Favola palermitana pubblicata su Repubblica.it
Non si può definire Palermo. Ci puoi passare una vita, la ami e la odi con tutte le tue forze, ma da fuori la vedrai solo come una piccola perla di mafia nel Mediterraneo. Per chi arriva la prima volta qui l'unica cosa vera che noti è il traffico, quello vero, che lo stesso Benigni ha assaggiato. Pare che un giorno un palermitano fresco di patente, iniziò a pensare di sorpassare non rispettando la segnaletica e la precedenza. Da allora fu la fine. Perché il palermitano medio applica una sola regola: non mi devo fare fregare. Nel giro di pochi giorni l'epidemia di diseducazione stradale prese tutti e da quel giorno il traffico automobilistico è entrato nel caos senza più riprendersi. La mala organizzata la vedi solo se apri un'impresa sul posto, il comportamento mafioso invece lo noti già quando vedi i bambini uscire dalla scuola, nei rapporti di forza sul posto di lavoro, nei locali la sera. Palermo è un tatuaggio che ti porti appresso ovunque tu vada, con gente straordinaria ed originale. Come Giovanna Bonanno, la strega palermitana impiccata mentre da Parigi partiva la rivoluzione francese. La brava donna forniva aceto per pidocchi come veleno mortale per liberare le povere mogli palermitane dai mariti infedeli, attività probabilmente utile per i tempi, dato che le morti procurate grazie al suo “aceto magico” la possono avvicinare alla definizione che oggi diamo ai serial killer. La magia di Palermo la senti ancora oggi. Se sbirci tra le merlature del castello della Zisa e osservi la città, non puoi dire con precisione cosa si nasconde sotto il manto stradale. Chiese templari, storia e profumi aspettano il viaggiatore che passa di qui. Col tempo, volente o nolente, chiunque passi da qui ne diventa cittadino onorario, portando sulla sua pelle un pezzo di città.
Nessun commento:
Posta un commento