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martedì 17 febbraio 2009

La mafia investe sull'eolico e lo Stato rimane a guardare

I boss di Mazara del Vallo l'hanno capito subito. Con l'installazione dei pali eolici a Mazara del Vallo si fanno soldi a palate. Anzi, dalle intercettazioni che gli inquirenti hanno raccolto per incastrare i colpevoli, pare che i boss già nel 2006 avessero intimato "qua non si alza un palo se non lo dico io". E così Vito Martino, assessore e consigliere comunale per Forza Italia al comune di Mazara del Vallo, sarebbe coinvolto assieme a Giovan Battista Agate, boss pluripregiudicato e altri imprenditori tra la città di Salemi e di Trento nell'inchiesta Eolo, nome quanto mai evocativo che riassume il giro di soldi sporchi che sarebbero stati usati per mettere in piedi un giro d'affari intorno ai due milioni di euro. La ditta appaltatrice, la Calcestruzzi Mazara spa, avrebbe coperto l'accordo tra gli uomini della famiglia Agate, gli imprenditori coinvolti ed il "gancio" presso l'amministrazione comunale, che avrebbe truccato la gara pubblica d'appalto per eliminare la concorrenza. Sull'operazione rimane l'ombra del superboss Matteo Messina Denaro, il super latitante che al momento non risulta direttamente coinvolto ma che certamente era a conoscenza dell'operazione sul territorio trapenese. E così dopo la scoperta di Skype come canale privileggiato per le comunicazioni gratuite prima da parte dei mafiosi per le loro comunicazioni e successivamente l'investimento di alcune aziende per contenere i costi del traffico telefonico, un altro settore di sviluppo tecnologico ad alto investimento che viene prima toccato dagli interessi mafiosi e di cui lo Stato, formalmente impegnato a contenere le spese, si accorge solo dopo. Proprio ieri a Palermo il ministro Brunetta, oltre a promettere fondi con cui tenere a galla le ex municipalizzate palermitane, quindi indirettamente a tenere vivo il bacino di voti proveniente dalla galassia degli lsu in vista delle elezioni europee, ha promesso di portare anche in Sicilia l'informatizzazione necessaria alla pubblica amministrazione per ridurre i costi ed aumentare l'efficienza. Una promessa che fu fatta già agli inizi degli anni '90 e che ad oggi aspetta ancora di essere mantenuta.

Francesco Quartararo

venerdì 6 febbraio 2009

Eluana Englaro e l'indegnità dei poteri

Adesso basta. Dopo la fine della libertà di poter far satira politica, di poter manifestare opposizione politica probante e netta, adesso il governo intende intervenire sul diritto di vita e di morte su una persona. In un delirio di onnipotenza di quella che è una dittatura tecnocratica basata sulla sbarluccicante menzogna dell'immagine opposta alla vera realtà del paese, progressivamente si mettono in discussione i princìpi della nostra Costituzione in nome di un consenso artificiale. Cambiare la costituzione in nome del popolo. Dimenticarsi completamente che la magistratura ha già espresso un parere vincolante sulla vicenda di Eluana Englaro, scordare che il Presidente della Repubblica ha il ruolo di arbitro della Repubblica e garante della Costituzione, quella cartaccia che è stata scritta con il sangue dei partigiani, degli italiani sterminati dai nazifascisti, dalle bombe alleate, dalle rappresaglie contro i fascisti. Dimenticarsi che il Parlamento per il nostro ordinamento
è l'unico luogo che rappresenta l'espressione della volontà popolare, da cui poi provengono i ministri ed il Presidente del Consiglio, che hanno solo il compito di eseguire i compiti che il Parlamento detta. Rovesciare tutto ciò e stracciare l'habeas corpus, dimenticando che la Costituzione parla di diritto alle cure mediche, ma non di dovere alle cure. Costituzione che all'articolo 10 afferma come l'Italia si uniforma alle norme sul diritto internazionale, che garantisce le cure mediche a chiunque, ed inoltre vieta l'estradizione di uno straniero per reati politici, alla faccia della querele con il Brasile. Sarebbe reato istigare alla violenza tramite Internet, ma cosa vieterebbe a qualsiasi cittadino di intubare i rappresentanti del governo Berlusconi e far passare a loro una vita così difficile e grama? Non sarebbe giusto linciare i nostri politici che all'interno di una vicenda personale dolorosissima non perdono occasione per una lotta politica tesa a recuperare le simpatie dell'UDC nel Parlamento? Non è forse corretto mozzare le mani di quei politici che chiedono voti ad ogni tornata elettorale, mandano a rotoli l'Italia ed i nostri comuni sperperando risorse, facendo uso di droghe leggere e pesanti e vietano a qualsiasi mezzo di comunicazione di poterne parlare? Non è poi forse giusto mettere sui pali le teste di quei politici che usano il dolore di una famiglia e la sofferenza di una donna che soffre per dei piccoli giochi di potere? Una risposta che lascio a chi leggerà questo post che spero susciti qualche forma di reazione. Chi può stabilire dove finisce la vita ed inizia la morte? E soprattutto, cosa distingue la vita umana, fatta di emozioni, sensazioni dalla vita di un vegetale, inerte, insensibile agli stimoli esterni ed incapace di manifestare emozioni?


Macchia 1986

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