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martedì 24 giugno 2008

La strategia della FIGC per far tornare Lippi

Un copione scritto ai margini della vittoria di Berlino. Guido Rossi viene estromesso dopo aver traghettato la Federcalcio italiana fuori da uno dei momenti di crisi peggiore della sua storia, Marcello Lippi tiene fede alle parole pronunciate all'inizio del mondiale 2006, quando la stampa voleva farlo fuori per il presunto coinvolgimento del figlio nella vicenda di Calciopoli e i suoi collegamenti con Luciano Moggi ai tempi della Juventus. Un unico grande vincitore, Lippi, che a testa alta mantiene fede alle sue parole portandosi in dote una vittoria storica perché inattesa e quasi impossibile in un ambiente simile ad un campo di guerra in Afghanistan. Il nuovo assetto della FIGC decide quindi di puntare su un professionista serio, che non faccia troppo rumore per potergli consegnare la gestione della nazionale in vista dell'europeo 2008, notoriamente sotto stimato rispetto al mondiale. La scelta è ardua, sulla piazza sono disponibili allenatori importanti e con un forte carisma: Capello, Ancelotti, Zaccheroni, Gentile, Tardelli, Ranieri. Albertini propone il nome di Donadoni, suo amico al Milan, reduce da un esonero inspiegabile dal Livorno ai tempi in zona Champions League. Ecco quindi l'uomo giusto al momento giusto. Un professionista serio che non dovrebbe fare troppo rumore visto il suo breve curriculum da allenatore. Nobile la farsa del rinnovo contrattuale prima della trasferta in Svizzera ed in Austria, in cui Donadoni afferma che nel caso in cui l'avventura dovesse andare male si sarebbe fatto da parte. Bilancio finale: peggiore sconfitta di sempre in un esordio ufficiale, sterilità offensiva dei nostri attacanti mai andati a segno, stabilità difensiva ritrovata in extremis con l'investitura di Chiellini come degno erede di Cannavaro, impossibilità di costruire gioco senza Pirlo. Ecco quindi la possibilità di ripagare Lippi per il prestigio ridato al calcio italiano e mantenere la sua integrità morale. Per Donadoni pronta la panchina del Monaco, acquistato a prezzo stracciato proprio da quello Spinelli che lo aveva misteriosamente licenziato anni . Tutti contenti quindi, o quasi. Abbiamo scoperto con un brivido di non avere avuto un ricambio generazionale adeguato a mantenere la nsotra proverbiale integrità difensiva. Chiellini, Grosso e Panucci hanno bisogno di compagni in forma, Cannavaro è mancato troppo. Il centrocampo avrà bisogno della maturazione definitiva di De Rossi ed Aquilani, apparsi a tratti acerbi. Cassano deve avere più spazio mentre si attende l'arrivo di Amauri in nazionale per dare finalmente all'Italia un degno sostituto di Toni, apparso bloccato e sfortunato, dato che un gol l'aveva pure segnato in posizione regolare. Parecchio lavoro per Marcello Lippi, atteso al timone della Nazionale tra giovedì e venerdì.
Francesco Quartararo
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sabato 14 giugno 2008

Il diritto degli irlandesi di affossare il Trattato di Lisbona

L'Irlanda arricchita grazie all'Unione Europea sbatte la porta in faccia alla stessa Europa che presenta il conto. Una storia che può apparire ingiusta, frutto di ignoranza ed irriconoscenza, ma che dimostra tra le righe la debolezza di un'unione di stati fatta più di banchietratto da la stampa.itri che di cittadini. Nato dalle ceneri del precedente testo costituzionale, dopo estenuanti trattative con Polonia e Regno Unito, il Trattato di Lisbona permetterebbe la costituzione di un esercito comunitario permanente e la presenza di un unico portavoce dei 25 stati membri di fronte controversie internazionali. Il primo passo insomma per creare una federazione di stati paragonabile come struttura agli USA ma con storia, identità culturali e situazioni economiche molto più complesse. Popoli che portano con sé culture millenarie, hanno conosciuto momenti di divisioni laceranti nel corso dei secoli, l'ultimo dei quali è costato al mondo milioni di morti durante la Seconda Guerra Mondiale. Un referendum europeo sulla Costituzione Europea rappresenterebbe una soluzione molto più democratica di quella prospettata da Barroso o da Napolitano. Le elezioni europee ad esempio possono rappresentare l'occasione unica ed irripetibile per far votare ai 450 milioni di cittadini dell'Unione Europea il proprio destino, creando così le condizioni ideali per conoscere l'eventuale carta costituzionale ed assumere un'identità comune, non più solo italiani, portoghesi, tedeschi, francesi o rumeni ma europei nella comune identità nazionale. Un'Europa unita sarebbe in grado di mettere sul tavolo soluzioni importanti e definitive ai problemi del vicino Medio Oriente e dei paesi arabi in generali, data la prossimità geogrtratto da ilsole24ore.comafica ma soprattutto storica, economica e culturale. Un'Europa a voce unica avrebbe un peso maggiore sia nel consiglio di sicurezza dell'ONU che all'interno della NATO. Non più alleati ostaggi dell'amico USA ma patner forti e autonomi degli USA, liberi di dialogare con la Cina ed i paesi arabi senza posizioni dettate da Washington. Come leggere l'ultima visita di Bush in Europa, proprio in contemporanea con questa sonora bocciatura del processo di unificazione europea? Un'Europa debole, lacerata e a più voci è più gestibile per l'amministrazione USA. Lo si è visto nella richiesta di una posizione più dura nei confronti dell'Iran e dagli zerbini preparati dal governo italiano e francese nell'accogliere le istanze dell'alleato americano, anche a costo di mandare all'aria le posizioni assunte comunemente da 25 stati sovrani a Bruxelles. Un no, quello irlandese, che sembra essere paradossalmente la risposta più democratica ad un processo di unificazione europea auspicabile ma necessario più ai banchieri che ai cittadini del vecchio continente.

F.Q.

La rincorsa alla Casa Bianca, parte ottava

Dopo quattro mesi dallo "Tsunami Tuesday" ed un fragoroso rumore mediatico, il partito democratratto da img.timeinc.nettico ha designato Barack Obama come avversario di John McCain alla poltrona più importante al mondo. Il prossimo presidente degli Stati Uniti promette il graduale disimpegno in Iraq e la soluzione del problema afghano ed iraniano, incassa il sì di Chavez ad un dialogo con gli stati sudamericani e riesce a tenersi inimicata la vicina Cuba di Raul Castro. In politica estera le posizioni dei due contendenti sono pressoché simili. In casa democratica Hillary Clinton invita i suoi potenziali elettori a dirottare i propri voti vertratto da bp3.blogger.comso il senatore colored, ma molti diffidano della ventata di estrema novità presentata da Obama. Ecco che John McCain può sperare nella paura degli americani di cambiare coraggiosamente rotta, mantenendosi come linea di continuità con la (disastrosa) amministrazione Bush. Non è ancora chiaro cosa intenda avere in cambio la coriacea senatrice in cambio, dato che Obama per ricucire gli strappi in casa democratica abbia promesso la vicepresidenza ad Edwards. Probabile un posto come ministro degli Esteri o un altro posto di rilievo in un'eventuale squadra di governo. Il Wall Street Journal ed altri osservatori sono sicuri della vittoria finale del giovane Obama. Da vedere quindi se la tattica dello scontro settimanale proposto da McCain possa logorare il giovane Obama o sfibrare la vecchia volpe repubblicana.
Francesco Quartararo

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