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sabato 22 agosto 2009

Un paese a settimana: Paraguay

Per aprire una finestra sul mondo, che dall'Italia osserviamo da dentro un imbuto a causa delle vicende private del premier, dei rigurgiti federalisti della Lega Nord e dal caldo d'agosto che farà spazio al prossimo autunno, caldo grazie alla politica, inauguro una piccola panoramica di storie provenienti dal mondo. Cominciamo dal Paraguay, alle prese con la gestione del gioco del Lotto. Anche nel paese sudamericano il gioco del lotto attira enormi quantità di denaro, sempre più ingenti da quando è cominciata la crisi globale. A spartirsi la gestione del giocattolo quattro società che gestiranno i 30 dollari al giorno spesi dai 54.000 giocatori seriali della "Quiniela". Se una persona la si può conoscere da ciò che si mangia, a volte dalle notizie di un paese se ne può evincere la situazione. Povertà e miseria nel Paraguay di oggi si scontrano con la durezza della vita nelle campagne, dove il padre di un bambino nato prematuramente, dichiarato clinicamente morto da un intero staff di medici che avevano tentato qualsiasi espediente per oltre un'ora, durante il ritorno in paese per la veglia funebre ha ripreso in mano il figlio dalla bara. Un caso incredibile, forse meno tragico di quello uscito da alcuni ospedali nostrani e che lega questi due paesi così lontani. La politica energetica italiana ha ormai puntato molto sul nucleare, mentre a livello internazionale si cerca di rendere l'ENI uno dei principali produttori energetici al mondo. Uno dei mercati da tenere d'occhio è quello dell'idro-elettrico, dove un accordo bilaterale tra Paraguay e Brasile ha stabilito i nuovi termini di sfruttamento della diga più grande al mondo, a Itaipù. Un accordo in realtà rivisto, dato che il Paraguay era in grado di sfruttare solo il 5% del potenziale concessogli dai diritti acquisiti sul bacino idrico nazionale. Con l'intercessione del presidente Lula, dal 27 luglio scorso il Paraguay potrà usufruire dell'energia elettrica prodotta in Brasile grazie all'acqua paraguayana a prezzi ridotti. Insomma, non certo un successo, ma uno dei tanti segnali che fanno capire come il Brasile sia diventato una delle potenze emergenti nel G20 e che testimonia l'enorme ricchezza del Sudamerica, non ancora sfruttata a dovere dai popoli e dalle nazioni che vi abitano.
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Favola palermitana pubblicata su Repubblica.it


Non si può definire Palermo. Ci puoi passare una vita, la ami e la odi con tutte le tue forze, ma da fuori la vedrai solo come una piccola perla di mafia nel Mediterraneo. Per chi arriva la prima volta qui l'unica cosa vera che noti è il traffico, quello vero, che lo stesso Benigni ha assaggiato. Pare che un giorno un palermitano fresco di patente, iniziò a pensare di sorpassare non rispettando la segnaletica e la precedenza. Da allora fu la fine. Perché il palermitano medio applica una sola regola: non mi devo fare fregare. Nel giro di pochi giorni l'epidemia di diseducazione stradale prese tutti e da quel giorno il traffico automobilistico è entrato nel caos senza più riprendersi. La mala organizzata la vedi solo se apri un'impresa sul posto, il comportamento mafioso invece lo noti già quando vedi i bambini uscire dalla scuola, nei rapporti di forza sul posto di lavoro, nei locali la sera. Palermo è un tatuaggio che ti porti appresso ovunque tu vada, con gente straordinaria ed originale. Come Giovanna Bonanno, la strega palermitana impiccata mentre da Parigi partiva la rivoluzione francese. La brava donna forniva aceto per pidocchi come veleno mortale per liberare le povere mogli palermitane dai mariti infedeli, attività probabilmente utile per i tempi, dato che le morti procurate grazie al suo “aceto magico” la possono avvicinare alla definizione che oggi diamo ai serial killer. La magia di Palermo la senti ancora oggi. Se sbirci tra le merlature del castello della Zisa e osservi la città, non puoi dire con precisione cosa si nasconde sotto il manto stradale. Chiese templari, storia e profumi aspettano il viaggiatore che passa di qui. Col tempo, volente o nolente, chiunque passi da qui ne diventa cittadino onorario, portando sulla sua pelle un pezzo di città.

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