Il Financial Times si occupa degli impianti eolici siciliani
Il seguente articolo è tratto dall'edizione del 5 maggio del Financial Times, pubblicato in lingua originale da Guy Dinmore:
I magistrati antimafia siciliani hanno aperto un'inchiesta approfondita sul settore legato all'energia eolica dove politici locali, imprenditori e gang criminali sono sospettati di collusione nell'accaparramento di denaro proveniente dagli impianti eolici prima della loro eventuale vendita alle multinazionali. I sussidi italiani ed europei per la costruzione degli impianti eolici ed i più alti tassi di garanzia per l'elettricità prodotta, corrispondenti a 180 euro per kw/h, hanno attirato nel sud Italia l'interesse del crimine organizzato. Roberto Scarpinato, un procuratore veterano nell'attività antimafia a Palermo, ha riferito al Financial Times come le sue investigazioni partite la settimana scorsa, si stiano focalizzando sulle tre grandi province di Palermo, Trapani ed Agrigento. Una prima indagine per un caso vicino Trapani, nella Sicilia occidentale, si era risolto con otto arresti in febbraio, con l'accusa di sospette vicinanze tra la famiglia mafiosa locale (e i politici locali, ndr) che avrebbero offerto soldi e voti in cambio dei permessi di costruzione degli impianti eolici. "Operazione Eolo" ha rivelato come la Mafia promise ai politici locali di Mazara del Vallo soldi e voti in cambio dell'aiuto per l'approvazione degli impianti eolici. Tra i sospettati, Matteo Messina "Diabolik" (denominato così per il suo desiderio di montare delle mitragliatrici sulla sua auto) Denaro, uno dei latitanti più ricercati in Italia. I procuratori sospettano che la mano della mafia abbia permesso di fissare e costruire gli impianti eolici che sarebbero poi stati venduti a compagnie italiane o eventualmente anche estere. Gli inquirenti locali hanno affermato al Financial Times come in un episodio atto a rimarcare il controllo sul settore, la mafia sia sospettata di aver distrutto due torri eoliche che erano conservate nel porto di Trapani dopo la loro consegna da parte di una nave proveniente dal nord Europa. "Si tratta di un sistema raffinato di collegamenti tra imprenditori e politici. Un gruppo potente di persone controlla il settore eolico. Esistono molte compagnie, ma ci sono le stesse persone dietro", afferma Scarpinato, le cui indagini hanno evidenziato l'evoluzione della mafia in una moderna organizzazione imprenditrice. Cosa Nostra si sta evolvendo, trovando nuove opportunità di arricchimento, incluso il settore delle energie rinnovabili, sfruttando la sua storica presa sul territorio, sulla capacità di costruzione e abilità nella corruzione dei politici locali. Molti impianti eolici costruiti da compagnie sospettate di essere collegate alla mafia non hanno funzionato per uno o due anni, in alcuni casi per l'utilizzo di materiali scadenti. "Cio che è incredibilie è che gli sviluppatori prendono denaro pubblico per costruire impianti eolici che non producoino elettricità" spiega il procuratore. Il governo regionale siciliano, cosi come quello calabrese e della Basilicata sul continente, hanno sospeso le autorizzazioni sui nuovi impianti eolici in parte proprio per sospette infiltrazioni criminali e poca trasparenza sui reali possessori delle compagnie appaltatrici. Molti, se non tutti gli impianti eolici in Sicilia, cominicano come progetti di imprenditori locali che speculano in un mercato secondario, relativo ai permessi di costruzione. Una volta costruiti, la maggior parte degli impianti vengono venduti tramite intermediari italiani ad alcune multinazionali. L'inglese International Power è il più grande operatore nel settore dell'energia eolica in Italia. Tra le altre compagnie troviamo l'taliana Enel e la tedesca Eon attraverso la sua partecipazione tramite la spagnola Endesa. Anche la francese EDF ha degli assett in Italia. Mentre le compagnie internazionali conoscono le identità dei loro sviluppatori siciliani, non ci sono prove che esse siano coinvolti in associazioni mafiose. Ad ogni modo l'Italia si presenta male all'appuntamento che l'Unione Europea ha fissato per il 2020 riguardo le emissioni di CO2, nonostante il settore delle energie rinnovabili stia crescendo molto rapidamente attraendo numerosi investimenti stranieri. International Power divenne il più grande operatore del settore nel 2007, con la sua partecipazione al portafoglio di Maestrale, proprietaria di molti impianti eolici italiani, inclusi cinque in Sicilia, per un valore complessivo di 1,8 miliardi di euro.
Traduzione di Francesco Quartararo
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