piccoli negozi abbandonati dove sentire musica vecchia suonata da nuove band. Se hai fortuna trovi anche la porticina di un pub dove il proprietario improvvisa jam-session con gli avventori. Scendendo giù dalla stradina accanto alla moschea trovi locali indiani o afro e ti imbatti nella caotica via dei Candelai, dove basta poco per accendere una rissa o incrociare persone che non vedi da tempo. Se si vuole cambiare aria ti prendi un caffè in un bar ottocentesco o in una specie di Cuba araba rimessa a nuovo, piena di luci visibili a distanza e con una veranda pronta a scomparire nei mesi estivi. Prosegui il tuo giro a piedi assieme ad altri amici e amiche, stando attenti a quei gruppetti specializzati nello “spogliare” dei loro averi i ragazzi in giro. Non solo nelle zone più a rischio, come la stazione, le vie della periferia non tanto illuminate, ma anche lungo le principali arterie come la via Basile, corso Calatafimi o zone vicine al tribunale. Se sei fortunato puoi ancora girare in macchina, con la musica a tutto volume per contrastare il silenzio notturno. Chi ha voglia di qualcosa di particolare a tarda ora si dirige verso l’orto botanico, più frequentato di notte che di giorno, in cerca delle enormi arancine del bar di fronte. Risalendo la strada è facile vedere macchine in doppia fila. Uomini in attesa di scegliere quale delle tante immigrate in strada gli concederà un po’ di sesso a pagamento. Le volanti che ogni tanto controllano la zona fanno sgommare via le macchine e le prostitute, ma il più delle volte si tratta di passaggi casuali, dettati dall’intermittente interesse della cittadinanza a mantenere le strade “pulite” e le coscienze meno sporche. Il giro sta per finire, prima di prendere i cornetti per il mattino può capitare di passare dalla stazione, proprio mentre due baby-corrieri portano il loro carico di “farina” dentro un panificio con la saracinesca aperta. La scena è vista da più occhi, alcuni intenti a muoversi verso di te se non cambi aria. Compri i cornetti prima del previsto, anzi a dire il vero la strada è passata via un po’ più veloce del dovuto. Alle quattro la città finalmente dorme, non c’è più nessuno. Tra qualche ora i primi lavoratori si alzeranno ed il grande corpo della città tornerà a pulsare di vita.



Francesco Quartararo

1 commento:

Anonimo ha detto...

fantastico quadro di una Palermo vissuta step by step, a volte assaporata piano piano ed altre volte divorata a grandi bocconi..Dopotutto Palermo è sempre Palermo.

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